Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 05 Giovedì calendario

UN PRODOTTO SU DUE NON È IN REGOLA

Una vaschetta di plastica in cui era contenuto del prosciutto, un piatto usa e getta, un barattolo di Nesquik vuoto. Tre oggetti diversissimi fra di loro, ma con una caratteristyica in comune: dovunque li getti rischi di sbagliare contenitore. E se abiti in un comune di quelli attenti alla separazione dei rifiuti, Milano per esempio, puoi prendere una multa salata.
La filiera dei rifiuti che conduce dalle case degli italiani ai centri di raccolta e e riciclo e in taluni casi alla discarica o al termovalorizzatore, sconta un difetto di partenza: le indicazioni presenti nelle etichette dei prodotti che entrano tutti i giorni dalla nostra porta nelle borse della spesa sono confuse, spesso incomprensibili e quasi mai aiutano a capire dove gettarli una volta usati.
I BANCONI DELL’IPER
Per capire fino a che punto sia confusa la situazione l’autore di questo articolo per un giorno intero si è calato nei panni della “casalinga di Voghera”, l’archetipo di tutte le massaie italiane e ha battuto in lungo e in largo i banconi dell’Iper di Montebello, un vero e proprio santuario della spesa per chi abita nell’Oltrepò pavese.
Un lunedì mattina d’inizio agosto, le ultime giornate rubate alle ferie prima dell’attesa pausa d’estate. Cominciamo il nostro giro dal reparto dell’acqua minerale e delle bibite. Qui, almeno, le confezioni dovrebbero essere chiare. Di solito i compiti d’estate, quelli che ti rifilavano a bruciapelo le maestre delle scuole elementari, si iniziavano proprio da quello più facile. Per questo ci inoltriamo fra le pile di bottiglie e
bottigliette multicolori. Boario, Guizza, Uliveto, Lete, Levissima. Andiamo a caso, sicuri di trovare una valanga di indicazioni.... Così non è. Se l’acqua San Benedetto e la Guizza hanno in etichetta indicazioni che dichiarano il materiale con cui sono fatte, Boario e Ferrarelle no. Due su quattro, non c’è male. Ma la lista dei prodotti del tutto privi di indicazioni su come smaltirli una volta usati non è breve. Oltre all’acqua troviamo anche il tonno Rio Mare, in confezione famiglia da un chilo, la vaschetta di prosciutto di Parma, messa in bella nostra a fianco di una pila di meloni gialli e succosi. Sempre fra gli alimentari hanno l’etichetta muta anche il pollo Aia in vaschetta e la Nutella in barattolo. Fra i non alimentari avari di indicazioni per la raccolta differenziata sono le biro Bic Cristal e i Dvd Sony. Su questi ultimi, per esempio, apprendiamo che vengono fabbricati in Malesia ma per il resto nulla. Giriamo e rigiriamo la confezione di un colore giallo sbiadito, la osserviamo con una lente d’ingrandimento ma non troviamo nulla di utile.
CON LA LENTE IN MANO
La lente se si vuol avere certezza di quel che si trova sulle confezioni è indispensabili. A noi è servita in almeno 5 casi, l’Ovomaltina (una volta si chiamava così), la Nutella, le gomme americane Vigorsol, la tastiera senza fili Logitech 600 e la scatola dell’antivirus Kaspersky: il prodotto è sicuramente il migliore software del genere in circolazione. L’imballo lascia a desidarare.
Il nostro giro fra i banconi dell’Iper prosegue per tutto il giorno fino a sera inoltrata. Non rifacciamo l’elenco dei prodotti esaminati: ne diamo conto inte-
gralmente nella tabella che compare qui a fianco. Abbiamo utilizzato il sistema del semaforo: dove compare il bollino rosso significa che non ci sono indicazioni sullo smaltimento. Il giallo indica invece che qualcosa si dice ma non è sufficiente a rispondere alla domanda centrale: dove lo butto? Il bollino verde significa al contrario che le spiegazioni sono chiare ed esaurienti e la scelta del contenitore in cui destinare il rifiuto è immediata.
SIMBOLI POCO CHIARI
C’è da fare comunque una precisazione. I simbolini stampati sulle confezioni riguardano nella stragrande maggioranza dei casi l’imballo. Sul contenuto non si trova praticamente nulla. Qualche esempio: la lettiera per gatti Crystal Blend della Purina, una volta usata dove si butta? Mistero. Come nel caso delle cialde per il caffé espresso della Nescafé. C’è l’indicazione per smaltire la scatola. Sul contenuto nemmeno un cenno. L’elenco è lungo: pennarelli all’acqua e indelebili, dentifrici, penne a sfera. Ma non è un caso: i consorzi per lo smaltimento esistenti si occupano solamente degli imballaggi. Tutto ciò che non è un contenitore in senso stretto ne è escluso.
Curioso poi il caso dei piatti di plastica usa e getta. Sulla confezione si legge, questa volta sì in maniera chiara e inequivocabile: “Gettare il prodotto negli appositi contenitori per i rifiuti”. Peccato che non siano i cassonetti della plastica. I piatti non sono considerati un imballaggio e quindi si devono gettare nel sacco della spazzatura indifferenziata.
Alla fine il Casalingo di Voghera ha solo una certezza. Un prodotto su due non sa dove smaltirlo.4