Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 05 Giovedì calendario

Khan AbdulQader

• Bhopal (India) 27 aprile 1936. Scienziato • «[...] padre della bomba atomica pachistana [...] accusato di aver venduto, negli anni ’90, tecnologie e progetti per armi nucleari a paesi come Libia e Corea del Nord [...] fu perdonato dall’allora presidente Musharraf [...]» (“la Repubblica” 7/2/2009) • «[...] considerato dall’ex direttore della Cia George Tenet “pericoloso almeno quanto Osama bin Laden” [...] Il caso che, a cavallo tra il 2003 e il 2004, ha travolto Khan gettando nel più profondo imbarazzo l’establishment politico e militare pakistano è considerato il più grave episodio di proliferazione nucleare mai avvenuto nella storia. [...] In un messaggio alla nazione trasmesso dalla televisione pubblica nel 2004 Khan si assunse per intero la responsabilità dell’accaduto, arrivando a sostenere che Pervez Musharraf, all’epoca presidente e capo dell’esercito, era sempre stato all’oscuro di tutto. Una confessione che, 24 ore più tardi, gli sarebbe valsa il “perdono” di Musharraf e il mancato avvio di un procedimento giudiziario nei suoi confronti. [...] Il percorso che ha portato lo scienziato di Bhopal a diventare un eroe nazionale, cadere in disgrazia e risorgere è iniziato nel 1972, in Olanda, dove Khan, allora un impiegato di medio livello in un consorzio atomico paneuropeo, riuscì a entrare in possesso di disegni e specifiche tecniche per la costruzione di centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Nei 30 anni successivi Khan avrebbe dotato il proprio Paese di un arsenale atomico in grado di bilanciare il programma nucleare indiano, contribuendo in maniera determinante anche a quelli iraniano e nordcoreano. Una carriera interrottasi nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 2003 nel porto di Taranto quando, su un cargo diretto a Tripoli, i servizi americani e britannici misero le mani su cinque container con le prove che la bomba islamica di Islamabad stava per trovare un nuovo padrone» (Marco Masciaga, “Il Sole-24 Ore” 7/2/2009).