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 2010  agosto 04 Mercoledì calendario

IL MISTERIOSO BIOLOGO ALL’ADDIO DI CARLO MARX

Nel settore dei «dannati», cioè degli atei, dell’ Highgate Cemetery di Londra fu sepolto, il 17 marzo 1883, il corpo di Karl Marx. L’autore del Capitale era morto tre giorni prima di tubercolosi e fu il suo amico Friedrich Engels a constatarne per primo il decesso, trovandolo seduto sulla sua poltrona con gli occhi chiusi. Il funerale fu una cerimonia breve e sobria, cui parteciparono pochissimi, il che, considerata la fama di Marx, fa un certo effetto. Sul numero esatto dei convenuti al rito funebre c’è qualche discordanza, ma di sicuro non si andò oltre le undici persone. Lo scienziato Stephen Jay Gould, che all’argomento ha dedicato un saggio (contenuto in I Have Landed, edito in Italia da Codice), fissa le presenze a nove, ma dimenticando una figlia e aggiungendo per errore la moglie del filosofo, Jenny, che era morta da quasi due anni. Quel giorno a Highgate c’erano di certo Engels, autore dell’orazione di commiato pronunciata in lingua inglese, le due figlie di Marx ancora in vita, Eleanor e Laura, i due generi francesi — Charles Longuet, che era stato membro della Comune di Parigi, e il rivoluzionario Paul Lafargue — e alcuni amici di vecchia data del defunto, tutti socialisti e attivisti. Eccoli: Wilhelm Liebknecht, fondatore e leader del Partito socialdemocratico tedesco; Friedrich Lessner, condannato a tre anni di carcere nel processo contro i comunisti celebrato a Colonia nel ’52; Georg Lochner, che Engels definì «un vecchio membro della Lega comunista»; Carl Schorlemmer, professore di chimica a Manchester e rivoluzionario a Baden nei moti del 1848. Un «parterre» sparuto ma molto coerente con la personalità del caro estinto. C’era pure, probabilmente, la domestica, Helene Demuth, da cui Marx ebbe un figlio. Del nono convenuto certo, Gould parla come del classico «cavolo a merenda». Si trattava di un tale E. Ray Lankester, trentaseienne biologo evoluzionista britannico, allievo di Darwin, un intellettuale conservatore che avrebbe vissuto qualche periodo di celebrità ma destinato a cadere nell’oblio dei posteri sia come scienziato sia come divulgatore. A che titolo era lì? Non era della famiglia, non apparteneva al giro politico di Marx, non ne era neppure simpatizzante e anzi il suo identikit intellettuale sembrava portarlo verso strade opposte. Squadernando il suo cursus honorum — lauree, cattedre, pubblici riconoscimenti che lo portarono alla direzione del Museo di Storia Naturale — Gould lo colloca «tra i più celebrati e boriosi scienziati britannici tradizionalisti e socialmente eminenti», chiedendosi che cosa potesse aver avvicinato due persone tanto diverse come lui e il filosofo tedesco. Del resto, Marx, grande estimatore (fino a un certo punto della sua vita) di Darwin, non aveva però una propensione verso la scienza tale da considerare il grigio erede dell’evoluzionismo Lankester come un possibile sodale. L’interesse e la competenza di Engels in campo scientifico erano immensamente superiori a quelli, tutto sommato dilettanteschi, dell’amico Karl. Si sa, da alcune brevi lettere di Lankester, che Marx lo avvicinò inizialmente, nel 1880, per chiedergli consigli medici in merito al cancro al seno da cui era stata colpita la moglie. Gli fu suggerito di rivolgersi al dottor H.B. Donkin, il quale si occupò con competenza della signora Marx e in seguito avrebbe curato il marito, affetto dalla tubercolosi che gli sarebbe stata fatale. Probabilmente, il filosofo conobbe il giovane scienziato attraverso un amico comune, archeologo a Cambridge, Charles Waldstein. Costui, ventenne, incontrò Marx una domenica pomeriggio del 1877 in casa della scrittrice George Eliot e da allora frequentò la sua famiglia con regolarità: Waldstein avrebbe poi ricordato il vecchio filosofo come «un uomo grandissimo, che era una miniera di conoscenze profonde e accurate in ogni campo», una persona che «sembrava trarre un enorme piacere dalla semplice freschezza del mio giovanile entusiasmo e si interessò a tal punto alla mia vita e al mio benessere che un giorno propose che diventassimo Dutz-Freunde ». Quest’ultima espressione tedesca indica il confidenziale darsi del tu tra amici. Davvero sorprendente, all’epoca, che un settantenne tanto autorevole chiedesse a un ragazzino di abbandonare ogni formalità e di dargli del tu. Per sciogliere l’enigma sulla presenza di un «massiccio, imponente relitto della biologia vittoriana» come Lankester al cimitero di Londra il 17 marzo 1883, secondo Gould bisogna partire da Waldstein. Stupirsi di fronte alla mancata sintonia politica tra Marx e lo scienziato («Un molto grasso e con la faccia da ranocchio», lo ricordava il figlio di Waldstein) che andò a rendergli l’estremo saluto, è in realtà fuorviante: «Quando ci chiediamo perché un biologo fondamentalmente conservatore come Lankester poteva aver apprezzato e tenuto in gran considerazione la compagnia di un vecchio agitatore come Karl Marx, fatichiamo a non guardare quest’ultimo attraverso le lenti delle successive catastrofi umane perpetrate in suo nome — da Stalin a Pol Pot». Lo stupore nascerebbe, insomma, da un doppio preconcetto: che «il vecchio agitatore» fosse da evitare come la peste e che il conservatore Lankester fosse talmente miope da ignorare l’eccezionalità intellettuale del filosofo. La distanza storica e la consapevolezza postuma rischiano di distorcere la verità, mentre i ricordi di Waldstein finiscono per rivelare quanto all’ideologo ormai malato e depresso desse sollievo la compagnia di giovani pieni di entusiasmo e di curiosità intellettuale. Non mancano le testimonianze in tal senso: sentendo avvicinarsi la fine, Marx divenne sempre più insofferente verso i coetanei; al contrario, come ha scritto un suo biografo, accoglieva con generosità «i giovani colleghi che cercavano aiuto e consiglio». Il futuro pallone gonfiato E. Ray Lankester era uno di questi.