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 2010  agosto 02 Lunedì calendario

L’appartamento dei misteri e i lapsus dei tesorieri An - Non sanno, non ricorda­no, non dicono. Poi ammetto­no di sapere qualcosa, di ri­cordare effettivamente qual­cos’altro, e finalmente qual­cosina dicono, ma si contrad­dicono l’uno con l’altro

L’appartamento dei misteri e i lapsus dei tesorieri An - Non sanno, non ricorda­no, non dicono. Poi ammetto­no di sapere qualcosa, di ri­cordare effettivamente qual­cos’altro, e finalmente qual­cosina dicono, ma si contrad­dicono l’uno con l’altro. L’im­b­arazzante ping pong sull’ap­partamento di Montecarlo fra i finani Donato Lamorte, ex capo della segreteria di An, e Francesco Pontone, te­soriere dell’ex partito, sta rag­giungendo vette straordina­rie. Ieri l’ultima chicca. Al Corriere della Sera Lamorte si confessa:«L’ho vista quella casa (di Montecarlo, ndr ). Nel 2008 facemmo una gita, eravamo in dieci». Domanda successiva: com’era? Bella? «Tremenda. In uno stato de­plorevole, fatiscente. Cata­ste, vetri rotti, spazzolini da denti dentro scatole di Sim­menthal. Se toccavi qualcosa rischiavi di prenderti la setti­cemia e morire». Quindi non valeva tre milioni, chiede an­cora il Corriere . «No, di sicu­ro. Se uno spende una cifra del genere è pazzo». E anco­ra. Pare sia stata venduta per 67mila euro, a una società off­shore , non proprio trasparen­te: «Solo? Troppo poco. Ma non me ne intendo di queste cose: quando Almirante mi diceva firma, io firmavo. Chiederò a Pontone, che era il tesoriere quando fu vendu­ta. I poteri ce li aveva lui». Be­ne. La versione di Lamorte, co­me vedremo di qui a poco, fa acqua. E aggrava sempre di più la posizione di chi, intor­no al presidente della Came­ra, ha eretto un muro di gom­ma sulla casa monegasca do­ve oggi alloggia il «cognato» di Fini. Allora. Quando il Gior­nale ha sollevato il caso s’è premurato di chiedere conto anche ai due «amministrato­ri » del partito che quel bene ereditato avevano gestito. Sul Giornale del 29 luglio, pe­rò, Lamorte cade dalle nuvo­le. Giura di non sapere niente dell’appartamento monega­sco, se non che apparteneva a una simpatizzante di An, e che poi è stato venduto. Non ha idea a chi sia stato aliena­to e perché oggi ci abiti Gian­carlo Tulliani: «Chiedete a Pontone». Al Corriere , sem­pre il 29 luglio, però Lamorte ritrova invece la memoria e fi­nalmente ammette di sapere qualcosa di quell’immobile per essersene occupato per­sonalmente: «Andai a veder­lo: circa 45 metri quadri, in condizioni fatiscenti. Niente vista mare, né finestre su stra­da. Chi comprò? Una società. Chiedete a Pontone», che col Giornale è caduto dal pero: «L’appartamento fu vendu­to, ma non ricordo a chi». Lamorte dunque sapeva, ma al Giornale ha detto il con­­trario di quanto riferito al Cor­riere . Passi. Nel suo interven­to bis sul quotidiano di via Solferino, però, il fedelissi­mo di Fini omette dettagli im­portanti. Che lo riguardano. Il primo si riferisce al fatto che non andò nel 2008 a visio­nare l’appartamento, bensì prima, molto tempo prima. Nel lontano anno 2000, po­chi mesi dopo la morte della contessa Colleoni e l’apertu­ra del testamento olografo. Ci è stato confermato diretta­mente da chi, con l’onorevo­le Lamorte, dal 2000 al 2006 è stato ciclicamente in contat­to per cercare di acquistare l’appartamento al 14 di Bou­levard Princess Charlotte ar­rivando a offrire cifre enor­memente più interessanti dei 67mila euro che nel 2008 basteranno a una società off­shore (con sede nel paradiso fiscale di Saint Lucia) per chiudere la compravendita. Nel 2000 si è partiti col pro­porre un milione di euro, lie­vitato fino al milione e mezzo con l’ultima proposta d’ac­quisto recapitata nel 2006 «al­l’attenzione dell’onorevole Donato Lamorte» nella sede di Alleanza nazionale in via della Scrofa. Perché dire no a un inquilino che proponeva un milione e mezzo nel 2005, e dire sì a una società off-sho­re dei Caraibi che nel 2008 s’è portato via l’immobile per so­lo 67mila euro ( poi rivenduta a un’altra società off­shore , at­tuale proprietaria, per 330mi­la)? Lamorte non sa spiegar­lo, eppure dovrebbe ricordar­si di quando nel 2000 (e non nel 2008) andò a parlare col vicinato chiedendo spiega­zioni sull’amministrazione del condominio. Dovrebbe rammentare di quando ai condòmini lasciò biglietti da visita «per qualsiasi chiari­mento in merito alla futura vendita dell’appartamento che il partito ha eredito da una nobildonna romana no­stra simpatizzante», e pro­prio attraverso quei biglietti venne spesso disturbato via telefono o con raccomanda­te con ricevuta di ritorno. «Ogni volta che chiamavano per sapere se finalmente ave­va deciso di mettere in vendi­ta l’appartamento – hanno raccontato al Giornale gli in­quilini - dal partito, a Roma, prendevano tempo. Ci dice­vano che ancora non era deci­so nulla e bisognava aspetta­re e che poi ci avrebbero fatto sapere (...). Poi c’è stato un buco di qualche anno, fino a che, all’incirca due anni fa, sono cominciati i lavori». E proprio in quell’ultimo perio­do i condòmini avrebbero vi­sto materializzarsi nel palaz­zo Gianfranco Fini e signora, sorella del neo inquilino che a detta di chi ha svolto i lavori di ristrutturazione aveva con­tatti diretti con la Ltd caraibi­ca. E ancora. Quando Lamorte paragona a una topaia l’ap­partamento posizionato in una delle zone più belle di Montecarlo, dovrebbe ben sapere che proprio per l’iner­zia di A­n l’immobile è stato in­spiegabilmente abbandona­to a se stesso dal 2000 al 2008, salvo essere ripreso in consi­derazione solo quand’è spun­tato l’acquirente off-shore con una sua società anonima creata, guarda la coinciden­za, proprio nei giorni del busi­ness immobiliare fra Roma e i Caraibi. Eppoi al di là delle condizioni in cui l’immobile i referenti romani di An lo hanno effettivamente rinve­nuto, la stima economica del­le mura, in quel punto del Principato - a sentire le agen­zie immobiliari del quartiere monegasco- è una sola: 20mi­la euro al metro quadro, che sale fino a 30mila in caso di locale appena ristrutturato. E nell’immobile in cui è anda­to a vivere in affitto Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabet­ta, compagna di Fini, le ope­re di ristrutturazione sareb­bero state fatte senza badare a spese, con il neo inquilino sempre presente nel cantiere per aggiornarsi sullo stato d’avanzamento lavori.Ovvia­mente Lamorte può non sa­pere a quanto la Timara Ltd ha poi affittato a Giancarlo Tulliani, «cognato» del suo presidente, l’appartamento che la contessa Anna Maria Colleoni ha lasciato in eredi­tà ad Alleanza nazionale. E anche se i legali dell’inquili­no di Montecarlo assicurano che l’affitto viene puntual­mente pagato sulla base di un «regolare contratto di lo­cazione », ad oggi resta scono­sciuto l’importo oltreché le circostanze che hanno porta­to Giancarlo Tulliani a occu­pare l’appartamento eredita­to, per conto del partito, da suo «cognato». Così come sconosciuti al mercato finan­ziario internazionale risulta­no i soci della società off-sho­re che hanno trattato con Alle­anza nazionale (il deputato Lamorte, il senatore Ponto­ne, o chi altro?) per vedersi «regalato» un appartamento che sarà stato anche maleo­dorante come uno slum in­diano, ma le cui mura ancor oggi profumano d’affare.