Valeria Chianese, Avvenire 4/8/2010, 4 agosto 2010
BANCA DEL MERIDIONE. MA ERA UNA TRUFFA
Doveva segnare il riscatto del Sud privato del suo prestigioso istituto di credito, invece la “Banca popolare del Meridione” si sta rivelando sempre più somigliante, anche se con modi più raffinati e scopi più ambiziosi, al “pacco” del falso bancomat di qualche decennio fa, entrato ormai nella storia delle truffe: una scatola di cartone vivacemente dipinta messa da qualcuno - lo scaltro ideatore non è stato mai individuato - accanto all’ingresso principale, chiuso, della sede del Banco di Napoli e che nelle poche ore in cui funzionò raccolse diversi milioni di lire depositati da ignari e fiduciosi clienti. Per la presunta Banca popolare del Meridione le cose sono state organizzate grandiosamente, ma la sostanza resta la stessa: 842 sottoscrittori che hanno versato in totale oltre dieci milioni di euro, di cui però non restano tracce.
Il progetto di una banca che in autonomia riprendesse i fili del tessuto economico del Mezzogiorno è nato nel 2005 dalla fertile fantasia del sedicente manager e adesso introvabile Raffaele Cacciapuoti, 44 anni, tre lauree, master internazionali ed una precoce vocazione finanziaria se a 17 anni fu indicato come miglior venditore di fondi comuni, forse nelle simulazioni che gli studenti del tecnico commerciale eseguono a scuola. Il Cacciapuoti, che al suo cognome ha aggiunto un non meglio identificato “di Montebello” che fa tanto nobile, si è molto impegnato nell’iniziativa basata sull’azionariato popolare.
«Con duemila euro puoi diventare socio della tua banca» era l’accattivante slogan che ha attirato il meglio dei professionisti di Napoli, Salerno, Bari (180 i soci baresi e 250 i salernitani, la maggioranza napoletani). Dal 2005 il progetto prosegue a rilento: riceve l’autorizzazione della Consob il 4 agosto del 2008. La raccolta fondi si chiude con successo l’anno dopo e la banca si costituisce a ottobre 2009. Uffici nella centralissima e prestigiosa via Verdi a Napoli, 15mila euro di fitto mensili si sta scoprendo forse mai pagati, consulenti di rango (tra cui la Deloitte & Touche, il prestigioso studio Bird & Bird e professori universitari) una campagna pubblicitaria martellante e raffinata, ma l’autorizzazione alla Banca d’Italia è stata chiesta solo il 14 luglio scorso, su pressione dei soci, stanchi di aspettare ed insospettiti da una denuncia già presentata alla Procura napoletana.
La prima di molte e ora sulla Banca popolare del Meridione indaga il pool criminalità finanziaria guidato da uno specialista, il procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli, che ha affidato il fascicolo al pm Francesco Raffaele. Ipotesi di reato: false comunicazioni sociali, reati societari, gestione infedele ovvero confusione di patrimoni, contraffazione di valori da bollo, solo nel primo esposto giunto in Procura il 26 giugno e firmato dai penalisti napoletani Eugenio Baffi e Giuseppe Pellegrino. L’ultima denuncia, del 26 luglio, è stata presentata su incarico di circa 300 soci da Carmine Ruggiero, docente di diritto bancario alla Federico II ed esperto di antiriciclaggio, chiamato a gennaio scorso come supervisore dei consulenti della nascente banca e che non esita a dichiarare questa morta e i sottoscrittori ufficialmente truffati.