Cristina Lodi, Libero 5/8/2010, 5 agosto 2010
NELLA CITTADELLA DEI MATTI LE VERE FOLLIE LE FANNO I PM
«Domenica viene a trovarmi mia madre e la porto in gita a Salò». La madre l’ha infilzata lui con il ferro che si usa per cucinare lo spiedo. E adesso Samurai vorrebbe poterla riavere. «Quando uscirò», mormora, «andrò ad ammazzare suo cugino». Non uscirà Samurai. Come molti altri internati del manicomio criminale, giudicati pericolosi per se stessi e per il mondo, resterà a scontare il suo ergastolo bianco. Qui: all’Ospedale psichiatrico giudiziario, in questa cittadella appoggiata sulle colline del Garda, dove alloggiano delitto e follia. È la cittadella dei matti che, dopo avere commesso il crimine, hanno trovato una casa. Una famiglia alternativa e chi li cura.
E quello di Castiglione (Mantova) è anche l’unico istituto ad avere una sezione femminile. Anime fragili che hanno ucciso, offeso, rubato o spacciato.
Il Terrorista siede su una panchina e oggi indossa un pantalone mimetico, racconta di sommergibili scomparsi, aerei precipitati e banche che esplodono. Tutta opera sua. In realtà il Terrorista ha rubato una bicicletta. Dieci volte la stessa. Caravaggio invece mangia il gelato sdraiato sul pavimento. E guarda la televisione spenta. Dice che Bush è suo cugino e sabato gli porterà l’ultimo quadro che ha dipinto. sta di spalle Rotaia. Lui non dormiva da mesi. Colpa del batticuore. Allora sua moglie lo ha accompagnato dal cardiologo. L’elettrocardiogramma è risultato perfetto, però Rotaia ha continuato a non chiudere occhio. Diceva che sarebbe morto schiacciato dal treno. Finché la voce amica gli ha consigliato di portare i suoi due figli sulla scogliera. Lui una notte lo ha fatto. E davanti al mare ha colpito entrambi con dodici coltellate. La bambina aveva nove anni, il fratellino quattro. Rotaia sente sempre il treno arrivare e adesso la voce gli chiede di trovare una cellula dei suoi figli. Per ricrearli. E colpirli ancora? Qui si intrecciano i più disparati percorsi della pazzia.
Enzo Straticò, primario della
La “pagella” del governo
È l’unica struttura a non essere un lager
sezione maschile è impegnato nel difficile compito del recupero delle menti: «Quando non possiamo guarirli, cerchiamo di curarli. Perché anche chi ha commesso il crimine più efferato ne ha diritto. Ed è nostro dovere aiutare tutti a recuperare la dignità e se possibile il futuro. Il delitto ha sempre una lunga storia dietro. All’inizio questa storia non è mai chiara. Poi, lentamente tutto si dipana e va a inserirsi in una biografia (anche familiare) fino a diventare comprensibile». Straticò e i suoi collaboratori lavorano per trasformare e integrare le contraddizioni fra psichiatria e regolamenti penitenziari: l’internamento quale protezione per la società. La terapia quale dovere medico e lenimento per le sofferenze di questi infelici.
A Castiglione non si parla di custodia ma di cura e, quando possibile, di reinserimento nel territorio. Anche quando le famiglie dei malati sono sparite, magari dilaniate dal loro stesso fallimento. La cittadella dei matti è un girone di sofferenze interiori che spaccano l’anima fra rimorso per il passato e impossibilità di qualsiasi futuro.
Il coro muto dei malati irrecuperabili viene da una didascalia impressa sotto a un disegno: «Hai fatto gli omicidi da barbaro. E da barbaro morirai».
L’Opg di Castiglione è l’unico (su sei esistenti in Italia) a funzionare. Una eccellenza. E pensare che Livia Turco nel 2007 ne aveva chiesto la chiusura, provando ad applicare un decreto legislativo del 1999 che puntava ad affidare i pazzi criminali al Servizio sanitario nazionale. Follia per follia, viene da pensare. Il pericolo, oggi, sembra scongiurato. Anche se l’Opg a “cinque stelle” soffre il sovraffollamento che affligge pure gli altri cinque istituti. Colpa di certa magistratura che, tende ad applicare con troppa facilità l’articolo 206 sulla misura provvisoria in Opg. In pratica chi ha commesso il reato viene, troppo spesso, ritenuto non imputabile perché affetto da vizio di mente. E, associato al giudizio di non imputabilità, scatta (salvo rare eccezioni, vedi Massimo Tartaglia che colpì al volto Berlusconi con un souvenir) il provvedimento di grave pericolosità sociale: quello che serve per spedire il pazzo in Opg.
Ignazio Marino, presidente della Commissione sull’efficacia e l’efficienza del Servizio sanitario al senato, è sceso in campo. Dopo una visita ispettiva in tutti i manicomi criminali italiani, ha dichiarato quello di Castiglione delle Stiviere: «L’unico ospedale giudiziario in grado di offrire assistenza adeguata e dignità agli internati, perché l’approccio terapeutico qui funziona e il personale è efficiente e preparato». Un elogio riassunto in una relazione depositata al senato. Nonostante questo, il problema del sovraffollamento rischia di metterne in discussione la funzionalità finora indiscussa, tanto che la magistratura locale sarebbe in procinto di ipotizzare il reato di «interruzione di pubblico servizio», qualora venissero inviati altri malati da internare. Oggi tocchiamo quota 264: gli uomini sono 176 e le donne 88. La capienza massima è 220.