Sergio Frigo, Il Messaggero 4/8/2010, 4 agosto 2010
CIUFFINI: «QUELLA LIBERTÀ DELLA MINIGONNA ME LA PORTO ANCHE A 60 ANNI»
C’era una ragione diversa dalla professionalità sorniona di Mike Bongiorno e dalle vincite milionarie dei concorrenti, se 40 anni fa milioni di adolescenti (e anche i loro padri) ogni giovedì sera si piazzavano davanti alla televisione per vedersi “Rischiatutto”. La ragione era un’avvenente ragazza non ancora ventenne, con l’aria sveglia, la battuta pronta e due belle gambe in vista sotto la minigonna. Si chiamava Sabina Ciuffini, e oggi compie sessant’anni. Sessanta come la Nato, il Festival di Sanremo, la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e Radiotre... «Ho scoperto solo grazie a Fabio Fazio - racconta ora l’ex valletta - che molti dei quindicenni di allora avevano fatto le loro prime esercitazioni sentimentali su di me. Ne incontro tanti che mi dicono “ero innamorato di lei”: all’inizio mi innervosivo, ora mi fa piacere. Ma se avessi saputo che avevo tutto quel potere...»
E invece a un certo punto è sparita...
«Finii per qualche anno nella lista degli indesiderati per iniziativa di un personaggio molto potente, di cui non voglio rivelare il nome, a causa di una lettera pubblicata sull’Espresso che parlava della libertà di espressione degli autori e dell’uso delle donne in tv. Ma oggi sono felice che sia andata così, perchè dopo una vita da donna famosa ho potuto viverne un’altra da donna normale, e dedicarmi agli affetti familiari».
Cosa prova un sex symbol ad arrivare a sessant’anni?
«Al tempo siamo state ragazze nuove, senza nemmeno fare troppa fatica, perchè la libertà della minigonna ci è piovuta addosso senza che facessimo niente. Poi siamo state mogli e madri nuove, ora siamo delle nuove sessantenni, certamente più giovani e attive che nel passato: una volta alla nostra età saremmo state davanti al caminetto».
E adesso invece?
«Io sono qui, in jeans e maglietta, fortunatamente in buona salute. Vede, noi abbiamo più fortuna di altre generazioni. Mi dispiace per i trentenni di adesso, ma non li invidio proprio; mi pare di avere più ottimismo, più fiducia di loro nella vita e nell’amore».
Parlava di responsabilità inedite...
«Possiamo e dobbiamo dare il nostro contributo a superare la deriva che ha preso il nostro paese».
Ha in mente qualcosa in concreto?
«Sì. Penso di proporre un programma che racconti le donne italiane: ma quelle normali, quelle che ancora resistono, e che sono il nerbo di questo paese».