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 2010  agosto 06 Venerdì calendario

Il culto dei santi delinquenti nelle favelas di Caracas - Santi e subito. Non importa che in vita abbiano ucciso, spacciato droga e sposato il crimine

Il culto dei santi delinquenti nelle favelas di Caracas - Santi e subito. Non importa che in vita abbiano ucciso, spacciato droga e sposato il crimine. La loro santità passa per forza da lì in una visione religiosa che è il prodotto di un sincretismo profondissimo e pieno di paradossi. L’Olimpo venezuelano si sta arricchendo con sempre più forza di una nuova religione, quella dei cosiddetti «santos malandros», letteralmente i santi teppisti o, se si preferisce, banditi. Centinaia di persone si radunano ogni settimana nel cimitero più grande di Caracas, una delle città più violente al mondo, per onorare e pregare sulle tombe di questi delinquenti, metà criminali, metà Robin Hood, almeno nell’immaginario popolare venezuelano. Sono stati fatti santi senza troppa burocrazia e giri di parole. In un Paese dove la povertà tocca più del 30% della popolazione è facile attaccarsi a tutto senza farsi troppe domande. Si va sulla tomba, si portano fiori, molto tabacco perché avvicina agli spiriti dei «malandros», si prega, si canta, si accendono candele e il rito è fatto, la protezione del santo assicurata. Certo è che scorrendo con lo sguardo le tombe trasformate in mini-santuari non è difficile avere un sobbalzo, soprattutto se si conosce un po’ di storia venezuelana. I nomi poi sono tutto un programma: Petróleo Crudo (Petrolio Crudo), El Ratón (Il Topo), La Malandra Isabelita (La Teppista Isabelita), Machera (Valoroso). Alcuni di loro erano criminali famosi negli anni Settanta, altri leader del narcotraffico in tempi più recenti. Quasi tutti morti ammazzati per mano della polizia, il che già è sufficiente per entrare nella lista degli aspiranti santi da queste parti. Ora, considerando che a Caracas muoiono ogni settimana a causa dell’escalation della violenza circa una cinquantina di persone, è facile immaginare come i «santos malandros» siano destinati a diventare sempre più numerosi. Tra i delinquenti più venerati Ismael Sánchez, per tutti Ismaelito, fidanzato della Malandra Isabelita e considerato un po’ il boss dei boss. Negli anni Settanta ha ammazzato decine di persone e rapinato centinaia di negozi, adesso è un santo a capo degli altri, visto che nell’iconografia venezuelana il concetto di gerarchia e potere rimane inalterato anche dopo la morte. Judith Escalona è una delle devote più assidue di Ismaelito. Il suo negozio è stato rapinato almeno una quindicina di volte ma Ismaelito l’ha sempre protetta quando era in vita. «Non è mai stato ucciso nessuno", racconta, convinta davvero che un criminale da morto possa avere questi poteri. «Quando non c’è nessuna volante della polizia nel quartiere prego lui o Petróleo Crudo». Sulla tomba di Ismael Sánchez i fiori non mancano mai e, ogni giorno, sono almeno un centinaio i venezuelani che si inginocchiano sulla sua lapide per chiedere con fervore allo spirito di questo delinquente un po’ di protezione di fronte ad una violenza che le autorità non riescono ad arginare. «Lui mi protegge e credo più in lui che negli organismi della sicurezza. Ho visto troppi crimini avvenuti davanti agli occhi della polizia che non fa mai nulla», si sfoga Omar Alonso, un habitué del cimitero che, nella zona Sud di Caracas, ospita la tomba di «santo» Isabelito. Come se non bastasse, poi, oltre alla venerazione nei cimiteri i venezuelani non disegnano neanche le sedute spiritiche, che vengono fatte a decine nel quartiere di Pinto Salinas, uno degli slum più poveri di Caracas. Tra i più evocati, con l’aiuto di sigari accesi in quantità fino quasi a raggiungere lo stato di trance, c’è un certo «Alexis El Ratón», il topo, un rapinatore famosissimo degli anni Ottanta che, secondo i suoi fedeli, rubava ai ricchi per dare ai poveri. Un vero e proprio Robin Hood assurto al Pantheon delle divinità venezuelane grazie alla fede popolare delle classi più umili. I «santos malandros» sono diventati negli ultimi tempi così importanti per i poveri venezuelani da essere ormai stati incorporati nel culto più antico di Maria Lionza, che risale al XIX secolo, una divinità venerata dalla tribù india dell’etnia Yaracuy. Maria Lionza è ormai assurta a santa della fertilità ed è così importante da essersi vista riconosciuta una statua in una delle strade più importanti di Caracas. È inutile dirlo, la Chiesa Cattolica non riconosce questo empireo venezuelano che però, secondo gli esperti, è sintomo di una società profondamente fragile e in cerca, almeno nell’immediato, di soluzioni «magiche». E per questo i «santos malandros» sono sempre più venerati. «Ringrazio coloro che mi hanno offerto questa grande opportunità, ma non credo di poter fare politica, visto che un ruolo così richiede delle capacità che non posseggo». Gabriel Omar Batistuta (foto) rifiuta la proposta di candidarsi nel 2011 a governatore di Santa Fè, presentatagli da un gruppo politico vicino all’ex pilota di Formula 1, Carlos Reutemann. «Credo che ci siano molti cittadini giovani, intelligenti e onesti capaci di governare la provincia», ha aggiunto l’ex attaccante di Roma e Fiorentina.