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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

DEPISTAGGI E INCONTRI TOP SECRET COSÌ LA JUVE PRESE PLATINI

Ci sono incontri che cambiano la storia. Nel febbraio ’78, a 23 anni nemmeno compiuti, Michel Platini è già il miglior giocatore di Francia. La sua squadra è il Nancy ma, quando si presenta con la Francia a Napoli, per un’amichevole contro l’Italia, tutti si accorgono che è un campione vero. Con una punizione (la sua specialità), firma il 2-2. L’Inter si muove, Sandro Mazzola, a metà primavera, ha in mano il sì del giocatore per trasferirsi a Milano. Ma gli stranieri non possono ancora venire in Italia, perché dal ’66 le frontiere sono sigillate. Ci sono indicazioni chiare che l’autarchia stia per finire, invece per la riapertura occorre attendere il 7 maggio ’80. Nel frattempo, Platini ha avuto un bruttissimo infortunio: triplice frattura alla gamba destra. Lascia il Nancy nell’estate ’79 e va al St. Etienne, la squadra che ha ridato splendore al calcio francese. L’Inter non è più convinta della scelta: nell’80, quando tornano gli stranieri (uno per squadra) punta su un austriaco (Prohaska), mentre la Juve sceglie un irlandese, Brady. E poi il giocatore non vuole lasciare il St. Etienne dopo appena un anno. A inizio ’82, la Federcalcio italiana decide che sono maturi i tempi per aprire al doppio straniero in serie A. La Juve pensa a un polacco, Zibì Boniek, un centrocampista d’attacco che segna e fa segnare, però arrivano a Torino i segnali del desiderio di Platini, in scadenza di contratto con il St. Etienne, di trasferirsi in Italia. Un ritorno a casa visto che suo nonno, Francesco, è partito da «Ho letto sull’"Equipe" che è davvero in vendita. Prendiamolo subito». Mancano tre giorni alla chiusura del mercato. Il 28 aprile, Boniperti, già in movimento da giorni, sparisce. Vola a Parigi e incontra un’altra volta Genestar. Aspettano anche Giuliano, che però non riesce ad arrivare per una questione di coincidenze aeree e che ha tutto il tempo per depositare il contratto di Boniek. Telefonano a Platini, impegnato in serata in Francia-Perù, «perché dobbiamo chiudere in due giorni». Poche parole: «Ci vediamo venerdì a Torino per il contratto». Boniperti rientra a casa, fa sapere che la Juve ha chiuso il suo mercato, con l’acquisto di Boniek: «Siamo a posto così». Invece va un’altra volta dall’Avvocato per vedere Francia-Perù, sapendo di avere Platini in tasca. Il 29 aprile, le luci della sede juventina si spengono a mezzanotte: Boniperti, Giuliano e Trapattoni hanno parlato per ore dell’operazione, da rendere pubblica non prima del 3 maggio (meglio se a metà mese), perché la Juve è impegnata nello sprint scudetto con la Fiorentina e non è facile spiegare a Brady che a fine stagione dovrà lasciare. Venerdì 30 aprile, all’alba, Platini lascia St. Etienne e alle 8 è all’aeroporto di Lione, dove incontra Genestar e Philippe Piat del sindacato calciatori francesi; alle 10 è nell’ufficio di Boniperti e Giuliano, in riva al Po, comincia una trattativa che va avanti per sette ore e che non è per niente semplice, perché c’è da stabilire la cifra esatta da versare al St. Etienne in base al parametro definito dalla Federcalcio europea (Platini è un giocaAgrate Conturbia, provincia di Novara, per trasferirsi a Joeuf, in Lorena. Mercoledì 23 febbraio ’82, a Parigi si gioca Francia-Italia. Gianni Agnelli telefona a Giampiero Boniperti, presidente della Juve dall’11 luglio ’71, come fa quasi ogni giorno, ma stavolta la telefonata è più breve del solito: «Stasera guardiamo insieme il match di Parigi». Boniperti raggiunge Villa Frescot, sulla collina di Torino e insieme con l’Avvocato osservano la Francia che dà una lezione di calcio agli azzurri: 2-0. Platini gioca una partita straordinaria, segna un gol, fa segnare, trascina, illumina. Agnelli, che vede il calcio soprattutto come uno spettacolo e che da anni lo considera il miglior giocatore europeo, ne resta abbagliato; Boniperti è entusiasta: «Prendiamolo, questo è il momento giusto. Un giocatore così ci farà divertire per tanti anni» dice al presidente della Juve. «Ci proviamo — è la risposta — perché la concorrenza è forte. C’è l’Arsenal che lo vuole a tutti i costi, c’è il Paris St. Germain che lo cerca. Ma ci proviamo». È l’incontro che cambia la storia della Juve degli anni Ottanta e anche quella di Platini. I giornali italiani sono in sciopero, la partita va in onda in tv senza commento, Boniperti si muove a fari spenti. Un mese dopo, da Parigi arrivano pallidi segnali di interesse della Juve. Boniperti ha già incontrato Bernard Genestar, il manager di Platini a Parigi, dribblando anche un giornalista di «Tele-foot», che qualcosa ha visto e che sospetta. Nel frattempo, la Juve si concentra sull’acquisto di Boniek, molto complicato, perché è difficile prendere un giocatore che viene dall’Est europeo, corteggiato anche dalla Roma. In più c’è una complicazione inattesa: la Federcalcio italiana taglia i tempi per l’acquisto degli stranieri. Non si chiude più a fine maggio, ma il 30 aprile. Una decisione che spinge la Juve a congelare l’affare Platini e a concentrarsi su Boniek. Pietro Giuliano, il direttore generale della Juve, braccio destro di Boniperti, vola a Varsavia. È una trattativa estenuante, che riesce a chiudere il 27 aprile. A chi gli chiede conferma dell’operazione, Boniperti a Torino spiega: «Voi che informazioni avete? Bisogna chiedere a Giuliano, non lo sento da due giorni». Boniek è preso, il presidente della Juve non si ferma. Ha ricevuto una nuova telefonata dall’Avvocato, che gli dà il via libera per Platini: tore a fine contratto); ci sono alcune clausole di difficile interpretazione; c’è da trovare l’accordo economico con il giocatore (400 milioni di lire al primo anno, 440 al secondo) e l’intesa sulle partite da giocare con la Francia. Si muove Platini, chiama il presidente del St. Etienne, Rocher, e ottiene il via libera, in cambio del versamento di 1.280.000 franchi. Alle 17, l’operazione si chiude. Brindisi finale (spumante), Boniperti raccomanda a Platini di tagliarsi i capelli («e se poi perdo le mie forze?»), poi accompagna Platini, Genestar e Piat a Caselle. Guida lui, per essere certo di non essere intercettato da nessuno. Invece il «Telefono rosso» di Europe 1 gli sta rovinando i piani. È il programma in cui gli ascoltatori si improvvisano investigatori per vincere un premio di 500 franchi. Qualcuno ha visto Platini; Eugène Saccomano dà l’annuncio alla radio. La Juve non può più tenere nascosta la notizia. Brady va in sede e alle otto della sera scopre di dover lasciare la Juve. Boniperti si commuove: «È il calcio, è la vita». Insieme, in cinque anni la Juve e Platini arriveranno in cima al mondo.