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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

E ORA I PM SI FANNO DOMANDE SULLA CASA DI FINI

La vicenda della compra vendita della casa data poi in affitto a Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini, a Montecarlo potrebbe rientrare presto nell’interesse della procura di Roma. I magistrati di piazzale Clodio stanno infatti seguendo «con la dovuta attenzione», come spiega un pubblico ministero, le cronache dei giornali per evidenziare quei possibili profili penali che li porterebbero ad aprire il classico fascicolo “atti relativi a”, prodromico all’inchiesta vera e propria. Non è l’atto di vendita della casa monegasca a incuriosire nello specifico. Non è la singola vicenda a poter determinare l’apertura di un’inchiesta, visto che i reati ipotizzabili in astratto, almeno in questa fase, sono individuabili a querela di parte. Bisogna invece vederes e emergeranno altre vicende sulla gestione complessiva del patrimonio immobiliare dell’ex An.
Un altro fronte che potrebbe aprirsi è quello di natura fiscale. Qui stanno monitorando la vicenda gli esperti del II reparto del comando generale della Guardia di Finanza. Sono gli 007 delle Fiamme Gialle, svolgono attività informativa che inoltrano poi ai reparti territoriali. I profili fiscali della vicenda sono ancora da chiarire visto che la compravendita è avvenuta all’estero su un bene finito nel portafoglio di una società offshore. Solo nelle prossime settimane si saprà se questo monitoraggio si concretizzerà in qualcosa di specifico, indispensabile per aprire una verifica. Uno scenario quindi ancora tutto in evoluzione ma che potrebbe cambiare completamente nel caso venisse presentata una denuncia penale sulle compravendite. La procura di Roma non sembra infatti intenzionata a pigiare l’acceleratore. Non da ultimo proprio il Guardasigilli Angelo Alfano che alla Camera ha sostenuto come l’inchiesta sulla P3 sia frutto di magistrati orientati e sia alimentata dalla sinistra.
In realtà a piazzale Clodio la strategia è quella di incidere con il bisturi nel corpo della politica, senza azioni a spettro, dispersive e rischiose, ma andando a chiudere in tempi rapidi qualsiasi accertamento che tocchi il Palazzo. Per questo il filone principale sulla P3 potrebbe definirsi già a settembre con la prima conclusione delle indagini preliminari e, di conseguenza, la richiesta di rinvio a giudizio. Il primo gruppo sarebbe formato dai magistrati e vari soggetti, come Flavio Carboni, già oggetto di misure restrittive. Più qualche politico su episodi specifici. Rimarrebbe quindi aperto il filone dell’associazione segreta cercando di ampliare la radiografia di questa presunta organizzazione che per gli inquirenti era in grado di condizionare organi istituzionali come la Corte costituzionale e il Consiglio superiore della magistratura. Tra qui investigatori si condivide la sensazione di aver individuato un pezzo del mosaico che seppur rilevante per i personaggi coinvolti, non si considera quello centrale.
Insomma, c’è da attendersi un autunno caldo sia dalle procure che indagano sulle stragi, sia da quella di Roma (andrà a svelarsi – per inciso anche l’enigma sulla scomparsa di Emanuela Orlandi con la conclusione dell’inchiesta), sia, ma solo in una fase assai più inoltrata, da quella di Milano che è rimasta come sullo sfondo in questi ultimi mesi.
Sullo sfondo e non assente dalla scena visto che il team di Ilda Boccassini ha messo a fuoco con il collega calabrese Nicola Gratteri la pista dei rapporti ‘ndrangheta-politica con esponenti della Lega, nelle varie realtà locali, coinvolti in situazioni opache con boss delle ‘ndrine. Anche qui i Ros e i reparti territoriali dell’Arma stanno sviluppando il filone politico. Una specifica informativa potrebbe rimettere in moto l’inchiesta già al rientro della pausa estiva.
L’incidenza della magistratura nella vita politica è quindi uno dei punti dei quali si dovrà tenere conto. Niente di nuovo sotto il sole se non fosse che la procura di Roma non è più quella di una volta. Il dinamismo l’ha caratterizzata negli ultimi mesi, dalla vicenda Marrazzo a Fastweb, alla cricca, andando a incidere, anche, in quella camera di compensazione che equilibra i rapporti tra i diversi poteri.