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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

I professionisti delle fatture false - Fatture false per abbattere gli incassi di 1200 ditte tessili cinesi e pagare meno tasse, 37 persone denunciate, 250 milioni di euro sottratti al fisco in due anni (più 45 milioni di evasione Iva), una nuova leva di professionisti laureati in Italia e una centrale di dieci aziende, gestite sempre da cinesi, specializzata in spaccio di note fiscali fasulle, con tanto di tariffario: da 150 a 600 euro a prestazione

I professionisti delle fatture false - Fatture false per abbattere gli incassi di 1200 ditte tessili cinesi e pagare meno tasse, 37 persone denunciate, 250 milioni di euro sottratti al fisco in due anni (più 45 milioni di evasione Iva), una nuova leva di professionisti laureati in Italia e una centrale di dieci aziende, gestite sempre da cinesi, specializzata in spaccio di note fiscali fasulle, con tanto di tariffario: da 150 a 600 euro a prestazione. A scoprire la maxievasione è stata la Guardia di finanza dell’Emilia-Romagna, sulla scia di un’inchiesta nata a Ferrara nel 2008 che scoprì una cittadella di clandestini in un capannone abusivo. Per il generale Domenico Minervini, l’indagine ha messo a nudo «il salto di livello della criminalità economica cinese» già in parte emersa negli ultimi blitz pratesi. Dal classico fenomeno del laboratorio in nero che sfrutta clandestini a imprenditori che lavorano nella catena del subappalto per aziende della moda italiana. Ditte pulite, che fatturano quel che esternalizzano. Dunque incassi innegabili al fisco, che gli imprenditori cinesi abbattevano attraverso spese mai sostenute: da lavori edili alla produzione di abiti. Secondo gli inquirenti si tratta di un meccanismo collaudato: alle stesse dieci imprese (cui non viene contestata l’associazione perché non agivano in combutta), non a caso, si rivolgevano imprenditori da tutta Italia (a breve potrebbero venire tutti indagati). Le aziende «cartiere» avevano invece sede in Toscana, Marche, Emilia-Romagna e Lombardia. Consistente il vantaggio: pagando 600 euro un imprenditore è riuscito a portare in contabilità un costo (fasullo) di 390 mila euro. In altri casi le ditte, giustificando spese superiori ai ricavi, sono perfino andate a credito con il fisco. Anche se la vera novità è la presenza di neoconsulenti fiscali asiatici al servizio delle imprese di connazionali. Giovani professionisti contabili nati in Italia, spesso integrati, laureati a pieni voti e impiegati presso alcuni studi di commercialisti (nel mirino 8 studi di Bologna, Modena, Milano e Firenze) quasi sempre intestati a titolari italiani ma con praticanti solo cinesi, così come la clientela. A Bologna, Milano e Firenze, dove le comunità sono più vecchie e strutturate, questa prassi si sta diffondendo. Qui ci sono ormai desk di avvocati e commercialisti dedicati quasi esclusivamente all’imprenditoria cinese. Professionisti di seconda generazione che diventano advisor di fiducia degli imprenditori tessili coinvolti, è la tesi degli inquirenti. A loro carico non c’è alcun addebito, ma il ruolo va chiarito. Qualche traccia di questi nuovi profili la si trova in fondo nelle università del Nord Italia, dove i cinesi sono bravissimi in matematica, e nelle stanze dell’Istituto Confucio a Milano, vero trait d’union tra atenei ambrosiani e galassia cinese. Passano da qui stage, master, corsi di lingue e scambi di studenti. I numeri sono importanti: su 200 mila cinesi residenti in Italia, la seconda generazione vale circa 50 mila giovani, di cui più di mille iscritti all’ università. «Solo in Bocconi sono 150, a Bologna un centinaio. Al Politecnico, ramo ingegneria, la seconda scelta dei giovani cinesi dopo economia e commercio, pure», spiega Marco Wong, presidente di AssoCina, associazione dei cinesi di seconda generazione. L’opzione tipica, prosegue Wong, «è proprio studiare economia perché permette il doppio canale delle professioni o della continuazione dell’attività d’impresa dei genitori, attenti all’ascesa sociale dei figli attraverso lo studio». E per non rompere il cordone, chi non va in Cina a fare esperienza nelle boutique legali o nei grandi fondi di investimento attivi a Shanghai, tende spesso a lavorare direttamente per la comunità e le sue imprese…