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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

Maria Gabriella Podestà. Moglie divorzianda del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. *** Ha raccontato la sua vita, prima, durante e dopo il matrimonio a Novella 2000

Maria Gabriella Podestà. Moglie divorzianda del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. *** Ha raccontato la sua vita, prima, durante e dopo il matrimonio a Novella 2000. «Sono incazzata nera, con tutti, ma soprattutto col ministro. […] Con me si è comportato malissimo e va bene, ci sono abituata. Ma non posso tollerare che lo faccia con nostro figlio. […] I loro rapporti sono tesi: dallo scorso 23 maggio il ministro non lo vede, non lo chiama, gli ha giusto inviato qualche sms, qualche mail. Proprio per questo l’avevo querelato, lo scorso 6 febbraio. Non ottempera agli impegni sottoscritti in sede di separazione». Maria Gabriella e Sandro erano in classe insieme al liceo scientifico di Villafranca, in Lunigiana: «Ma allora non ci filavamo: lui faceva già politica e io per la politica non ho mai provato interesse. Dopo il liceo, ci siamo persi di vista. Nel 1993 ci siamo rincontrati e fidanzati. […] Era perfetto, romantico, pieno di attenzioni. […] Le nozze ci sembrarono la cosa più naturale, e furono celebrate in chiesa, il 14 maggio del 1994, il suo compleanno. […] I problemi sono iniziati subito. Giurò che non avrebbe fatto più politica ma due settimane dopo le nozze si trasferì a Roma, dove non mi volle, a lavorare al Centro Studi di Forza Italia. Rimase lì due anni, tornando nel weekend, perché non poteva star lontano dai genitori: era dipendente da loro. Poi il Centro Studi chiuse e per un anno lui fu disoccupato». Come vivevate? «Col mio stipendio da insegnante. Lui continuò a dividersi tra Roma e la Toscana e, dopo un anno, entrò nella segreteria personale di Silvio Berlusconi. […] Nel 1998 decise di trasferirsi ad Arcore, dove arrivai nel settembre dello stesso anno, per insegnare a Monza. Con la nascita del bimbo avevo sentito l’esigenza di porre un freno all’invadenza dei suoi genitori in casa nostra. Mia suocera ha sempre pensato che io non fossi all’altezza di suo figlio e non ne ha mai fatto mistero con nessuno. […] Interruppi i rapporti e il ministro decise che per questo dovevo essere punita. Mi metteva sotto il naso indizi di possibili storie extraconiugali, tipo scontrini di regali; storie che poi negava, dandomi della pazza. Per me, una tortura psicologica. Litigavamo a bestia. A un certo punto provammo con la terapia di coppia […]. La situazione non migliorò, la interrompemmo […]. E le sue punizioni continuavano. […] Nel 2001 gli proposi una vacanza in America. Lui però aveva accettato l’invito in Cilento di una sua amica milanese. Come sempre, capitolai e lo seguii. La signora faceva l’amica con me, ma era palpabile la grande intimità che c’era tra lei e il ministro, tanto a suo agio da girar per casa in mutande. […] La signora aveva preparato una camera matrimoniale e una singola per nostro figlio. Il bimbo da solo non dormiva, allora prese a coricarsi nel lettone con me, e il ministro a dormire nella cameretta. Una notte mi sono alzata e, quando sono uscita dalla mia stanza, c’è stato un fuggi fuggi generale. Ovviamente, si erano alzati per andare in bagno… Ma lui ha fatto anche di peggio: una me l’ha messa in casa. Aveva conosciuto un tizio e abbiamo iniziato a uscire con lui e sua moglie. Poi il ministro è diventato molto amico della signora, che ha preso a frequentare in modo assiduo casa nostra, anche in vacanza. Ho chiesto spiegazioni, e mio marito ha risposto che avevo bisogno di un’amica. L’America mi ha salvato la vita, creda. Qui sarei finita in manicomio. Io non sono sempre stata così… abbondante. Ero una bella ragazza, ma ho la tendenza a mangiare, quando sono stressata o sotto pressione. […] Il mio matrimonio è finito il 26 settembre del 1998. Quel giorno lui mi ha preso a schiaffi per la prima volta. […] Glieli ho restituiti. Lui reagì in un modo che oggi mi fa quasi sorridere. Disse che se glieli avevo resi allora non lo amavo. Disse di aver visto uomini picchiare le mogli e quelle abbracciarli un momento dopo. Non furono i soli schiaffi tra noi. […]». Poi lei partì per Boston. «Mio marito non riteneva concepibile che io lo lasciassi, lo vide come un affronto mortale. Non mi ha fermata né ha provato a dirmi di lasciare qui il bambino. […] Ha bisogno di me come capro espiatorio, per non ammettere di esser stato un pessimo marito e un padre manchevole. Lui ha questo bisogno, disperato, di apparire perfetto. […] Mi rimprovera anche di non dare adeguata educazione religiosa a Mario, di non avergli fatto fare la comunione. E invece, anche se il ministro non lo sa, il ragazzo l’ha fatta il 30 maggio scorso ma non l’ha invitato per timore che si presentasse con la Repetti. E poi questo attaccamento ai sacramenti è nuovo: per me anche questa sua religiosità è una recita. […] Le sue poesie non mi piacciono, non sono spontanee. […]». La Repetti la conosce? «No. Ma dicono sia una sorta di tutor del ministro, che dipenderebbe da lei in tutto e che gli fa da filtro con chiunque. È verosimile, lui ha bisogno di qualcuno che lo guidi. Prima erano i genitori, ora la compagna. […]». […] È mai stata gelosa della devozione di Bondi per il premier? «[…] Vederlo così devoto ha accresciuto il mio disprezzo nei suoi confronti. Mio marito ha sempre cercato il potere, Berlusconi glielo ha dato. Se glielo avessero offerto a sinistra, sarebbe tornato lì […]». Nel 2008, al ritorno da Boston, «ho appreso dell’esistenza della Repetti e ne ho chiesto conto. Lui la definì una storiella senza importanza diceva di essere confuso, di non avere voglia di convivere e, testuale, “Dio non voglia sposarmi di nuovo”. Stava dal lunedì al venerdì a Roma. Tornava da noi per il weekend, ad Arcore o a Salò. Facevamo la famigliola modello, come piaceva a lui, che ama dare di sé un’immagine perfetta […]. Il 5 dicembre 2008 mi ha inviato una mail per comunicarmi che aveva trovato il vero amore della sua vita, che quella donna lo aveva “salvato”, perché gli stava vicino e gli voleva bene “indipendentemente dal ruolo politico e dai difetti” […]». A luglio 2009 arriva l’accordo consensuale. «Ma ora sono intenzionata a impugnarlo e a procedere per via giudiziale. E a quel punto si rivedrà tutto, compreso il mio assegno di mantenimento […] Il ministro ha avuto un solo momento di astio profondo e di rancore nei confronti del premier, […] quando si parlava di Michela Brambilla come del futuro coordinatore unico del Pdl. Lui non lo accettava, era depresso».[1] *** Gabriella Podestà, ex moglie del ministro Sandro Bondi ha accettato il contratto offerto dal consolato italiano a New York. [2]