Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 05 Giovedì calendario

Il “tradimento” di Chiara la garantista - Aveva certamente messo in preventivo che le avrebbero appiccicato proprio quel termine: «ingrata»

Il “tradimento” di Chiara la garantista - Aveva certamente messo in preventivo che le avrebbero appiccicato proprio quel termine: «ingrata». Gliel’ha detto, dettandolo alle agenzie in modo che la scomunica arrivasse a tutti, il deputato del Pdl Lucio Barani, che come lei viene dal nuovo Psi: «Chiara Moroni è stata ingrata». Ma anche Berlusconi certamente ha pensato proprio questo: che è un’ingrata. Chiara Moroni è stata una delle sorprese della giornata di ieri, che di sorprese ne ha riservate poche. La voce girava già dal giorno prima, insomma si diceva che lei sarebbe passata dal Pdl a «Futuro e Libertà», andando a rinforzare il gruppo dei finiani, da 33 a 34 deputati. Ma quelli che sapevano davvero, smentivano. Lo smentiva per esempio anche Italo Bocchino. Eppure proprio Bocchino era seduto di fianco a lei quando Chiara Moroni ha pronunciato il suo breve ma pesantissimo intervento: «Per la mia storia personale sono garantista. Ma oggi votare contro la mozione di sfiducia a Caliendo non è garantismo, è giustificazionismo. E siccome io non sono né giustizialista né giustificazionista, non parteciperò al voto». Quindi si è alzata, è uscita dall’Aula prima della votazione ed è andata nell’ufficio del presidente Fini, dove di lì a poco avrebbe formalizzato il suo ingresso nel gruppo di «Futuro e Libertà». Chiara Moroni, bresciana, ha 35 anni ed è la figlia di Sergio Moroni, un socialista che il 2 settembre del 1992 si suicidò perché raggiunto da due avvisi di garanzia emessi dalla magistratura nella ormai storica inchiesta «Mani Pulite»: quella che finì con lo spazzare via il Psi di Craxi e quasi tutta la classe dirigente della Prima Repubblica. Il suicidio di Moroni fu uno dei primi di una lunga serie e innescò un dibattito sugli effetti di un clima di eccessivo giustizialismo, di caccia al ladro, di incapacità di distinguere fra arricchimenti personali e finanziamento ai partiti. La figlia di Sergio Moroni diventò uno dei simboli della battaglia contro un asserito giacobinismo. Lei si dedicò interamente a questa missione in memoria di suo padre. Entrò nel Nuovo Psi e, candidandosi nella Casa delle Libertà alle elezioni politiche del 2001, diventò deputata a soli 27 anni. Poi passò a Forza Italia nel 2006; quindi nel Pdl. Nel luglio del 2008 ha sottoscritto una proposta di legge costituzionale per reintrodurre l’immunità parlamentare. Ecco perché per Berlusconi è un’«ingrata». Come e perché ha potuto lasciare l’uomo che l’aveva portata in Parlamento? Sicuramente Chiara Moroni ha una solida amicizia con Italo Bocchino; e altrettanto sicuramente è più vicina a Fini, e al neo-finiano Benedetto Della Vedova, sui temi etici, essendo lei su posizioni del tutto laiche. E quindi evidentemente Chiara Moroni meditava il passaggio da qualche tempo. Ma nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe lasciato il Cavaliere proprio su una votazione pro o contro un indagato. Lei ha spiegato che non tutto è sempre bianco o nero, che la realtà può essere più complessa, che si può sfuggire al dilemma «giustizialista-garantista». Qualcuno continuerà a ritenerla un’ingrata, qualcun altro forse capirà il messaggio.