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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

Iran, bomba contro il convoglio di Ahmadinejad - Mahmoud Ahmadinejad potrebbe anche vantarsi di aver previsto tutto

Iran, bomba contro il convoglio di Ahmadinejad - Mahmoud Ahmadinejad potrebbe anche vantarsi di aver previsto tutto. «Quegli stupidi sionisti stanno ingag­giando dei mercenari per as­sassinarmi », aveva annuncia­to lunedì in un discorso. Qua­rantotto ore più tardi, ecco puntuale il giallo di una pre­sunta bomba a mano lanciata contro la sua vettura, ma esplosa su un pulmino con a bordo giornalisti e funzionari di governo. Ma nel discorso pronunciato subito dopo, il presidente non menziona l’in­cidente. E l’ordigno -descritto inizialmente come una bom­ba a mano- si trasforma, con il passare delle ore, in un inno­cuo petardo lanciato in segno di gioia. All’imbarazzato dietrofront si contrappone l’enfasi con cui - sempre ieri - è annuncia­to l’acquisto di quattro esem­plari del sistema missilistico S300 ceduti dalla Bielorussia. I missili - in grado di rendere più complesso un attacco ai si­ti nucleari - dovevano esser forniti da Mosca che rifiuta pe­rò di ottemperare al contratto firmato nel 2007. Il giallo del presunto o fallito attentato al presidente inizia ieri mattina ad Hamadan, son­nacchiosa città di provincia, 340 chilometri a Ovest di Tehe­ran, dove non si sono mai se­gnalati disordini o attività del­l’opposizione. Eppure, men­tre il corteo presidenziale si muoveva dall’aeroporto allo stadio, un uomo si è staccato dalla folla e ha lanciato qualco­sa che è esploso accanto a un furgone. Il sito internet Kha­bar Online , controllato da Ali Larijani, presidente del Parla­mento in rottura con Ahmadi­nejad, dà per primo la notizia. «Una bomba a mano è esplosa vicino al veicolo che portava i giornalisti al seguito del presi­dente. La macchina di Ahma­dinejad era distante cento me­tri e lui non è rimasto ferito», spiega Khabar aggiungendo che il colpevole sarebbe stato arrestato. Per l’agenzia se­miufficiale Fars , sarebbe stata una granata artigianale. Subi­to dopo anche Mehr riferisce di una «rumorosa bomba rudi­mentale ». Secondo la tv satelli­tare araba Al Arabiya , ci sareb­bero feriti. A quelle ammissioni segue una complessa e laboriosa marcia indietro. Il primo a sor­volare sull’evento è il presi­dente evitando, nel discorso allo stadio, qualsiasi accenno all’accaduto.Da quel momen­to­in poi il dietrofront è genera­le. A guidare le danze ci pensa l’agenzia ufficiale Irna descri­vendo l’esplosione di un «in­nocuo petardo lanciato da un ragazzo in segno di gioia». Alla rettifica fanno seguito le rassi­curazioni dei funzionari di Ha­madan, solerti- dopo un silen­zio durato ore - nel precisare che «non vi sono né feriti né danni». In questo tira e molla l’elemento più evidente è l’im­barazzo delle fazioni vicine al presidente. I fedelissimi di Ah­madinejad sono preoccupati di ammettere un attentato in­terpretabile come la forma più acuta di un crescente e dif­fuso malcontento. Un malcon­t­ento che dalle piazze di Tehe­ran e dai luoghi più turbolenti come le province curde, azere e sunnite si allarga ora all’inte­ro Paese minacciando la so­pravvivenza del regime.