Varie, 5 agosto 2010
Tags : Denis Krief
Biografia di Krief Denis
• Cartagine (Tunisia) 1955 (~) Regista • «Ha gli occhi azzurrissimi e lo sguardo limpido, come quello di un bambino. Di un bambino ha anche la risata, la gioia di vivere, l’entusiasmo che mette in tutto quello che fa. Come quella volta, e via che si mette a ridere, che per allestire una scenografia con un budget miserabile è andato “a frugare nel pattume” di fronte a casa sua, nel centro di Roma, in piazza del Gesù, e ha trovato “cose bellissime” e, soprattutto, “mi sono divertito come un matto” [...] Nazionalità francese, residenza italiana [...] madre di Trieste, padre tunisino, infanzia a Kelibia, con il nonno materno, Ugo, professore di flauto traverso, che lo ammaestrava con i 78 giri di Maria Callas. E Beethoven, Händel, Scarlatti, Cherubini, Schubert. E Verdi, ovvio: “A 6 anni, invece dei Beatles, cantavo già La forza del destino. E a 16 conoscevo a memoria i tre quarti del repertorio operistico”. Cos’avrebbe potuto fare nella vita Denis Krief, se non occuparsi d’opera? Lunga gavetta nei teatri d’Europa. Prima regia firmata al San Carlo di Lisbona, a 30 anni scarsi. Wolfgang A. Mozart. Così fan tutte. E poi via: Spoleto, Parigi, Napoli, Roma, Cagliari, Catania, Mosca, Karlsruhe. Giura: “Ho fatto di tutto. Non solo spettacoli chic, di nicchia. Ho allestito anche opere inutili. Ma bisogna farsi le ossa, pure con gli errori”. Le provocazioni gli piacciono da morire: è l’antitesi dell’opera rassicurante per un pubblico di dame ingioiellate. “Sono stato il primo in assoluto a portare in scena il nudo” ride. Cinquanta comparse senza ombra di vestito per il Moses und Aron di Arnold Schönberg al Teatro Massimo di Palermo, nel 2002. [...] Nel 2000 i critici musicali italiani hanno assegnato a Krief il loro riconoscimento massimo, il premio Abbiati, quale miglior regista. [...]» (Laura Maragnani, “Panorama” 14/6/2007) • «[...] uno dei più innovativi e allo stesso tempo rigorosi interpreti del teatro musicale di oggi. Italiano di formazione e di autentica passione per il melodramma, Krief possiede solida cultura operistica (sorretta dalla capacità di leggere la musica) e imprevedibile estro scenico, ma ha dimostrato in numerose occasioni di appartenere a una generazione di uomini di teatro che ha elaborato in chiave poetica la sperimentazione, e quindi ha rinunciato alla provocazione fine a se stessa: non alla lettura analitica, sorgiva ma anticonvenzionale, del mondo espressivo che regge la scrittura operistica ottocentesca. [...]» (Angelo Foletto, “la Repubblica” 20/6/2007) • «[...] Sono stato spesso osteggiato, criticato. A poco a poco il mio teatro è cominciato a entrare nella mentalità, viene accettato. [...]» (Valerio Cappelli, “Corriere della Sera” 21/6/2007).