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 2010  agosto 02 Lunedì calendario

SE I CONTI NON TORNANO


Non siamo gente aritmetica. Dev’essere un fatto genetico: arriviamo alla tabellina del cinque inclusa, poi basta. E la cosa si trasmette per via matrilineare –come le ossa sensitive, i sogni premonitori e l’alfabeto farfallino – dal momento che il nonno era uomo aristotelico e positivista capace di fare a mente pure le operazioni con la virgola o di calcolare a occhio nudo le correnti della Dc buonanima.

Sicché in questi giorni febbrili e aritmetici ci stiamo confondendo un poco: ieri zia Mariella, che è come tutte noi ma si applica di più (infatti tiene i conti di casa e soprattutto aggiorna ogni sera la libretta niura delle inimicizie, delle offese medie gravi e gravissime e dei rancori rionali e familiari), cercava di calcolare la nuova formula della maggioranza. Ma ci sono troppi, troppi numeri: quattro riforme, sette giorni, trentatré trentini, P2, P3, P4 sfigati pensionati, venti milioni di padani (che sono come i numeri immaginari, il pi greco o l’otto rovesciato), quarantaquattro gatti, tre monti. Un inferno.

Sicché il totale – sotto la matita di quella donna irriducibile – cambiava di continuo, come i capelli di Berlusconi, in un’altalena di speranze e delusioni che nemmeno a Italia-Brasile dell’82: i finiani sono quindici, no venticinque, no centocinquanta col riporto di due, no trentotto virgola sei, no due in tutto Fini compreso. Anche perché la zia si sforzava di tener conto di tutte le variabili, le bisettrici, le secanti e soprattutto le tangenti. E anche d’un tot di seni e coseni, che nella maggioranza non mancano certo.
Solo il rude pragmatismo calabro-sovietico di zia Enza poteva interrompere quel delirio matematico: «Che ci calcoli a fare? Non sono mica all’opposizione». È inutile: i conti non tornano mai. E nemmeno le opposizioni.