Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera 6/8/2010, 6 agosto 2010
— Più di Megan Fox, aumentata di quattro chili per Transformers 2. Ma meno di Renée Zellweger che dovette metterne su tredici per interpretare Bridget Jones (ricompensata al botteghino con analoga abbondanza) e, una volta dimagrita, riprenderne altri dieci per girarne il sequel
— Più di Megan Fox, aumentata di quattro chili per Transformers 2. Ma meno di Renée Zellweger che dovette metterne su tredici per interpretare Bridget Jones (ricompensata al botteghino con analoga abbondanza) e, una volta dimagrita, riprenderne altri dieci per girarne il sequel. Ingrassata di cinque chili per esigenze di copione Julia Roberts giura che, per lei, è stato un piacere. E non uno stress come s’immaginerebbe per una star quarantaduenne obbligata a vigilare sul proprio peso forma. Merito dell’incontro con Napoli e la sua cucina avvenuto nel corso delle riprese per Eat, Pray, love di Ryan Murphy, a settembre anche in Italia. Così si legge in un articolo pubblicato dal New York Times in occasione del lancio del film tratto dal best seller di Elizabeth Gilbert (sei milioni di copie vendute) poco noto in Italia. «Ci sono momenti in cui anche Pretty Woman deve lasciarsi andare e per Julia Roberts quel momento è stato in una pizzeria di Napoli» si legge nell’articolo. Conclusione, otto tranci di pizza divorati «in quarantacinque minuti» con soddisfazione, racconta la Roberts, la cui carriera fu propiziata da un piccolo film in cui (fatalità) faceva la cameriera filiforme di una pizzeria al taglio Mystic pizza. Napoli e la pizza, binomio inseparabile nell’immaginario holliwoodyano della felicità gastronomica, s’associano al film che pure è girato per metà in India. Purtroppo per l’antica e raffinata tradizione culinaria indiana, la Roberts, in questo caso, ricorda solo le barrette al sesamo («granola bars») mangiate tra una scena e l’altra. Quanto alla pizza, l’attrice la descrive come «una assoluta delizia», una sorta di magico brevetto di cui s’ignorano le componenti per apprezzarne il gusto. L’ultima diva vecchio stile — sorriso smagliante e nervi d’acciaio — parla di lievito ed emozioni: «Ero talmente felice di essere a Napoli da chiedere che il mio personaggio ingurgitasse un’intera pizza solo durante il primo ciak. E naturalmente i ciak sono stati molti...». Gli otto tranci divorati uno dietro l’altro, per amore della professione, pare non abbiano lasciato traccia... Così almeno lascia intendere l’intervistatrice che rassicura i fan sull’attuale forma fisica di Julia: «Se qualcosa s’è depositato sui suoi fianchi, oggi non risulta». E poi, di nuovo l’intervistata: «Quelle pizze le ho divorate in 45 minuti» dice. E a una domanda sulla possibilità di ricorrere a qualche vecchio stratagemma da set, tiene a precisa di aver evitato l’uso del sacchetto della spazzatura. Niente secchi a portata di mano, mangiare e «sputare» andranno bene per altri colleghi ma non fanno per lei dice. «M’infastidiva avere il secchio tra i piedi» spiega. Allieva anche lei, come i colleghi più anziani, del vecchio metodo Stanislavskij, la protagonista di Pretty Woman ha preferito la realtà, il contatto con emozioni (e palato) del suo personaggio. «Dopotutto — aveva dichiarato sempre la Roberts in un’altra intervista, stavolta al settimanale Entertainment Weekly — all’inizio delle riprese ero perfettamente in forma e, a film concluso, non superavo i cinque chili in più». Quarantadue anni, più di trenta film e un Oscar vinto nel 2000 ( Erin Brockovich di Steven Soderbergh), da quando è mamma, la Roberts seleziona ulteriormente le sceneggiature cui aderire, poche parti scelte con cura maniacale. L’ultima fu per il brillante film di Mike Nichols La guerra di Charlie Wilson dov’era partner di Tom Hanks, da allora una pausa intervallato solo da due doppiaggi per dei cartoni. Ma, poi, all’Italia ha detto sì. Nessun pentimento: Napoli e le pizze li meritavano tutti.