Marina Forti, il manifesto 4/8/2010, 4 agosto 2010
LA SPECULAZIONE DEL GRANO
Due cose bisogna tenere ben d’occhio: la siccità e la speculazione. Lunedì i prezzi del grano sul mercato internazionale hanno segnato un rialzo da record, il maggiore salto in alto dell’ultimo mese. In Europa il rincaro è stato dell’8%, a 211 euro la tonnellata: il maggiore rincaro in due anni, riferiva ieri il Financial Times. Negli ultimi due mesi i prezzi del grano sono raddoppiati, puntualizzava ieri anche Irin, il notiziario on-line dell’ufficio Onu per gli affari umanitari. «Solo l’ultima settimana i prezzi sono saliti ancora del 20%», dichiara a Irin Abdolreza Abbassian, economista e segretario del «gruppo intergovernativo sui cereali» presso la Fao.
Il motivo del rincaro? in questi giorni tutti additano Mosca: l’ondata di caldo del mese scorso e la peggiore siccità dell’ultimo secolo hanno decimato i raccolti in Russia, così come in Ukraina e in Kazakhstan. La Russia è uno dei 5 maggiori esportatori di grano; i tre paesi sono tra i primi 10, e sono tra i fornitori chiave ai paesi del nord Africa e medio oriente (cioè la più grande regione importatrice al mondo). Ora il governo russo ha dichiarato lo stato d’emergenza per siccità in 27 regioni (la settimana scorsa erano 23). A fine luglio la siccità aveva distrutto i raccolti su 10 milioni di ettari, un’area all’incirca pari al Portogallo. E l’istituto meterologico russo prevede che il gran caldo, senza piogge, continuerà fino a domenica sul centro e sud della Russia - dove sono anche le zone devastate dagli incendi forestali.
Ieri dunque la Russia ha ridimensionato le previsioni per il 2010 a 70-75 milioni di tonnellate, dalla precedente previsione di 85 milioni. E quella è la previsione ufficiale: i commercianti si aspettano meno, il Financial times cita previsioni di 45-50 milioni di tonnellate prodotte nel 2010-11, cioè un raccolto del 27% minore rispetto ai 61 milioni di tonnellate dell’anno scorso. Questo significa che la Russia (e presumibilmente anche Ukraina e Kazakhstan) potrebbero limitare le esportazioni: ed è questo rischio che ha fatto lievitare «preventivamente» i prezzi. Ieri il ministro dell’agricoltura russo Alexander Belyayev ha detto che il governo non reputa necessario imporre restrizioni all’export di grano, e già ieri il prezzo del grano sul mercato Usa è sceso rispetto al picco di lunedì. E questo dice quanto l’andamento dei prezzi sia a rischio speculazione. Ma ancora, ieri circolavano sulle agenzie di stampa previsioni nere attribuite a vari analisti del mercato: anche senza bando ufficiale, le esportazioni russe potrebbero calare a 5-8 milioni di tonnellate, cioè gli esportatori potrebbero mancare agli impegni per un milione di tonnellate... e poi, se la situazione si fa grave, chi può dire che i paesi produttori non bloccheranno le esportazioni, come fecero nel 2008 per settimane o mesi, per proteggere il proprio mercato interno da rincari eccessivi?
Certo, non siamo ancora alla situazione del 2008, quando il prezzo di grano, riso e mais era salito al punto da create una crisi globale, con rivolte popolari per il cibo in numerosi paesi. L’economista Abdolreza Abbassian, su Irin news, cerca di tranquillizzare gli animi: gli aumenti sul mercato internazionale delle derrate impiegano almeno sei mesi a trasmettersi sui mercati locali. Resta il fatto che «questo è il più veloce rincaro del prezzo del grano visto dal 1972-73», dichiara al Financial Times Gary Sharkey, capo del settore approvvigionamenti di Premier Foods, gruppo britannica del settore alimentare: e l’industria, conclude, non potrà certo ignorare un rincaro del 50% nella sua materia prima. La speculazione resta in agguato.