Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 12 Giovedì calendario

UN REQUIEM LUNGHISSIMO


È sperabile che, quando questa Bustina uscirà, la buriana si sia calmata, ma mentre scrivo la mia estate è ossessionata da intere pagine culturali dei quotidiani i quali discutono se eventuali contratti degli autori per mettere le loro opere sui vari Kindle o IPad non preludano alla definitiva scomparsa del libro e delle librerie. Un quotidiano ha persino messo in bella evidenza una foto dei "bouquinistes" del Lungosenna dicendo che questi venditori di libri (vecchi) sono quindi destinati a sparire, senza considerare che, se davvero non si stampassero più libri, fiorirebbe proprio un ghiotto mercato librario "vintage" e le bancarelle, unico posto dove si potrebbero trovare i libri di una volta, vivrebbero di nuova vita.

In realtà la domanda se siamo arrivati al tramonto del libro è iniziata con l’avvento del personal computer (e fanno ormai trent’anni), tanto che alla fine Jean-Claude Carrière e io ci siamo stancati di rispondervi e abbiamo pubblicato una lunga conversazione intitolata provocatoriamente "Non sperate di liberarvi dei libri".

Sostenere un lungo avvenire per il libro non significa negare che certi testi di consultazione siano più comodi da trasportare su una tavoletta, che un presbite possa leggere meglio un giornale su un supporto elettronico dove può amplificare il corpo tipografico a piacere, che i nostri ragazzi possano evitare di inrachitirsi portando chili di carta nello zainetto. E neppure si vuole sostenere a ogni costo che per leggere "Guerra e pace" sotto l’ombrellone sia più comoda la forma-libro; io ne sono convinto, ma i gusti sono gusti, e auguro solo a chi ha gusti diversi di non incappare in una giornata di blackout. Ma la vera ragione per cui i libri avranno lunga vita è che abbiamo la prova che sopravvivono in ottima salute libri stampati più di cinquecento anni fa, e pergamene di duemila anni, mentre non abbiamo alcuna prova della durata di un supporto elettronico. Nel giro di trent’anni il disco floppy è stato sostituito dal dischetto rigido, questo dal dvd, il dvd dalla chiavetta, nessun computer è più in grado di leggere un floppy degli anni Ottanta e quindi non sappiamo se quanto c’era sopra sarebbe durato non dico mille anni ma almeno dieci. Quindi, meglio conservare la nostra memoria su carta.

Inoltre c’è una bella differenza tra toccare e sfogliare un libro fresco e odoroso di stampa e tenere in mano una chiavetta. Oppure tra ricuperare in cantina un testo di tanti anni fa che reca le nostre sottolineature e le nostre note a margine, facendoci rivivere antiche emozioni, e rileggere la stessa opera, in Times New Roman corpo 12, sullo schermo del computer. E anche ammesso che chi prova piaceri del genere sia una minoranza, su sei miliardi di abitanti del pianeta (ma saranno otto entro quindici anni), ci saranno abbastanza appassionati da sostenere un fiorente mercato del libro. E se poi usciranno dalle librerie e vivranno solo su Kindle o IPad i libri usa e getta, i best sellers da leggere in treno, gli orari ferroviari o le raccolte di barzellette su Totti o sui carabinieri, tanto meglio, tutta carta risparmiata.

Anni fa deprecavo che nelle vecchie e ombrose librerie di un tempo chi vi entrava per curiosità fosse affrontato da un signore severo che domandava che cosa cercasse, e il malcapitato, intimidito, usciva subito. E giustamente trovavo più incoraggianti le nuove librerie-cattedrale dove si può stare seduti o accovacciati per ore a scoprire e sfogliare di tutto. Ora però, se le tavolette elettroniche assorbiranno tutto il mercato dei libri usa e getta, potrebbero ritornare buone le librerie de tempi andati, dove gli affezionati andranno a cercare i libri che non si gettano. E poi, ricordo che anche in quelle librerie un ragazzo che faceva amicizia col libraio poteva lo stesso sostare per ore a curiosare tra gli scaffali.
Infine ricordiamo che mai, nel corso dei secoli, un nuovo mezzo ha sostituito totalmente il precedente. Neppure il maglio ha sostituito il martello. La fotografia non ha condannato a morte la pittura (se mai ha scoraggiato il ritratto il paesaggio e incoraggiato l’arte astratta), il cinema non ha ucciso la fotografia, la televisione non ha eliminato il cinema, il treno convive benissimo con auto ed aereo.

Dunque avremo una diarchia tra lettura su schermo e lettura su carta, e in ogni caso aumenterà in modo astronomico il numero delle persone che impareranno a leggere - visto che persino gli sms sono potenti strumenti di alfabetizzazione dei ripetenti. E, se aumenterà l’analfabetismo di ritorno nella vecchia Europa decadente e malthusiana, avremo miliardi di nuovi lettori in Asia e in Africa. E, per chi leggerà a cavalcioni del ramo di un albero nella foresta subtropicale, andrà sempre meglio un libro di carta che uno elettronico.