lettera alla Repubblica 5/8/2010, 5 agosto 2010
LETTERE
Ricevo lo spruzzo d’acqua fredda sulla schiena, mi giro e sollevo a mia volta una piccola onda d’acqua con le mani. È una reazione sovradimensionata rispetto all’autore dello scherzo, mia figlia, sei anni. Gli schizzi entrano negli occhi e nella bocca, tossisce, piange. Cerco di rimediare subito con delle frasi simpatiche, ma è l’intervento di sua madre, a risolvere l’incidente. «Non piangere, fai vedere che sei una donna». Quel messaggio passato da madre a figlia è stato efficacissimo. Mi domando se le mamme che hanno figlie femmine le stanno crescendo libere dalla schiavitù di dover piacere ad altri per essere soddisfatte di sé? Spero che mia figlia non abbia mai a sentirsi sminuita dalla opinioni altrui (amici, compagni, fidanzati, colleghi) perché femmina. Che non consenta mai a nessuno di violare i suoi sentimenti o la sua persona. Tra poche settimane nella nostra famiglia arriverà anche un bambino. So che questa attenzione educativa dovrà essere declinata anche sul suo genere e so anche che la mia parte in questo caso sarà più impegnativa, poiché nulla insegna più che l’esempio.
Oliviero Grimaldi, Roma