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 2010  agosto 04 Mercoledì calendario

AFRICA, SENZA SERVIZI IL COMMERCIO NON CRESCE

La recessione economica mondiale e le oscillazioni dei mercati finanziari hanno messo sotto stress i budget dell’intera Africa. Con l’eccezione del Ghana e di pochi altri Stati, nel 2009 i saldi di bilancio della maggior parte dei Paesi africani si sono deteriorati. Ma, grazie a una gestione prudente delle finanze pubbliche durante precedenti periodi di forte crescita, un numero significativo di Paesi ha affrontato la crisi con risorse di bilancio migliori rispetto al passato.
Nel 2009 la crescita del Pil totale in Africa è stata in media dell’1,6%, in calo rispetto al 5,7% nel periodo 2002-2008, ma comunque in crescita. Inoltre, diversi Paesi hanno continuato a sviluppare riforme a lungo termine per migliorare gli affari e il clima degli investimenti, nonostante le terribili sfide della crisi. Ora che commercio internazionale e produzione industriale globale sono in via di guarigione, le economie subsahariane sembrano destinate a una crescita più robusta.
Naturalmente numerosi rischi al ribasso - catastrofi meteorologiche, conflitti militari e politici - sono ancora in grado di minare i sudati benefici di questo record sociale ed economico. Ma è la dicotomia insita nella natura delle sue economie e delle finanze a rappresentare lo squilibrio strutturale più spinoso dell’Africa. In realtà stanno emergendo due economie africane: un’economia moderna e una basata sulla liquidità.
In Africa quasi tutti i governi lodano - alcuni onestamente, altri no - la modernizzazione economica come fondamento della prosperità e parametro per giudicare la loro efficacia. Molti vantano la modernità delle infrastrutture finanziarie delle loro economie, basate su tutta una serie di sistemi di pagamento e di regolazione, legali, contabili e creditizi.
I sistemi di pagamento nazionali operano su prodotti e servizi regolati dall’informatica. Un efficace sistema interbancario di trasferimento fondi definisce le transazioni in tempo reale, elimina il rischio di credito tra i partecipanti del sistema, aumenta la circolazione di fondi, e migliora l’attuazione della politica monetaria. Le banche dispongono della possibilità di controllare le loro posizioni in tempo reale e quindi decidere forme di investimento redditizio.
Finora solo poche istituzioni finanziarie registrate, soprattutto filiali di banche commerciali occidentali, hanno accesso a questi sistemi di pagamento. Le istituzioni finanziarie non bancarie, come uffici di cambio, uffici postali e operatori di microfinanziamenti, non sono ammesse al loro impiego, anche quando sono finanziariamente solide e sostenibili.
Agli effetti del dirottamento dei sistemi di pagamento nazionali alle banche all’esclusivo servizio dell’economia moderna si sommano gli accordi di esclusiva che le banche e le società di trasferimento di denaro come la Western Union hanno firmato con la maggior parte dei Paesi africani. Questi accordi tagliano fuori le entità non-bancarie dal mercato altamente remunerativo delle rimesse degli emigrati della diaspora africana, che restano un motore fondamentale della crescita.
Tuttavia la rapida e diffusa urbanizzazione dell’Africa ha dato origine a un dinamico settore informale, non collegato all’economia moderna. Anche se emarginata dai funzionari africani, questa economia di cassa è una delle principali fonti di capacità produttiva del continente. Impiega oltre il 90% della forza lavoro e ospita il 75% dei dettaglianti. Ma, nonostante il ruolo chiave giocato nell’economia, il settore informale non ha accesso ai prestiti bancari tradizionali. Gli istituti di microfinanza sono i soli ad aprire linee di credito agli operatori informali.
Il modello dell’attività di microfinanza è basato sul prestito che è garantito dal gruppo. Questo si traduce in una rete di solidarietà e in un meccanismo di sostegno che riduce il rischio di credito e incoraggia la disciplina nei pagamenti. Il rimborso di credito negli istituti di microfinanza ben gestiti è intorno al 95%. Tutti gli studi effettuati sull’area hanno anche rivelato che le donne sono le più attive tra gli imprenditori del settore informale e le più rapide nel far fronte agli impegni.
Gli Stati africani devono ora prendere atto che modernizzare i loro settori informali integrandoli nell’economia moderna può essere uno strumento di sviluppo importante. Eppure, solo pochi Paesi hanno cominciato a muoversi in quella direzione. La Nigeria si è astenuta dal firmare qualsiasi accordo in esclusiva con Western Union e altri, e la sua industria bancaria appena consolidata sta facendo notevoli passi avanti in tutta la regione.
Anche il Ruanda ha approvato regolamenti che eliminano gli accordi in esclusiva, aprendo alle istituzioni di microfinanza la possibilità di diventare fornitori di servizi di pagamento. La South African Reserve Bank ha realizzato una piattaforma all’interno del suo sistema di pagamento nazionale per gli istituti di microfinanza e non bancari. Il sistema nazionale di pagamenti del Malawi è accessibile ai partecipanti non bancari, compresi i fornitori di servizi di terze parti.
Permettere alla microfinanza di accedere ai sistemi di pagamento nazionali e regionali, e agli impianti elettronici al dettaglio sarà un bel passo in avanti verso le esigenze del commercio al dettaglio e del settore delle imprese in termini di servizi bancari. Contribuirà inoltre ad agevolare ai poveri l’accesso ai servizi finanziari, contribuendo così a ridurre l’elevata percentuale di popolazione che non ha accesso alle banche.
Tutto questo rilancerà lo sviluppo e l’integrazione di finanza e commercio. Un progresso da accogliere con favore perché gran parte del commercio intraregionale è effettuato da operatori informali e da piccole e medie imprese che non hanno accesso al sistema bancario. Inoltre, l’integrazione economica e l’aumento degli scambi intraregionali sono la migliore porta d’ingresso per i mercati globali di tutti i Paesi.
Quando si tratta di analizzare i guai dell’Africa di solito ci si sofferma a lungo sul traumatico passato del continente. Ma ci vuole uno sforzo d’immaginazione per collegare i dolori dell’Africa coloniale con la volontà dei leader africani di spendere una fortuna per dotare i loro Paesi di sistemi contabili all’avanguardia per poi escludere i cittadini dal loro utilizzo. Abraham Lincoln disse una volta che una casa divisa non può stare in piedi. C’è un corollario economico per questo: una casa in cui l’economia è divisa non può prosperare.
Copyright: Project Syndicate, 2010
* ex componente del gruppo di direzione dell’African Development Bank, è un consulente d’investimento senegalese e l’autore di «L’Afrique au secours de l’Afrique»
(L’Africa in soccorso dell’Africa)