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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

TRE RISPOSTE

(Imposte, immobili e bilanci)

1. Debutta l’ «Imu» Compravendite, aliquota fino all’8%
Milano — Con l’approvazione del decreto sul federalismo comunale debutta, a partire dal 2014, l’imposta municipale unica (Imu) che toccherà il possesso degli immobili, esclusa la prima casa, e il loro trasferimento in caso di vendita, donazione o eredità. Le tasse accorpate nell’Imu saranno, per la parte immobiliare, l’Irpef, l’imposta di registro, l’imposta ipotecaria, catastale, di bollo, l’imposta sulle successioni e donazioni, le tasse ipotecarie, i tributi speciali catastali e l’imposta comunale sugli immobili. La nuova tassa sarà sdoppiata in «imposta municipale propria» e «imposta municipale secondaria facoltativa». L’aliquota della prima sarà decisa con un decreto entro il prossimo 30 novembre e i Comuni potranno poi aumentarla o diminuirla dello 0,3%. Verrà pagata dai possessori di immobili ma non si applica sulle prime case (pertinenze comprese). Di fatto sarà una sorta di «Ici seconda casa», solo che si verserà in quattro rate o in un’unica soluzione annuale. Si aggiunge poi una quota sui trasferimenti «tra vivi a titolo oneroso o gratuito della proprietà di beni immobili»: il prelievo sarà del 2-3% per le prime case e dell’8% sulle altre. I Comuni potranno modificare queste aliquote dal 2017. L’Imu facoltativa, invece, servirà a sostituire tasse e balzelli legati all’occupazione di suolo pubblico, affissioni e pubblicità. Ma per applicarla servirà prima una consultazione popolare indetta dal sindaco. Si pagherà in base ai metri quadrati occupati e alla durata. Sia l’Imu propria sia quella facoltativa non saranno deducibili dalle imposte sui redditi. Allo Stato è attribuita una compartecipazione sul gettito dei tributi, che sarà definita con un decreto. Dubbi sull’Imu sono arrivate da Confedilizia. Per il presidente Corrado Sforza Fogliani «rimane in tutta la sua assurdità (e incostituzionalità) la consacrazione, a valere a tempo indeterminato, di una tassazione immobiliare a valore (anziché reddituale) e quindi progressivamente espropriativa».
Francesca Basso

2. Prelievo unico dal 2011 Multe raddoppiate per chi affitta in nero
Roma — Potrebbe essere del 20%, e non del 25%, l’aliquota della nuova cedolare secca che si applicherà agli affitti, facoltativamente, a partire dal gennaio 2011. La modifica è stata ipotizzata ieri in Consiglio dei ministri, in sede di approvazione dello schema di decreto attuativo sul federalismo fiscale relativa al fisco dei Comuni. L’entità dell’aliquota sarà probabilmente svelata oggi dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dopo che saranno stati fatti i conti per capire la ricaduta dell’eventuale variazione. L’avvio della cedolare nel 2011, ha spiegato Calderoli, «dipenderà anche dai tempi che si prenderanno le commissioni bicamerali e parlamentari», ma il ministro ha garantito che «i termini temporali per farlo ci sono».
La nuova normativa stabilisce che i proprietari degli immobili, che vogliano affittarli, potranno optare per la cedolare secca da applicare sul 100% del canone oppure continuare con il sistema attuale, cioè l’inserimento dei redditi da locazione nella dichiarazione Irpef, con l’assoggettamento all’aliquota marginale applicata sull’85% del canone. Solo in quest’ultimo caso continueranno a pagare l’imposta di registro e il bollo. La cedolare potrà essere applicata anche ai contratti di locazione per i quali non sussiste l’obbligo di registrazione.
Sarà sempre del 20%, l’aliquota sui contratti concordati, cioè le locazioni, nelle grandi città, a canoni calcolati su parametri individuati in accordo tra le associazioni dei proprietari e i sindacati degli inquilini. Oggi il proprietario che accetti il canone concordato ha uno sconto sull’aliquota Irpef pari al 30%.
Raddoppiano le sanzioni per chi non dichiara l’affitto. La multa da pagare andrà da 516,46 euro a 2.065,86 euro. Se il contratto registrato riporterà un valore inferiore a quello effettivo, la sanzione massima sarà la quadruplicazione dell’imposta evasa. Le sanzioni non si applicano a chi regolarizzi il contratto entro il 2010.
Antonella Baccaro



3. Dallo Stato ai Comuni meno trasferimenti per 13,3 miliardi di euro-
Roma — Guadagnata l’autonomia impositiva, con l’ottenimento di tasse proprie per finanziare le loro funzioni, i Comuni dovranno dire addio ai trasferimenti che ricevono ogni anno dallo Stato e dalle Regioni. Sono 22 miliardi di euro, 15,9 dei quali vengono dal governo ed il resto dalle Regioni di appartenenza. Non tutti verranno «fiscalizzati», perché non tutti hanno una necessaria caratteristica di stabilità. Verranno cancellati tutti i fondi che arrivano dai governatori e, secondo i dati della Commissione tecnica sul federalismo fiscale, circa 13,3 miliardi di euro che arrivano dallo Stato centrale.
È comunque una somma ingente, anche se il gioco, per i sindaci, vale sicuramente la candela. L’abolizione dei trasferimenti, infatti, significa per i Comuni la fine delle estenuanti trattative con il governo e con le Regioni sulle risorse necessarie e soprattutto l’addio ai tagli «a tradimento» da parte dell’esecutivo.
Per svolgere le loro funzioni i Comuni dovranno contare, d’ora in poi, solo sulle tasse che riguardano gli immobili e sulle imposte «municipali» che riscuoteranno direttamente avendone piena responsabilità dal punto di vista politico. Le imposte Municipali potranno essere aumentate o ridotte dello 0,3% in funzione delle esigenze di bilancio e sarà questo il metro con cui domani i cittadini valuteranno l’operato dei loro sindaci.
Che non avranno più la possibilità di accampare scuse. Il costo delle funzioni attribuite ai Comuni sarà infatti definito secondo dei criteri «standard» e non più sulla spesa storica in base alla quale avvengono oggi i trasferimenti. I nuovi criteri terranno conto della dimensione dei municipi, della localizzazione, della differente capacità fiscale dei residenti, che sarà livellata anche da un fondo di perequazione regionale. Chi sarà più bravo a gestire la spesa potrà dunque ridurre le tasse, gli altri dovranno aumentarle. E siccome i sindaci si giocheranno la conferma del posto sulle tasse, c’è da scommetterlo, arriveranno tempi duri per gli evasori.
Mario Sensini