ANGELO AQUARO, la Repubblica 4/8/2010, 4 agosto 2010
OBAMA, APPUNTAMENTO A HIROSHIMA - NEW YORK
Quando venerdì poserà la corona di fiori davanti al mausoleo che ricorda le vittime dell´arma più potente che l´uomo abbia mai concepito, John Roos, l´ambasciatore in Giappone degli Stati Uniti avrà gli occhi del mondo puntati su di lui. Sarà la prima volta in 65 anni che gli Usa partecipano alla commemorazione del giorno in cui si macchiarono della colpa atomica. Ma l´ambasciatore sa bene che il mondo guarda a lui come si guarda a una controfigura: tutti immagineranno la scena in cui lì, a Hiroshima, si inchinerà Barack Obama, il primo presidente degli Usa a rendere omaggio alle 200mila vittime del doppio bombardamento, 6 e 9 agosto 1945. Più che una carneficina, la fine del mondo: ma anche la fine della guerra scatenata da Hitler in Europa e dai giapponesi a Pearl Harbor.
L´attesa di Obama non sarà inutile. È stato lo stesso presidente e premio Nobel ad accettare l´invito che il sindaco di Hiroshima, Tadatoshi Akiba, gli ha fatto durante una visita alla Casa Bianca. E la promessa è stata ripetuta durante un´intervista alla tv giapponese Nhk. L´occasione potrebbe essere la visita che il presidente ha in programma a novembre per partecipare al forum economico Asia-Pacifico. Ma il tema è più che delicato.
Obama, che pure è un campione della non proliferazione nucleare e ad aprile ha firmato con la Russia un nuovo trattato, non può spingersi a compiere gesti che potrebbero apparire come una richiesta di perdono. «L´esistenza di migliaia di testate nucleari è l´eredità più pericolosa della guerra fredda», disse Obama nel discorso di Praga nell´aprile del 2009 con cui in pratica prenotò il Nobel per la Pace: «Generazioni sono vissute con la consapevolezza che il loro mondo sarebbe potuto essere raso al suolo in un solo lampo di luce».
È quello stesso lampo di luce che alle 8.15 del 6 agosto la detonazione della bomba provocò nel cielo di Hiroshima. I segni sono ancora là e l´ambasciatore, e presto forse il presidente, potranno toccarli con mano nel parco della città giapponese dove il tempo si è fermato. La «Cupola della Bomba A», cioè lo scheletro del Palazzo della Promozione Industriale che era l´edificio più vicino all´epicentro. Le "impronte" dei corpi bruciati dalla bomba rimaste sugli edifici restati in piedi. Lo strazio del museo che raccoglie gli abiti in cui si sono sciolti i bambini cancellati dall´Enola Gay.
Eppure la tormentata scelta di Harry Truman continua a essere accettata nei sondaggi in America come la svolta decisiva per la fine della guerra. Ecco perché la presenza dello stesso ambasciatore Roos, specifica una nota del Dipartimento di Stato, segnalerà «il rispetto verso tutte le vittime della Seconda guerra mondiale»: e non solo di Hiroshima e Nagasaki. L´anniversario della Bomba segnerà anche la prima volta di un segretario generale dell´Onu, Ban Ki-Moon, e dei diplomatici di Francia e Gran Bretagna, anch´esse potenze nucleari. Aspettando la visita di quel presidente premio Nobel che è costretto, nel frattempo, a portare avanti due guerre.