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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

CORSIVI

Non sono sicuro che i miliardari italiani aderiranno all’appello di Bill Gates e Warren Buffett, due fra gli uomini più ricchi del mondo, che hanno invitato tutti i paperoni a devolvere almeno la metà del patrimonio a una qualche organizzazione di beneficenza, incassando l’adesione entusiastica di Bloomberg, Rockefeller, banchieri e produttori cinematografici. Intanto in Italia non esistono miliardari, come si evince dalle dichiarazioni dei redditi, improntate alla massima modestia. E i pochi che credono di esserlo sarebbero disposti a disfarsi delle loro fortune soltanto dopo la morte, evento che rifiutano di prendere in considerazione per i prossimi cinquant’anni (pur avendone magari già quasi ottanta). Ma anche in quel caso bisognerà fronteggiare la reazione degli eredi, che non gradirebbero affatto una torta dimezzata e strillerebbero la loro indignazione, consapevoli di avere l’appoggio di tutto un Paese. Da noi infatti la famiglia è sacra e ciò che non è famiglia - la comunità, gli altri - va considerata un’entità astratta e pregiudizialmente ostile.
Cos’avranno mai fatto, questi «altri», per meritarsi metà dei profitti? Essere malati, disoccupati e disperati non è una buona ragione per disgregare il patrimonio dinastico. Come se non bastassero le matrigne e i fratelli di secondo letto. E poi chi ci assicura che quei soldi finirebbero nelle tasche dei bisognosi e non andrebbero invece ad alimentare gli sprechi di qualche casta? Nel dubbio, meglio tenerseli stretti. Ci pensi lo Stato agli «altri»: si pagano le tasse apposta. Si paghicchiano, via…