Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 04 Mercoledì calendario

BANCA DEL MERIDIONE. MA ERA UNA TRUFFA


Doveva segnare il riscatto del Sud privato del suo presti­gioso istituto di credito, in­vece la “Banca popolare del Meri­dione” si sta rivelando sempre più somigliante, anche se con modi più raffinati e scopi più ambiziosi, al “pacco” del falso bancomat di qual­che decennio fa, entrato ormai nel­la storia delle truffe: una scatola di cartone vivacemente dipinta messa da qualcuno - lo scaltro ideatore non è stato mai individuato - accanto al­l’ingresso principale, chiuso, della sede del Banco di Napoli e che nel­le poche ore in cui funzionò raccol­se diversi milioni di lire depositati da ignari e fiduciosi clienti. Per la presunta Banca popolare del Meri­dione le cose sono state organizza­te grandiosamente, ma la sostanza resta la stessa: 842 sottoscrittori che hanno versato in totale oltre dieci milioni di euro, di cui però non re­stano tracce.

Il progetto di una banca che in au­tonomia riprendesse i fili del tessu­to economico del Mezzogiorno è na­to nel 2005 dalla fertile fantasia del sedicente manager e adesso intro­vabile Raffaele Cacciapuoti, 44 anni, tre lauree, master internazionali ed una precoce vocazione finanziaria se a 17 anni fu indicato come miglior venditore di fondi comuni, forse nel­le simulazioni che gli studenti del tecnico commerciale eseguono a scuola. Il Cacciapuoti, che al suo co­gnome ha aggiunto un non meglio identificato “di Montebello” che fa tanto nobile, si è molto impegnato nell’iniziativa basata sull’azionaria­to popolare.

«Con duemila euro puoi diventare socio della tua banca» era l’accatti­vante slogan che ha attirato il me­glio dei professionisti di Napoli, Sa­lerno, Bari (180 i soci baresi e 250 i salernitani, la maggioranza napole­tani). Dal 2005 il progetto prosegue a rilento: riceve l’autorizzazione del­la Consob il 4 agosto del 2008. La rac­colta fondi si chiude con successo l’anno dopo e la banca si costituisce a ottobre 2009. Uffici nella centra­lissima e prestigiosa via Verdi a Na­poli, 15mila euro di fitto mensili si sta scoprendo forse mai pagati, consu­lenti di rango (tra cui la Deloitte & Touche, il prestigioso studio Bird & Bird e professori universitari) una campagna pubblicitaria martellan­te e raffinata, ma l’autorizzazione al­la Banca d’Italia è stata chiesta solo il 14 luglio scorso, su pressione dei soci, stanchi di aspettare ed inso­spettiti da una denuncia già presen­tata alla Procura napoletana.

La prima di molte e ora sulla Banca popolare del Meridione indaga il pool criminalità finanziaria guidato da uno specialista, il procuratore ag­giunto Fausto Zuccarelli, che ha af­fidato il fascicolo al pm Francesco Raffaele. Ipotesi di reato: false co­municazioni sociali, reati societari, gestione infedele ovvero confusio­ne di patrimoni, contraffazione di valori da bollo, solo nel primo espo­sto giunto in Procura il 26 giugno e firmato dai penalisti napoletani Eu­genio Baffi e Giuseppe Pellegrino. L’ultima denuncia, del 26 luglio, è stata presentata su incarico di circa 300 soci da Carmine Ruggiero, do­cente di diritto bancario alla Fede­rico II ed esperto di antiriciclaggio, chiamato a gennaio scorso come su­pervisore dei consulenti della na­scente banca e che non esita a di­chiarare questa morta e i sottoscrit­tori ufficialmente truffati.