MARIA ELENA VINCENZI, la Repubblica 5/8/2010, 5 agosto 2010
P3, L´INTERROGATORIO DI CARBONE "HO VOTATO MARRA, ERA IL MIGLIORE" - ROMA
Due persone sentite come testimoni. Due presidenti. Uno ancora in carica, l´altro ormai in pensione. Un politico e un magistrato. Il governatore della Campania, Stefano Caldoro, e l´ex presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone. Due posizioni molto diverse. Il presidente della Campania, infatti, è stato sentito come testimone per la vicenda del falso dossier confezionato dai membri della P3 per screditare la sua candidatura e caldeggiare invece quella di Nicola Cosentino. Caldoro, che in tutta la vicenda è, finora, l´unica vittima accertata, ha detto ai pm romani di non sapere nulla della trappola ordita ai suoi danni. Del progetto con cui volevano «fargli fare la fine di Marrazzo». Durante la sua audizione, considerata un atto dovuto e durata circa tre ore, il governatore si è definito una vittima e ha spiegato i suoi rapporti con i due indagati che avevano fabbricato il dossier, l´imprenditore campano Arcangelo Martino e l´ex assessore regionale, Ernesto Sica. Il primo Caldoro lo conosceva da anni, il secondo, ha detto, lo ha conosciuto solo recentemente. «Mi sono limitato a fare quello che dovevo», ha tagliato corto Caldoro alla fine del colloquio con i magistrati.
Diversa la posizione di Vincenzo Carbone. Che, sentito ieri mattina per quattro ore, ha sulle spalle diverse questioni spinose. Tutte respinte: «Non ho mai fatto alcun intervento a favore del gruppo riconducibile a Flavio Carboni». Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e il sostituto Rodolfo Sabelli hanno voluto sapere i dettagli di tutte le questioni che lo riguardavano. A partire dalla sua richiesta sul "dopo pensione" che figura in un´intercettazione tra lui e Pasquale Lombardi. Un dettaglio di cui però gli inquirenti hanno chiesto conto perché la proposta, poi naufragata, di innalzare da 75 a 78 anni l´età pensionabile delle toghe, avrebbe permesso a Carbone di rimanere ancora in carica. Nel loro mirino, però, soprattutto le pressioni per far eleggere Alfonso Marra alla presidenza della Corte d´Appello di Milano, quelle per far accettare in tempi utili il ricorso alla Suprema Corte dell´ex sottosegretario all´Economia Nicola Cosentino contro le misure di custodia cautelare emesse nei suoi confronti dalla Procura di Napoli e, ancora, quelle per far rimettere alle Sezioni Unite il contenzioso con il fisco della Mondadori (un processo da 400 miliardi delle vecchie lire).
Tutte accuse che l´ermellino ha respinto. Ai pm ha detto di aver informato Lombardi del ricorso di Cosentino solo quando la data era ormai pubblica. Ha spiegato che il rinvio del ricorso Mondadori alle Sezioni Unite è un iter previsto dalla procedura, di non aver alcun interesse a rimanere ancora in carica e di aver votato Marra perché più idoneo secondo la sua valutazione. Difesa che Carbone ha affidato a una nota che porta la firma dei suoi avvocati, Antonio Fiorella e Paola Balducci: «Il presidente Carbone non ha mai conosciuto né tantomeno avuto contatti con la cosiddetta "P3", né è mai intervenuto nell´esercizio delle sue funzioni per favorire chicchessia. Il suo comportamento è stato sempre improntato alla massima trasparenza e rispetto delle istituzioni, con risultati encomiabili nella gestione del servizio-giustizia». Ora tocca ai pm valutare le sue parole. Intanto continuano gli interrogatori delle toghe "macchiate". Oggi è il turno dell´ex presidente della Corte d´Appello di Salerno, Umberto Marconi, mentre domani verrà sentito proprio Alfonso Marra.