Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 4/8/2010, 4 agosto 2010
MARONI: LA SITUAZIONE È PRECIPITATA SE CADIAMO SI TORNA AL VOTO IN AUTUNNO
Ha trascorso la giornata al Senato e alla fine ha incassato il voto unanime sul piano antimafia. «Risultato storico — lo definisce — visto che in dieci anni nessuno era mai riuscito ad approvare un testo unico in tema di misure contro la criminalità». Il disegno di legge introduce misure di tracciabilità dei flussi finanziari in materia di appalti e nuove disposizioni per la revoca dei programmi di protezione a pentiti e collaboratori di giustizia. Ma il ministro dell’Interno Roberto Maroni sa bene che il voto che unisce maggioranza e opposizione è ormai un’eccezione, perché la realtà politica emersa in questi giorni promette ben altri scenari. E rischia di riservare sorprese clamorose per il governo in carica. Tanto che nulla dà ormai per scontato, neanche il voto di fiducia previsto per questo pomeriggio.
Ieri si sono incontrati Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli e hanno annunciato che oggi si asterranno sulla mozione di sfiducia contro il sottosegretario Giacomo Caliendo. Lei ci crede?
«La decisione di Fini di lasciare il Pdl ha creato una situazione che ci costringe alla navigazione a vista. Chi va per mare sa bene di cosa parlo: sei lì ma in ogni momento ci può essere un ostacolo. La rotta non è tranquilla, però credo che non sia neanche così difficile. In ogni caso non c’è alternativa». Se cade il governo si vota? «Io voglio continuare a essere ottimista, fiducioso che la legislatura continuerà fino alla fine. Ma se la nave va sugli scogli, si torna alle urne. Il rischio di imboscata è più che concreto, come dimostra quello che sta accadendo in questi giorni».
Non vi aspettavate che venisse calendarizzata subito la mozione di sfiducia?
«Era una delle possibilità ed è accaduto. Io però voglio essere chiaro: la Lega non sarà disponibile a nessun governo alternativo».
Neanche se a guidarlo fosse Giulio Tremonti?
«Non esiste. Ho parlato con lui ed è perfettamente d’accordo. Proporre Tremonti è il gesto della disperazione di chi vorrebbe cercare una strada ma non ha nulla da proporre. Non c’è un motivo valido se non la voglia di sfasciare tutto e mandare a casa Berlusconi».
C’è chi pensa che servirebbe a realizzare il federalismo.
«E con chi dovremmo farlo? Con l’Udc che ha votato contro oppure con il Partito Democratico che si è astenuto e adesso dice che ci vuole incalzare su questo tema? Vorrei ricordare che i decreti attuativi li fa il governo, non il Parlamento, dunque la strada è tracciata e il percorso sarà rispettato».
Non crede che la situazione stia precipitando?
«Veramente è già precipitata, perché potenzialmente questo gruppo alla Camera può far venire meno la maggioranza e questo provocherebbe immediatamente la crisi».
In questo caso il presidente Giorgio Napolitano potrebbe verificare l’esistenza di una nuova maggioranza.
«Potrebbe cercarla, ma non la troverebbe perché senza la Lega non avrebbe un’alternativa in entrambe le Camere e dunque un eventuale governo di transizione durerebbe una settimana, dopo dovrebbe prendere atto della realtà e sciogliere le Camere».
È proprio sicuro che la Lega non si comporterà come nel ’94?
«Ancora con questa storia, ma è un richiamo alla preistoria».
Sono in molti a credere che il Paese fosse in una situazione simile e anche allora voi giuravate lealtà al governo.
«Era un’altra era geologica. L’accordo che c’è ora tra noi e il Pdl è un patto sacro che non lascia alternative. Il resto sono giochi di palazzo. Basti pensare che questa operazione di Fini ha avuto come unico merito quello di resuscitare l’Api di Rutelli. Un miracolo, ma certamente non mi sembra un gran risultato. Sono giochi da Prima Repubblica». E un’alleanza con l’Udc? «Impensabile perché stravolgerebbe le regole, visto che l’Udc ha perso le elezioni e si è schierata all’opposizione».
Intanto c’è un nuovo gruppo di 84 persone…
«Fermi. Non c’è alcun gruppo. Per me ci sono i finiani che fanno parte della maggioranza e sono 33 alla Camera, 10 al Senato. Gli altri stanno all’opposizione e per tatticismo hanno deciso una posizione comune».
Non crede che di fronte a questa nuova realtà il presidente del Consiglio dovrebbe comunque consultare il capo dello Stato?
«Ora no, del resto se ci convincessimo che si è formato un nuovo gruppo vorrebbe dire che la fiducia nel governo è già venuta meno e bisognerebbe trarne le conseguenze». E i ministri finiani? «Non spetta a me prendere decisioni. Sul piano personale posso dire che lavoro bene con Andrea Ronchi e ho grande stima e simpatia per Pasquale Viespoli che considero persona di grandi qualità, ma certo questa doppia natura può creare imbarazzi e questioni interne. Per me lo schema è semplice: se stai al governo ci stai al 100 per cento. Metà dentro e metà fuori sono equilibrismi, è il ritorno del doroteismo del quale francamente nessuno ha nostalgia». Dunque fuori? «Viespoli ha sempre combattuto questo modo di fare politica e sono certo che risolverà questa evidente contraddizione. Noi aspettiamo, ma a settembre i
nodi verranno al pettine».
Qual è il suo giudizio su Gianfranco Fini?
«Sul piano personale lo stimo, ma faccio fatica a capire le sue mosse politiche. Cerca una strada che non so dove lo porterà e invece nel Pdl la sua presenza insieme a quella di Berlusconi poteva rivelarsi fondamentale. Ognuno aveva il suo ruolo e l’azione congiunta poteva rafforzare il partito».
Fini in realtà ha posto una pregiudiziale in tema di legalità.
«Lasciamo perdere. A prevalere sono stati i rancori personali. Per questo sono rammaricato. Credo che il centrodestra stia sperperando la sua forza straordinaria però non sono preoccupato perché la soluzione c’è, è limpida ed è coerente col sistema bipolare».
Lei ritiene che Fini possa continuare a ricoprire il ruolo di presidente della Camera?
«Sono convinto che non verrebbe mai meno al suo ruolo di garanzia».
La Lega, così come il presidente Berlusconi, non lascia aperta nessuna strada alternativa alle urne. Lei è davvero convinto che sia questa l’unica soluzione?
«Il nostro giudice sono i cittadini, non coloro che stanno nei palazzi».
Se si andrà al voto, la Lega andrà con il Pdl?
«Certamente, perché la nostra alleanza ha portato grandi risultati. Abbiamo fatto la legge sul federalismo, fermato gli sbarchi dei clandestini, ottenuto successi sul fronte della sicurezza e della criminalità. Lo straordinario risultato di ieri con il voto compatto di tutto il Parlamento è sotto gli occhi di tutti, anche perché mi convince che in tre anni possiamo sconfiggere la mafia e non è una scadenza che pongo a caso perché coincide con la fine di questa legislatura».
Lei parla di voto senza lasciare margini ad altre eventualità. Immagina anche una data?
«So che non ci sono precedenti di elezioni in autunno ma questo non può precluderle di fronte a una crisi politica grave che non consente alternative. Per questo mi rassicura la saggezza istituzionale del presidente Napolitano».