RENZO GUOLO, la Repubblica 4/8/2010, 4 agosto 2010
DAL GAS ALLA BATTAGLIA DELLE SPIE UN CONFLITTO CHE NON È MAI FINITO
Formalmente congelata dall´arrivo della missione Unifil, la guerra tra Israele e il Libano non è mai finita. Almeno nell´immaginario dei principali contendenti. La tensione è sfociata in pesanti scontri ieri, ma da tempo le fiamme covavano sotto la cenere. Da una parte Hezbollah - il partito di Dio guidato da Hassan Nasrallah, oggi inserito nei meccanismi di governo - dall´altra lo Stato ebraico, hanno vissuto il tempo che li separa dalla "guerra dei 34 giorni" essenzialmente come una tregua: nell´attesa di regolare definitivamente i conti.
Per Israele la "vittoria" di Hezbollah, riuscito a resistere ai massicci bombardamenti e allo sfondamento dei Merkava, è stato un duro colpo: nel 2006 per la prima volta la supremazia, psicologica prima ancora che militare, di Tsahal in Medio Oriente è stata messa in dubbio. La mancata sconfitta del "Partito di Dio" è stata inoltre percepita anche come una vittoria del suo principale sponsor: l´Iran. Quanto a Hezbollah, non ha ceduto ma ha dovuto lasciare - almeno ufficialmente - la frontiera sud e questo, agli uomini di Nasrallah, non è mai piaciuto.
Una serie di episodi ha scandito l´attesa di un nuovo round. Il più evidente è avvenuto qualche mese fa, quando lo Stato ebraico ha protestato contro Damasco, accusata di mandare al movimento di Nasrallah missili Scud che verrebbero poi nascosti a nord del fiume Litani (dove termina la zona sotto controllo del contingente Onu). Poi c´è stato il vertice tra il presidente siriano Assad, il suo omologo iraniano Ahmadinejad e Nasrallah: l´incontro ha ribadito lo storico legame tra Damasco, Teheran e il "Partito di Dio" che spaventa tanto Israele. Qualche settimana fa, un altro segnale preoccupante: improvvisamente, dopo anni di relativa calma, la popolazione di alcuni villaggi sciiti del Sud ha attaccato, lanciando sassi, le pattuglie francesi dell´Unifil. Hezbollah non ha rivendicato la paternità dell´accaduto, ma quelle sono zone dominate dalla stessa popolazione sciita da cui arrivano i membri dei gruppi militari del Partito di Dio. Il fatto non è stato considerato casuale dagli analisti. Tantomeno lo è la nazionalità dei caschi blu: i francesi sono invisi agli sciiti filo-irianiani anche per il loro atteggiamento sulla questione del nucleare di Teheran.
Gli episodi sono stati un segnale chiaro dell´aumento della tensione e un avvertimento all´Onu, che, attraverso il comandante Unifil Alberto Asarta Cuevas, ha inviato una lettera aperta alla «gente del Sud» ammettendo, di fatto, che i francesi avevano sbagliato. Gli israeliani a loro volta hanno risposto sostenendo che gli attacchi provavano che i villaggi altro non sono se non «covi di armi».
Ad alimentare la tensione, resta poi il "mistero" su quanto accaduto nel giugno 2007 a Marjayun: sei soldati spagnoli sono stati uccisi in un attentato che in Libano molti hanno attribuito a Al Qaeda. Hezbollah ha detto subito di non essere coinvolto nell´attacco: ma quelle morti hanno fatto aumentare in Israele i dubbi sulla capacità dell´Unifil di esercitare il suo mandato.
Dall´altra parte per il Partito di Dio, in attesa del responso del Tribunale internazionale che indaga sull´attentato all´ex premier Rafiq Hariri (padre dell´attuale primo ministro Saad), Israele resta il nemico principale: lo ha sottolineato il documento di indirizzo politico varato del dicembre 2009, lo ripete ogni volta che appare in pubblico - per lo più parlando in collegamento da località nascoste - Hassan Nasrallah, l´uomo che Israele da anni sta tentando di eliminare, come ha già fatto con il suo predecessore.
La battaglia però non riguarda solo il Partito di Dio, ma coinvolge l´intero Libano: lo segnala anche la "crisi delle spie", che va avanti dal 2006. Più di cento persone sono state arrestate nel Paese dei cedri con l´accusa di lavorare per il Mossad, nel delicato settore delle comunicazioni telefoniche. E lo dimostra il contenzioso sui giacimenti marini di gas nel Mediterraneo, recentemente scoperti: Israele, con compagnie americane, vuole sfruttarli, ma i libanesi intendono esercitare diritti su queste risorse. Scenari complessi, che rivelano come i colpi alla frontiera non abbiano a che fare solo con un albero sradicato.