Paola Mastrocola, La Stampa 4/8/2010, pagina 1, 4 agosto 2010
Il piacere raro della bracciata - Molti vanno al mare, ma pochi nuotano. Fanno bagni sporadici e veloci
Il piacere raro della bracciata - Molti vanno al mare, ma pochi nuotano. Fanno bagni sporadici e veloci. Amano il mare per altro: prendere il sole, diventare abbronzati, sfoggiare il costume, andare la sera in discoteca. Hanno, in genere, tre modi di fare il bagno: o un tuffo e via, o stazionano immersi fino al collo come ippopotami, o fanno una decina di bracciate al massimo e subito implodono, palloncini sgonfi. Alcuni invece, al mare, nuotano. Pochi. Rari nantes. Forse vanno al mare proprio per nuotare... Li riconosci dagli occhialini, e perché entrano in mare silenziosi e felpati. Senza tuffi, senza clamori. Scivolano nell’acqua, e cominciano un lavoro lento e costante e ti sembra che possano non smettere mai più: trasmettono un certo senso di pacata eternità. Tu li guardi, dici adesso si stancano, e invece no, continuano. Alla fine ti stufi di seguirli, ti dimentichi di loro e quando, dopo un tempo inenarrabile, ti cade l’occhio all’orizzonte li vedi ancora lì che nuotano, uguali. Sono gente particolare. Li chiamerei i «nuotatori di mare». Molto diversi dai nuotatori di piscina, tutto un altro mondo. Intanto, vanno sempre avanti, o in verticale, dritti verso l’orizzonte, o orizzontali lungo costa: i due modi classici di percorrere il mare, in lungo o in largo. È bellissimo, per chi nuota, anche vedere gli altri nuotare. È una specie di piacere trasferito. Ci si immedesima nella bracciata altrui, si gusta, nell’altro, l’affondo del braccio, il ritmo costante del respiro, quel volgersi laterale del viso a prender l’aria, gentile, esatto, perfettamente parallelo al pelo dell’acqua. Esiste secondo me una specie di fratellanza tra nuotatori, un sapere condiviso, una complicità mai detta. Non ci si parla mai, infatti, tra gente che nuota. Al massimo ci si sfiora. Ma raramente si raggiunge intesa più perfetta. Credo che si abbia la stessa idea della vita: ad esempio, non arrivare da nessuna parte e non dimostrare niente a nessuno, quindi non andar veloci e men che mai gareggiare: si nuota e basta. Si sta molto in compagnia di se stessi, si portano i pensieri a respirare tra le onde, e a galleggiare un po’. I nuotatori di mare sanno che il bello è nuotare a lungo, passare un tempo smisurato, che perda addirittura la sua misurabilità. Sanno che nuotare è un’esperienza temporale, più che spaziale: che non contano il luogo e il chilometraggio, ma solo, come direbbe Ungaretti, il «sentimento del tempo», il lento scorrere dell’acqua su di sé.