Rino Tommasi, il Fatto Quotidiano 5/8/2010;, 5 agosto 2010
VITA AGRA DA ALLENATORE: QUASI NESSUNO HA CONSERVATO IL POSTO
Si calcola che nella storia del campionato di Serie A un allenatore su quattro è praticamente sicuro di non portare a termine il campionato sulla stessa panchina sulla quale lo ha iniziato, ma questa percentuale (leggermente superiore al 25 per cento) è cresciuta in maniera esponenziale e preoccupante nelle ultime stagioni.
Nella stagione scorsa solo otto tra le venti squadre della Serie A hanno ultimato il torneo con lo stesso tecnico ma il dato più clamoroso è tra gli otto tecnici che sono riusciti a conservare il posto e ad evitare il licenziamento solo due (Ventura del Cagliari e Gasperini del Genoa) sono stati confermati e saranno sulla stessa panchina all’inizio del prossimo campionato. Difficile stabilire dove ha prevalso la scelta dell’allenatore o la decisione del club. È naturale pensare che al Chievo sarebbero stati ben felici di confermare Di Carlo ed è probabile che anche alla Sampdoria sarebbero stati contenti di rinnovare il contratto a Gigi Delneri se non avesse prevalso il legittimo desiderio del tecnico friulano di raggiungere una panchina prestigiosa come quella della Juventus. Lo stesso discorso si sarebbe potuto fare per Prandelli, che difficilmente avrebbe lasciato la Fiorentina se non ci fosse stata l’offerta irrinunciabile della Nazionale. In parziale contraddizione con il principio dell’instabilità che caratterizza questo lavoro è giusto far notare come cinque degli allenatori che l’anno scorso erano subentrati in corsa (Colomba al Bologna, Reja alla Lazio, Mazzarri al Napoli, Rossi al Palermo e Ranieri alla Roma) devono aver compiuto un buon lavoro se alle fine del torneo sono stati confermati.
Ovviamente la qualità del lavoro di un allenatore è giudicata esclusivamente dai risultati e dal raggiungimento dell’obiettivo. A Mourinho non è stato sufficiente conquistare i tre tituli disponibili ma quello del tecnico portoghese è un caso molto particolare, anzi “speciale”, nel quale si sono mescolate valutazioni di carattere economico e ambientale che hanno reso quasi inevitabile la conclusione di un rapporto come quello tra Moratti e Mourinho che non è mai apparso troppo facile e tranquillo.
L’esordio più atteso è ovviamente quello di Benitez, che si trova nella scomoda situazione di essere obbligato a vincere almeno lo scudetto. Ci sono naturalmente alcune panchine tradizionalmente a rischio se si considera che in un campionato poco equilibrato come il nostro, almeno le metà delle squadre corrono il rischio della retrocessione. Raramente una squadra che retrocede resiste alla tentazione di cambiare l’allenatore. L’ultimo caso di una squadra retrocessa senza sostituire il tecnico è stato quello della Juventus che, com’è noto, è andata in Serie B in seguito allo scandalo di Calciopoli.
L’anno scorso il primo cambio di allenatore si è verificato dopo le prime due giornate quando la Roma ha sostituito Spal-letti con Ranieri, ma il pimato in materia spetta al Cagliari del presidente Cellino che nella stagione 2005-06 ha sostituito Tesser con Arrigoni alla seconda giornata per poi sostituire Arrigoni con Ballardini una settimana dopo. Con queste premesse il destino di Ballardini non poteva essere molto tranquillo e infatti alla dodicesima giornata il suo posto in panchina venne preso da Ballardini.Se non fosse di cattivo gusto si potrebbe indire un concorso pronostici per indicare quale sarà la prima panchina a saltare nel prossimo torneo, ma se alla quinta giornata non ci sarà stata nessuna sostituzione vorrà dire che la classe dirigente del nostro calcio sta migliorando.