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 2010  agosto 01 Domenica calendario

BAMBOCCIONE PER 2 MILIONII


Dopo aver inutilmente provato per anni a darsi un tono, Fini s’è rassegnato: ora gli basta darsi un Tonino. Contento lui. Ormai non solo parla come Di Pietro, ma si comporta come Di Pietro: riempie la bocca di moralità e l’armadio di scheletri, mescola abilmente soldi del partito e appartamenti privati e soprattutto mette sempre la famiglia al centro del suo progetto politico. Ci manca solo di vederlo arrivare a Montecitorio su un trattore con la scorta di congiuntivi sbagliati e la trasformazione sarebbe completa. Del resto, da quel che si legge in questi giorni, il presidente della Camera pare molto attaccato allo slogan dipietresco: ci vogliono più valori. In Italia, certo. Ma anche a Montecarlo.
Rallegratevi ed esultate, abbiamo un nuovo eroe italiano: non è di sinistra, ma piace alla sinistra, non è magistrato, ma piace alle Procure, si proclama paladino della democrazia ma con i suoi fedelissimi fa il dittatore, è un difensore della libertà dei giornalisti purché nessun giornalista usi quella libertà per porgli interrogativi. Proprio come l’ex pm di Mani Pulite: Di Pietro querela chiunque si occupi di lui senza usare l’incenso, Fini organizza conferenze stampa che non prevedono le domande, che è davvero una bella immagine del Futuro & Libertà che vuol costruire. In effetti: una conferenza stampa senza domande è come mangiare pera&formaggio senza formaggio. Resta la pera, anzi la Perina (Flavia). Che c’azzecca, come direbbe Gianfranco Di PietroFini, con la libertà dei giornalisti?
Così come tutti gli italiani medi, anche gli italiani medi che arrivano da Montenero e da Monte(nero)citorio hanno un forte senso della famiglia. Tonino, è noto, si sarebbe rovinato per il figlio, Gianfranco addirittura per la suocera. Le vuole un gran bene, e questo è positivo, perché in un mondo di famiglie che si dividono e di nonnetti che vengono abbandonati, sapere che il presidente della Camera è così legato alla mamma della sua compagna da voler star sul suo stato di famiglia, attaccato attaccato, nello stesso palazzo fisico e nello stesso documento anagrafico, beh, è confortante. Che ci volete fare? Fini è fatto così, un generoso. Gli altri le suocere mirano a piazzarle appena possibile all’ospizio. Lui, al massimo, mira a piazzarla in Rai.
Lo capite perché si tormenta tanto per l’indegnità altrui? Lo capite perché mette la questione morale al centro di ogni discorso? Perché è un uomo buono e generoso: si sa che il motto degli italiani è “tengo famiglia”. Lui riesce a far di meglio: lui non solo tiene famiglia, ma si fa tenere dalla famiglia. Sta lì, nel palazzo a Val Cannuta, con Elisabetta, papà Sergio, mamma Francesca Frau, le due figliolette appena nate, e non se ne vuole andare: come quei bamboccioni cui non sembra vero di aver trovato chi lava le mutande e fa trovare la pasta al sugo pronta ogni sera. Il partito si può lasciare, la tribù no: non vi sembra una vita irreprensibile?
E poi via: accolto così generosamente dai suoceri, qualsiasi altro italiano cercherebbe di sdebitarsi. Invece Gianfranco niente: lui è un sostenitore della legalità, gran fautore della questione morale, la trasparenza innanzitutto (purché i giornalisti non facciano domande). E se il fratello di Elisabetta, membro eccellente della tribù di Val Cannuta, si trova casualmente a risiedere in un pregiato appartamento di Montecarlo che era stato lasciato in eredità al partito Alleanza nazionale, il povero Gianfranco che c’azzecca? E se mammetta Frau, in onore del suo cognome, occupa le poltroncine degli studi Rai portando a casa contratti per il valore di un milione di euro, il povero Gianfranco che c’azzecca? E se la casa di produzione dei Tulliani’s riesce a piazzare a viale Mazzini una serie di prodotti che non passeranno certo alla storia della televisione (come lo show Italian fun club music award, con la straordinaria par-
tecipazione di Sandy Marton e Tony Maiello), incassando più soldi che consensi, il povero Gianfranco, ancora una volta, che c’azzecca?
Nessuno s’azzardi a pensare male: il nuovo eroe della sinistra, proprio come Tonino, è illibato per definizione. Anche quelle foto hard con la Elisabetta che pubblicò Novella 2000, per dire, non esistono: lui è casto, morigerato, praticamente un monaco. Anzi, un principato di Monaco. Ma soprattutto è il paladino della questione morale. Nessuno osi dire stupidaggini: Fini non ha rotto con Berlusconi per ambizione, non ha rotto per fargli le scarpe, non ha rotto perché s’è pentito del Pdl e vuole rifare Alleanza nazionale in piccolo e non ha rotto nemmeno perché sogna di essere il nuovo leader del centrodestra. Macché: ha rotto perché doveva difendere la legalità e la moralità. Insieme con il baby pensionato Fabio Granata, con Italo Bocchino che fu toccato dallo scandalo Global Service e il cognato che risiede in Boulevard Princesse Charlotte a Montecarlo, appartamento del valore di 3 milioni venduta da An per 67mila euro: è così che si difende la moralità, no? E senza interesse. Nel dubbio, citofonare Di Pietro: i paladini della legalità, si sa, non hanno mai bisogno di mercede. Al massimo di una Mercedes.