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 2010  agosto 04 Mercoledì calendario

Salviamo la nostra Italia dal cemento - C’è ancora qualcosa da salvare, in un Paese che produce ogni anno 28 mila costruzioni abusive e ricopre di cemento legale in venti giorni la quantità di territorio - 11 mila ettari, quasi 14 mila campi di calcio - che la Germania consuma in un anno? Ce lo chiedevamo quando abbiamo dedicato una sezione del nostro sito – www

Salviamo la nostra Italia dal cemento - C’è ancora qualcosa da salvare, in un Paese che produce ogni anno 28 mila costruzioni abusive e ricopre di cemento legale in venti giorni la quantità di territorio - 11 mila ettari, quasi 14 mila campi di calcio - che la Germania consuma in un anno? Ce lo chiedevamo quando abbiamo dedicato una sezione del nostro sito – www.lastampa.it/lacolata – a un forum fotografico sull’Italia minacciata dal cemento, ispirato al libro «La Colata. Il partito del cemento che sta cancellando l’Italia e il suo futuro» (Chiarelettere). La risposta dei lettori de «La Stampa» è inequivocabile e testimoniata dalle fotografie arrivate via Internet e dai commenti amari: ci sono ancora tanti lembi d’Italia da salvare, dalle Alpi alle coste meridionali. E vale la pena battersi, ma bisogna fare presto perché la colata di cemento avanza inesorabile. Tra il 1990 e il 2005 sono stati divorati dal cemento e dall’asfalto 3,5 milioni di ettari, pari a una regione grande quanto Lazio e Abruzzo messi assieme. Tanta bulimia edificatoria non ha però soddisfatto le esigenze abitative dei ceti sociali economicamente più deboli: in Italia gli alloggi a destinazione sociale sono il 4 per cento del totale, contro il 18 della Francia, il 21 del Regno Unito e addirittura il 35 dell’Olanda. Per acquistare un bilocale in una grande città, un single deve impegnare in media quasi 12 anni di stipendi. Un decennio fa, ne sarebbero bastati sette e mezzo. Le tragedie di un’Italia in frantumi – l’ultima solo qualche giorno fa ad Afragola, con il crollo della palazzina costruita su una grotta, tre morti e una bimba salvata per miracolo dopo dodici ore sotto le macerie – non bastano a invertire la tendenza. L’indignazione dura qualche giorno. Si celebrano funerali, si contano danni, si celebrano (talvolta) processi ma poi si riprende a costruire come e più di prima. Eppure i numeri sono impressionanti: in cinquant’anni, 470 mila frane e 3500 morti, sei ogni mese. Sette Comuni su dieci sono considerati a rischio di dissesto idrogeologico. Per metterli in sicurezza, servirebbero 43 miliardi di lire, quasi il doppio della manovra finanziaria appena approvata dal Parlamento, ma la politica non sembra molto interessata a questo investimento. Il forum fotografico, del quale pubblichiamo in queste pagine alcune foto con le didascalie originali dei lettori, consente un (virtuale) viaggio in Italia. Luoghi suggestivi che evocano romanzi celebri, quadri indimenticabili, ricordi personali ed episodi studiati sui libri di storia. Le grandi città, le campagne lussureggianti, le coste fascinose. E sopra, quasi a sfregio, pirotecnici viadotti, scheletri di cemento abbandonati, villettopoli, porticcioli nelle insenature più delicate, capannoni, orribili grattacieli. Scempi già consumati e disastri ancora scongiurabili. Ecomostri passati, presenti e futuri. I nostri lettori hanno utilizzato tutte le tecniche possibili per documentare le denunce. Foto scattate con il cellulare durante le vacanze, e per questo a bassa definizione (ma non per questo meno impressionanti), rendering progettuali, simulazioni al computer, immagini tratte dal satellite. La galleria è in effetti impressionante. Le foreste alpine macchiate dal cemento si susseguono alle spiagge cancellate. Veneto e Campania, centro e periferie, metropoli e contado, Nord e Sud paiono improvvisamente uniti di fronte alla minaccia. Le foto inviate al nostro forum sono un grido di dolore. Disegnano la mappa di un Paese che non riesce a tutelare le sue bellezze, la sua storia, le sue ricchezze paesaggistiche e architettoniche. Ciascuna di esse racconta una storia: amministratori pubblici spregiudicati, progetti imprenditoriali scriteriati, controllori che non vedono, non sentono e soprattutto non parlano. Ma anche cittadini che aprono gli occhi e si indignano, riescono a organizzarsi, raccolgono documentazione, promuovono appelli e ricorsi ai tribunali. Cercano e trovano aiuto nelle associazioni che si battono per tutelare il paesaggio: Legambiente, Italia Nostra, Wwf, Fai per citare le principali. E talvolta vincono.