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 2010  agosto 05 Giovedì calendario

Dai curdi all’Onda verde Tutti i nemici del regime - Un lupo solitario stanco del regi­me iraniano, gruppi armati sunniti, curdi o ex marxisti e dietro le quinte gli israeliani, che da tempo sono impe­gn­ati in una guerra segreta contro il nu­cleare di Teheran

Dai curdi all’Onda verde Tutti i nemici del regime - Un lupo solitario stanco del regi­me iraniano, gruppi armati sunniti, curdi o ex marxisti e dietro le quinte gli israeliani, che da tempo sono impe­gn­ati in una guerra segreta contro il nu­cleare di Teheran. Non sono pochi i ne­mici del presidente iraniano Mah­moud Ahmadinejad. Negli ultimi tempi, i più pericolosi si sono dimostrati i Soldati di Allah (Jun­dallah), anche se il loro capo, Abdol­malek Rigi, è stato da poco impiccato. Il 15 luglio, come rappresaglia per l’esecuzione del leader,iterroristi sun­niti hanno messo a segno un doppio attacco suicida. Le vittime sono state 28, in gran parte Guardiani della rivo­luzione, il corpo di élite degli ayatol­lah. Lo stesso Ahmadinejad era finito nel mirino dei Soldati di Allah, ma il complotto per ucciderlo è stato sventa­to all’ultimo momento. Il gruppo ar­mato sunnita, nell’Iran sciita, sostiene di battersi per i diritti dei baluchi, un gruppo etnico della regione Sud orien­tale del Sistan-Baluchistan. L’esplosione che ha coinvolto il con­voglio del presidente, però, è avvenu­ta dall’altra parte del Paese, nel capo­luogo regionale di Hamadan. Non lon­tano dal Khuzestan, regione turbolen­ta, dove in passato sono scoppiate di­verse bombe. Teheran aveva accusato gli inglesi, presenti nel confinante Irak, di aiutare le cellule arabe del Khu­zestan. Lo stesso Rigi aveva confessa­to in tv i contatti con Yasin Ahvazi, un presunto leader del gruppo armato Al Ahvazie, che prende il nome dal capo­luogo della regione con forte presenza araba. L’apparente esplosione amatoriale di ieri fa pensare a un lupo solitario, stufo del regime e della crisi economi­ca. Sarebbe già stato arrestato. Un sin­golo, vicino all’Onda verde, il movi­mento di protesta contro il regime. An­che i curdi hanno un gruppo armato, noto con la sigla Pjak (Partito della vita libera in Kurdistan). La formazione è attiva nelle montagne del Nord, al con­fine con l’Irak. In giugno gli iraniani avrebbero usato l’artiglieria per sta­narli. Oltre la metà dei miliziani sono giovani donne. Tra i capi, Gulistan Du­gan, 39 anni, psicologa laureata al­l’università di Teheran. Oramai sono in seconda linea i chiacchierati Mujaheddin del popolo, ex marxisti, che hanno cambiato no­me e pelle. Negli anni ’80 e ’90 metteva­no a segno temibili attentati. Primo fra tutti quello che ha costretto Ali Khame­nei, la Guida suprema, a non poter più usare il braccio destro. Saddam Hus­sein avevano garantito ai Mujaheddin campi, soldi e addestramento. Dal 2001 avrebbero rinunciato al terrori­smo. La leader è Maryam Rajavi, laure­ata in ingegneria a Teheran. Guida la lotta da Parigi.I Mujaheddin s’infiltra­no alle manifestazioni dell’Onda ver­de e raccolgono informazioni sensibi­li sul programma nucleare iraniano. Dietro le quinte degli attentati che ogni tanto decapitano i vertici dei Pa­sdaran o eliminano gli scienziati ato­mici iraniani si sospetta spesso che ci sia il Mossad. «In cooperazione con gli Stati Uniti le operazioni coperte israe­liane puntano a eliminare figure chia­ve coinvolte nel programma nuclea­re », ha rivelato lo scorso anno Reva Bhalla, analista di Stratfor, un centro studi vicino alla Cia. Nei giorni scorsi lo stesso Ahmadinejad aveva parlato di un piano israeliano per ucciderlo.