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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

Quelle lettere «magiche» di Tommaso Campanella - Nel 1634 era stato costretto a una precipitosa parten­za da Roma, sotto mentite spoglie e falso nome, per sfuggire alle fazioni filospagnole e fi­lofrancesi della curia che avevano scatenato attorno al trono di Pietro una guerra di maghi e astrologi, spie e sicari, delazioni e omicidi

Quelle lettere «magiche» di Tommaso Campanella - Nel 1634 era stato costretto a una precipitosa parten­za da Roma, sotto mentite spoglie e falso nome, per sfuggire alle fazioni filospagnole e fi­lofrancesi della curia che avevano scatenato attorno al trono di Pietro una guerra di maghi e astrologi, spie e sicari, delazioni e omicidi. Uno de­gli attori principali di questo scon­t­ro era stato proprio Tommaso Cam­panella, umile frate di povere origi­ni calabresi ma sottile filosofo natu­ralista e temuto mago. Fin dai primi tempi del suo arrivo a Roma, nel 1626,avevano preso a circolare insi­s­tenti voci sull’ormai prossima mor­te del Papa. Oscuri presagi astrali avevano convinto Urbano VIII (che si dilettava di astrologia e si vantava di conoscere le natività di tutti i membri del Sacro Collegio) a convo­care a più riprese Campanella nei palazzi apostolici. Nelle relazioni di­plomatiche di quegli anni si trovano frequenti accenni agli incontri se­gr­eti fra un Papa intenzionato a pre­servare il più a lungo possibile la pro­pria vita e «il maggior astrologo de’ nostri tempi». Ma in Vaticano c’era chi stava tramando nell’ombra... e per frate Tommaso l’unica via di scampo era la fuga alla volta della Francia. Fuga che, una volta a Parigi, sotto la protezione di Luigi XIII e del cardi­nale Richelieu, Campanella rievoca in una lettera del 9 aprile 1635 a Pa­pa Urbano VIII, uno scritto fino a og­gi inedito che finalmente si può leg­gere nel volume che raccoglie l’inte­ro corpus epistolare del misterioso frate calabrese (alle lettere presenta­te­in una precedente raccolta appar­sa nel 1927, sono state aggiunte una cinquantina di significative missive scoperte nel corso degli ultimi de­cenni): Tommaso Campanella, Let­tere ( Olschki,pagg.730,euro 74;a cu­ra di Germana Ernst). Il libro ha il pregio di non rivolger­si solo agli esperti. Le 172 missive permettono anche ai profani di pas­­sare, seppur in modo ineguale, attra­verso la vita di questo frate di Stilo, temuto per la profondità deflagran­te del­suo pensiero e per la fama sini­stra di mago. Le lettere, di varia natu­ra ( lunghi memoriali e rapidi bigliet­ti, opuscoli e dediche) partono dalle giovanili frequentazioni napoleta­ne ( ove Campanella si forma presso il circolo del filosofo naturalista Ber­nardino Telesio) ai periodi trascorsi a Firenze presso la corte dei Medici e a Padova ove conosce il giovane Galileo; dagli anni in cui visse un vio­lento contrasto con l’Inquisizione (le lettere dei primi anni in prigione sono locate «dal Caucaso» perché come Prometeo il frate è legato ma­n­i e piedi e costretto a continui sup­plizi, poi scampata la pena capitale riceverà col tempo condizioni mi­g­liori e intratterrà regolari corrispon­denze con cardinali, principi e uo­mini di cultura) fino al suo approdo in terra francese. In una delle sue ultime lettere, quasi un testamento spirituale, indi­rizzata al granduca Ferdinando II de’ Medici, scrive parlando di sé: «Il secolo futuro giudicarà di noi, per­ché il presente sempre crucifige i suoi benefattori: ma poi risuscitano il terzo giorno, o il terzo secolo».