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 2010  agosto 04 Mercoledì calendario

A PRANZO CON BONO E GLI U2 "LA BAND È LA NOSTRA DROGA"

Avete mai pensato a Bono come imitatore? Beh, la prima cosa che fa entrando nel ristorante dove incontriamo la band, è lanciarsi in una perfetta imitazione di Andrew Lloyd Webber, quando a un discorso di premiazione ringraziò i rocker di avergli lasciato campo libero nei musical. «È vero, ma perché lo abbiamo fatto? Abbiamo lasciato intere autostrade da percorrere». E questo per spiegare come mai abbiano accettato di scrivere le musiche di Spiderman, in scena a New York entro l´anno.
A pranzo con gli U2. Poco usuale. Anche per loro, anzi mai fatto prima, diciamo una graziosa concessione all´Italia, cui devono tanto. Tutti e quattro lì intorno al tavolo, disponibili divertiti, ammiccanti, pieni di notizie e storie da raccontare: su Pavarotti e le lacrime di Eno quando sentì per la prima volta il cantato del tenore per Miss Sarajevo; sulla casa in cui vivono in questi giorni fuori Torino che è di una marchesa vedova, sola, e molto gentile: «Stiamo vivendo un periodo eccezionale di creatività, stiamo lavorando a tre, anzi quattro progetti contemporaneamente» dice The Edge.
Prima di ogni altra cosa vogliamo sapere della schiena di Bono, di quell´incidente che ha fatto cancellare concerti: «Ogni giorno va meglio, e per poter tornare sul palco sto ancora facendo ore di "rehab" ogni giorno. Certo, è un tipo di riabilitazione diversa da quella a cui di solito si sottopongono le rockstar... Ma alla fine si è trasformato in un regalo, è stato un periodo di riflessione. Anche se è stato brutto dover cancellare tutti quei concerti. A Paul McGuinness, il nostro manager, è venuto quasi un infarto, "un milione di biglietti venduti" diceva con le mani nei capelli. Per superare il dolore i primi tempi in clinica ho preso la morfina, e come tutti i drogati facevo cose strane, in ospedale volevo sempre gelati, bevevo, ho anche ricominciato a fumare. Poi quando siamo tornati a casa in Francia sentivo musica tecno a tutto volume, anche di notte. Paul una notte mi ha suonato e mi ha chiesto se non ero impazzito, che forse non avevo ben afferrato quanto fosse seria la situazione, che avrei dovuto stare a letto».
The Edge sorride sornione, mentre Bono parla come un grande showman, a metà tra il profeta e l´incantatore, e Adam Clayton e Larry Mullen, più riservati, chiusi, annuiscono con grazia. «Abbiamo usato molto bene questo periodo di pausa» spiega The Edge, «ora abbiamo venticinque nuove canzoni, e due o tre di queste le proveremo dal vivo venerdì». Di alcune già corrono voci, ad esempio che uno dei pezzi nuovi s´intitoli Glastonbury. «Sì», conferma Bono, «l´abbiamo scritta due giorni dopo il concerto tenuto a Berlino per il ventennale della caduta del muro. È incredibile scrivere quando sei in tour, lo fai avendo ancora addosso le grida della gente». «E poi finalmente abbiamo l´opportunità di suonare pezzi nuovi, prima che finiscano nel disco» dice The Edge, «a volte capita che quando li esegui dal vivo, dopo il rodaggio suonino meglio, ma è troppo tardi per correggere il disco». E tutti questi nuovi progetti? «Le musiche di Spiderman, un disco rock, un disco ambient, molto meditativo, per la notte, s´intitolerà Songs of a scent, e infine anche un cd da discoteca. Chris Martin dei Coldplay mi ha detto: ho sentito dire che avete tre progetti in ballo, perché non prendete il meglio da tutti e tre e fate un disco subito? Potrebbe essere una buona idea ma non succederà».
Avendovi visto suonare magnificamente per duecento persone negli studi radiofonici della Bbc, viene da pensare che il gigantismo in cui siete impegnati, a lungo possa essere una prigione… «È vero», risponde Adam Clayton, «negli stadi il suono non è mai quello che potrebbe essere in un piccolo spazio». Una domanda per tutti e quattro: cosa vi tiene ancora uniti, dopo tanti anni? Clayton: «Stiamo insieme perché è difficile incontrare gente intelligente, e non vorrei lavorare con nessun altro, in fondo loro sono i musicisti che mi hanno influenzato di più». Larry Mullen (ridendo): «Non c´è un altro posto dove potrei andare, a parte una piccola isola nell´oceano. Lo faro quando sarò più vecchio, o magari in un monastero». The Edge, ironico: «Gli altri tre da soli non saprebbero cosa fare, e così mi preoccupo di tenerli sempre impegnati». Ma le grandi sentenze, come al solito toccano a Bono: «Sono nervoso quando in una stanza ci sono persone che sono d´accordo con me. Penso che sei bravo quanto i tuoi argomenti sono forti. L´ego ce lo teniamo per le nostre case, ma è noioso. Diventando più vecchi si tende a isolarsi a costruirsi il proprio dominio dove si è padroni. E si ride poco. Noi invece ridiamo molto, discutiamo, siamo pieni di contraddizioni. La band è la nostra droga, ci sono inesplicabili momenti di magia e possono accadere ovunque, in concerto o in studio».
Chiedendo scusa agli altri tre, una domanda al Bono politico è d´obbligo. Se l´è presa con Berlusconi perché non ha rispettato gli impegni: «Sì, anche se non è così semplice. Sto imparando a capire la politica italiana, che è molto complicata. Noi non vogliamo fare ostaggi né a destra né a sinistra. Non si può pensare che il destino dei più deboli possa dipendere da una parte politica. Ma Berlusconi mi aveva inserito nel suo manifesto programmatico nel 2006, certe cose le aveva promesse alla gente, non a me. Io sono una rockstar, non sono stato votato, lui sì, e gli impegni presi li deve rispettare».
Tornando alla musica. Come lo vedete il futuro? «Per noi il rock è innovazione. Forse non riusciremo a farlo col prossimo disco, ma pensiamo di realizzare qualcosa che più che un disco sia un´applicazione: qualcosa che posa essere utilizzato su grandi schermi, nei computer, con testi, immagini...». Bono, quando sarà a Roma in ottobre, cercherà di nuovo di telefonare al Papa come fece tanti anni fa? «Non credo» dice ridendo, e tira fuori dalla camicia una croce che gli regalò papa Wojtyla: «Vi ricordate quando mise i miei occhiali da sole? Volevo la foto, ma un cardinale mi disse: foto? Non ho mai visto una foto del genere».