Massimo Sideri, Corriere della Sera 5/8/2010, 5 agosto 2010
L’EVASORE PIÙ RICCO È ITALIANO
Il re degli evasori è un italiano, «ereditiere di una famiglia industriale»: 450 milioni di euro occultati a Vaduz, nel Liechtenstein. Lo rivela, in un’intervista al settimanale tedesco «Stern», Heinrich Kieber, la «gola profonda» che aveva venduto ai servizi segreti della Germania i dischetti con la lista dei conti coperti. Il magistrato Dell’Osso: il fisco italiano chieda informazioni. MILANO — Ammesso che ci sia del turismo «puro» nel piccolo Stato del Liechtenstein ora si potrà visitare anche il parcheggio pubblico di Vaduz usato dai super-evasori di tutto il mondo per passare i soldi in contanti — attraverso una porta d’acciaio segreta — nei forzieri della fiduciaria Liechtenstein Global Trust. Quelli affidati al settimanale Stern da Heinrich Kieber, 42 anni, la gola profonda che aveva venduto ai servizi di intelligence tedeschi sui dati esteri i dischetti con la lista di 3.929 conti in nero di fondazioni e 5.828 di persone fisiche, è materiale succulento per i giallisti. Ma i pochissimi particolari che ha dato sul re dell’evasione, «un italiano ereditiere di una famiglia industriale», ha scatenato già la guerra all’uomo. Chi sarà? Di certo abbiamo un altro «primato» nazionale di cui non andare fieri. La super-talpa Kieber, anch’essa ricca visto che in cambio dei documenti aveva incassato 5 milioni di euro dal Bundesnachrichtendienst, non ha aggiunto molto altro. Se non che la cifra in questione sarebbe vertiginosa: 450 milioni di euro. Un capitale che farebbe appunto dell’italiano il maggior evasore tra tutti coloro che si erano affidati allo schermo del Liechtenstein.
Il maggior evasore tedesco, ha aggiunto Kieber per dare un elemento di confronto, aveva nascosto un patrimonio di «soli» 35 milioni. Inrealtà sembra che il giornalista di Stern prima di pubblicare la notizia avrebbe guardatole carte pur impegnandosi a mantenere il segreto sull’identità dell’italiano. Ma ciò che conta è che quei dati siano in mano al fisco tedesco.
L’Agenzia delle Entrate aveva già detto in passato di essere pronta ad accogliere dati da uffici di altri Paesi. Il passaggio sarebbe più che legittimo e non creerebbe nessun tipo di complessità in un eventuale processo visto che non è stato il Tesoro italiano a pagare per avere i dati. È dunque probabile che già ieri siano stati in molti ad avviare la caccia all’uomo, sempre che il fisco italiano già non abbia quelle carte in mano: la lista era stata venduta infatti ben due anni fa tanto che aveva portato già a delle catture eccellenti come quella dell’ex presidente delle Poste tedesche, Klaus Zumwinkel, condannato nel 2009 a due anni di reclusione con la condizionale, a una multa da un milione e al pagamento dei 3,9 milioni evasi. In ogni caso per lo stato italiano e per il governo Berlusconi, che dopo lo scudo fiscale aveva ripromesso una stretta sui capitali nascosti all’estero, sarebbe un colpaccio.
Per il magistrato Pier Luigi Dell’Osso che si occupa di anti-riciclaggio e reati di mafia «la notizia è rilevante ed è interesse economico dello Stato italiano sapere chi è la persona indicata. Naturalmente si tratta di vedere quali sono gli elementi dietro la segnalazione. Nell’ambito della collaborazione tra Stati della Ue, se la lista è in possesso del fisco tedesco, è interesse di quello italiano chiedere ulteriori informazioni. Si può anche attivare l’ex Ufficio cambi di Bankitalia, oggi Uif, che fa parte delle financial intelligence units europee e che rappresentano un’altra possibilità investigativa».
In realtà esiste anche la possibilità che nel frattempo la superevasione sia stata scudata. La grande caccia all’uomo si trasformerebbe così in una grande beffa, sia per il Tesoro che per i cittadini onesti. Con l’operazione di rientro dei capitali che si è chiusa definitivamente lo scorso aprile i soldi detenuti illegittimamente all’estero potevano essere sanati definitivamente con il pagamento del 5%. Insomma, con soli 22,5 milioni, il ricco ereditiere italiano potrebbe non tremare affatto leggendo la notizia. Tutto dipende dunque dalla velocità con cui si era mosso il fisco e dal fair play dei colleghi tedeschi nel segnalare il nome.
In questi anni le spy stories legate a liste di evasori si sono arricchite di nuovi capitoli con la lista Falciani e quella Pessina. Ma, risultati a parte, con l’uscita di Stern la vicenda di Kieber si candida a diventare quella più intrigante: tra i particolari rilevati dall’ex dipendente del fondo c’è l’inquietante notizia che gli addetti ai conti segreti tenevano dei veri e propri dossier con notizie riguardanti «liti familiari, seconde o terze mogli o figli naturali». «Ne sanno più loro delle mogli, dei figli o degli stessi partner d’affari» ha concluso. Si capisce perché lo stesso Kieber vive oggi in una località nascosta sotto la protezione dei servizi segreti.