Maurizio Piccirilli, Il Tempo 4/8/2010, 4 agosto 2010
SENZANI PERSONAGGIO AMBIGUO"
«Il documento Senzani? Mai visto prima». Libero Mancuso, per anni pm in prima linea nelle inchieste sul terrorismo e pubblica accusa nel processo per la strage alla stazione di Bologna, fu tra i primi a interrogare il brigatista Giovanni Senzani dopo l’arresto avvenuto a Roma nel gennaio 1982. «Ma di quel documento ne apprendo solo ora l’esistenza».
Eppure il giudice Priore sostiene di averlo inviato all’epoca a tutte le procure competenti?
«Evidentemente così non è stato. All’epoca non ho mai avuto notizia di un simile documento».
Ora che ne ha preso visione, che ne pensa?
«Mi sembrano notizie note. I rapporti delle Brigate Rosse con l’Olp, con la Raf, persino con il servizio israeliano che li avvicinò per usarli. Che la Raf avesse rapporti con i servizi segreti sovietici anche questo era abbastanza noto. In questo caso Senzani, dopo l’arresto di Mario Moretti, come dicono i carabinieri nei verbali, si informa e chiede notizie, fa analisi. E poi indica che la Raf organizza attentati per il Kgb e per il servizio segreto militare russo all’interno della Germania. Anche questo penso che sia abbastanza noto».
E rispetto al passaggio nel quale si fa riferimento ad alcuni attentati, "sinagoga, Bo e Trieste"...?
«La sinagoga credo sia quella di Parigi e Trieste dovrebbe essere l’oleodotto nel 1972».
E Bo di Bologna?
«Questo non saprei».
La pista internazionale è un’ipotesi che viene fatta da più parti. Non è per lei praticabile?
«Diciamo che è un pensiero. Tenga conto che noi sapemmo per caso perchè non ci venne comunicato ufficialmente, che Roberto Buzzati, poi pentito e collaboratore, era uomo di Senzani e raccontò che aveva accompagnato Senzani ad Ascoli Piceno dove si doveva incontrare con un uomo del Kgb che gli doveva dire tutto sulla strage di Bologna. "Questo rapporto ci darà una potenza enorme" gli dirà Senzani. Il capo brigatista disse, però, al suo accompagnatore di starsene in disparte, di non farsi vedere perché lo avrebbe incontrato da solo. Questa persona parla con Senzani e Buzzati riesce a fare un identikit di particolare accuratezza. L’identikit che fa Buzzati corrisponde perfettamente alle sembianze di Musumeci (generale del Sismi ndr). Tenga conto di un’altra cosa: quando in Parlamento venne chiesto da Berlinguer e Pecchioli ai ministro della Difesa e dell’Interno cosa sapessero della P2 e di Gelli, fu risposto che non ne sapevano nulla e non risultava nulla».
Invece?
«Viceversa troveremo poi nell’archivio del Sismi di Firenze un appunto in cui Gelli veniva indicato come agente del Kgb. Tutte queste non notizie sono elucubrazioni, analisi. Basterebbe vedere che in qeull’appunto manca l’attentato all’Oktoberfest di Monaco».
La pista internazionale non rientra in questo "grande gioco"?
«La pista internazionale è quella a cui punta Gelli immediatamente, tanto da prendersela con Cioppa, suo uomo all’antiterrorismo che fa la prima retata di neofascisti e lo invita a cambiare rotta».
Resta quindi convinto della sua linea processuale?
«Convinto di un’inchiesta tormentata da interventi loschi alla quale hanno dato ragione tre gradi di giudizio e anche un processo parallelo al tribunale dei minori».
Esclude completamente altre ipotesi?
«Non è escluso che una manovalanza interna possa essere stata manovrata dall’esterno. Come la Raf dai sovietici, l’Olp e le Brigate rosse».
E Senzani?
«Un personaggio estremamente ambiguo, come del resto Mario Moretti. Lui e Musumeci, poi, si conoscevano bene. Musumeci gli consegnò, alle nostre spalle, un miliardo e mezzo del riscatto per la liberazione di Ciro Cirillo, (l’esponente della Dc della Campania rapito dalla Br nel 1981 ndr). C’erano coinvolti Pazienza e Biamonti. Nell’archivio del Sismi trovammo appunti su Cirillo, sulla strage di Bologna e sulla P2».
La nuova inchiesta aperta dalla Procura di Bologna sulle carte della Mitrokhin avrà più fortuna per colmare le lacune?
«Mitrokhin è stato un grande infortunio. Notizie di seconda mano e poco attendibili. Sui dossier della Stasi non c’è traccia di Bologna, né di Kram, il terrorista legato a Carlos. La certezza è che a Bologna c’è un neofascista, Picciafuoco che rimane ferito e poi fugge. Uomo legato a Pazienza e alla Banda della Magliana».