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 2010  agosto 04 Mercoledì calendario

Turisti dell’orrore nel «giardino di Elisa» - Il «giardino di Elisa» è lun­go sei metri e largo due: un faz­zoletto di asfalto intriso di la­crime sincere e stille di ipocri­sia

Turisti dell’orrore nel «giardino di Elisa» - Il «giardino di Elisa» è lun­go sei metri e largo due: un faz­zoletto di asfalto intriso di la­crime sincere e stille di ipocri­sia. Sentimenti puliti (pochi) e sporche maldicenze (tante) si alternano da 140 giorni da­vanti al sagrato della Santissi­ma Trinità, la chiesa dei miste­ri di Potenza che per 17 anni ha celato agli uomini - ma non a Dio- il cadavere di Elisa Claps. All’indomani del ritrova­mento, lo scorso 17 marzo, del corpo mummificato della studentessa sedicenne nel sot­totetto della Cattedrale, sui gradini di ingresso alla basili­ca cominciarono a fiorire bi­gliettini, piantine, pupazzi; erano i primi semi di quello che, qualche giorno dopo, sa­rebbe stato ribattezzato il «giardino di Elisa». Nel tempo il «giardino» si è ampliato, ger­mogliando anche ai lati della scalinata: un’«aiuola» che la gente innaffia alternando l’ac­qua pura della solidarietà a quella putrida della curiosità morbosa. Per cento, mille volte, lo sguardo si ferma sul foglio at­taccato con lo scotch sul por­tone principale che dà su via Pretoria, la strada dello «stru­scio »: «Edificio sottoposto a sequestro giudiziario»; la gen­te passa, legge, a volte si fa il segno della croce. Affisso sul portone laterale un comunica­to della Curia lucana datato 18 marzo: «Le Messe sono so­spese per tutta la settimana». Altro che «una settimana», da allora ad oggi sono trascorsi oltre quattro mesi. E la Santis­sima Trinità non ha mai più riaperto. Tristemente il portone chiu­so in faccia ai fedeli, il «giardi­no di Elisa» trasformato in un discutibile vivaio dei senti­menti, sono diventati luoghi «turistici», meta del pellegri­naggio - più profano che sa­cro - di chi in questi giorni d’estate visita il capoluogo lu­cano. A tutti è giunta l’eco ango­sciosa del caso-Claps, ma chi passa da Potenza non si ac­contenta più delle voci di ritor­no: vuole toccare con mano, fotografare i peluche e le lette­rine dedicate all’«angelo Eli­sa ». Di fianco alla porta della Santissima Trinità c’è perfino una specie di bacheca dove un mezzo matto, autoprocla­matosi «custode del giardi­no », affigge «comunicati» che «informano» sugli sviluppi dell’inchiesta. Già, l’inchiesta. Di sicuro si sa solo che Danilo Restivo (il sospettato numero della mor­te della ragazza, uccisa con 13 coltellate) è in carcere in In­ghilterra con l’accusa di aver ammazzato nel 2002 la sarta Heather Barnett. La Procura della Repubbli­ca di Salerno è convinta che Restivo sia il killer anche della studentessa potentina che la mattina del 12 settembre 1993, prima di sparire nel nul­la, incontrò per l’ultima volta Danilo proprio all’interno del­la Santissima Trinità. Da allo­ra 17 anni di ricerche pastic­ciate che non portarono a nul­la, se non alla condanna di Re­stiv­o a 8 mesi per falsa testimo­nianza. La Cattedrale fu ispe­zionata più volte, ma nessuno andò a controllare lì, nel sotto­tetto, l’anfratto che per 17 an­ni ha inghiottito sotto uno stra­to di mattoni e calcinacci i re­sti martoriati di Elisa. Una sto­ria assurda, come assurde so­no le fasi che hanno portato al ritrovamento del cadavere. «Tanti, troppi depistaggi. E tante, troppe coperture», han­no sempre accusato il familia­ri di Elisa. La mamma della studentessa,nel corso dell’ul­tima puntata di «Chi l’ha vi­sto », ha urlato: «C’è chi anco­ra oggi vuole nascondere i no­mi di personaggi potenti. Ma se questi nomi non verranno fuori, farò scoppiare un terre­moto! ». La notte del 29 luglio una mano anonima ha deciso di sradicare il «giardino di Eli­sa »: via gli striscioni che chie­devano giustizia, scomparsi i bambolotti, sparite le poesie, le dediche, i disegni, i fiori, le piantine. Ma il «custode del giardino di Elisa» non è rima­sto a lungo senza lavoro: nel giro di 24 ore striscioni, bam­bolotti, poesie ecc. sono riap­parsi più numerosi di prima. Per la soddisfazione dei «turi­sti » che filmano lo spettacolo e chiedono di poter entrare nella basilica. «Non è possibi­le, è sotto sequestro», rispon­de, quasi scusandosi, il «custo­de ». In molti vanno via delusi. Solo l’ombra di una ragazzina si ferma, si inginocchia e pre­ga. Ha occhi e capelli neri. Assomiglia tanto a Elisa.