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 2010  agosto 01 Domenica calendario

Si stava meglio quando eravamo irraggiungibili - Sarebbe molto importante che quest’oggi,primo agosto,ca­podanno della vera vacanza ita­liana, Napolitano tenesse un di­scorso a reti unificate per lancia­re un accorato monito: cittadini, vi esorto, staccate

Si stava meglio quando eravamo irraggiungibili - Sarebbe molto importante che quest’oggi,primo agosto,ca­podanno della vera vacanza ita­liana, Napolitano tenesse un di­scorso a reti unificate per lancia­re un accorato monito: cittadini, vi esorto, staccate. Dall’alto del­la sua saggezza, di capo dello Sta­to e di uomo che molto ha vissu­to, il presidente potrebbe richia­mare tutti al rispetto delle rego­le, auspicando il ritorno alla fun­zione originaria e costituzionale delle ferie. Che la situazione ge­nerale sia allarmante lo confer­mano gli ultimi sondaggi sulla nostra idea di vacanza: pratica­mente, un semplice spostamen­to logistico della stessa vita, de­gli stessi ritmi, delle stesse cose che coltiviamo durante il resto dell’anno. Soltanto un italiano su cento si dichiara disposto a ta­gliare completamente i ponti con il proprio mondo, lasciando a casa tutto l’armamentario tec­nologico che consente collega­menti e comunicazioni. Di più: il 70% confessa che nella scelta dell’albergo diventa fondamen­tale lo charme informatico della struttura. Come una volta si chie­deva silenzio e buona cucina, adesso si pretende un collega­mento senza fili. O quanto me­no una presa internet, che peral­tro sa già di «Pensione Antonel­la ». Sapore di sale, sapore di mare. Falò e chitarra, questo piccolo grande amore, il mio canto libe­ro e luglio col bene che ti voglio. Cornetto algida, biglie nella sab­bia, bombolone dopo il bagno. La sera, fila alla cabina del telefo­no col sacchetto dei gettoni in mano, maledicendo appena un poco la sciura che non la finisce più con le raccomandazioni al marito in città, e vedi di tirare giù le tapparelle quando esci… Sembrano flash-back estivi di un’altra era geologica, ricordi in bianco e nero di un’Italia tanto remota da sembrare impossibi­le. Eppure siamo sempre noi, ri­presi nell’Italia pre-informatica di vent’anni fa. E sottolineo ven­ti, non duecento o duemila. Ri­sulta incredibile, ma abbiamo vissuto estati in cui l’unico lega­me con il mondo era l’altopar­lante del bagnino, che ogni tan­to lanciava tra i buuuuu dell’inte­ra spiaggia l’avviso «il ragionier Dagoberto Pestalozzi è atteso al­la reception per una chiamata urgente».In quell’epoca,il ragio­niere si alzava con circospezio­ne, guardando altrove, manife­stando rossori infantili e traden­do un crescente senso di imba­razzo. Guardiamoci adesso, un paio di decenni dopo. Ci sono italiani che neppure arrivano a mettere i piedi in acqua. Si fermano pri­ma, all’ingresso dello stabili­mento, terzo loculo a sinistra: qui, con orgoglio evidente, apro­no il personal-computer e im­me­diatamente approfittano del­l’ultima offerta in tema di vacan­za wow, «il lettino wireless». A qualche zia può sembrare alie­nante, ma il Pc-people trova tut­to questo affascinante. Lo di­chiara apertamente, come di­mostrano le statistiche: un italia­no su tre spiega orgoglioso di non riuscire nemmeno a imma­gin­are una vacanza senza il con­tinuo contatto con gli amici dei social network e con il sistema informativo, cioè con il proprio ambiente, il proprio solito, la propria routine. Siamo talmente dipendenti da questi aggeggi, che ormai dobbiamo assegnare un valore letterale alla tradizionale meta­fora delle ferie, quello «staccare la spina» che ha sempre signifi­cato fermare tutto il nostro nor­male, cercando una via di fuga, e perché no anche diversa, nuo­va, imprevedibile. Staccare la spina, oggi, significa realmente spegnere i nostri cuori e i nostri cervelli artificiali, i Facebook e le mail che tutto l’anno ci tengo­no in piedi con le loro pulsazioni e i loro comandi vitali. Inutile ag­giungere che se adesso in spiag­gia un tizio racconta di voler «ri­caricare le pile», c’è subito un connazionale che generosa­mente arriva in suo soccorso: ne ho io una compatibile con il No­kia, se ti serve non farti proble­mi. Parlando di grandi numeri, sembra allora evidente che l’idea tradizionale di vacanza, per definizione intesa come in­terruzione, stia tramontando. Tutto lascia concludere che oggi cerchiamo soltanto una replica soleggiata e balsamica di noi stessi.L’idea di un periodo altro­ve, lontano, fuori, recuperando e coltivando la parte trascurata di noi, diremmo adesso che non ha più appeal. Siamo alla tekno­dipendenza. E non è il pianeta dei teen-ager a segnalare la nuo­va tendenza: tutti quanti, anche noi padri e madri, subiamo la sottile inquietudine di restare so­li per qualche tempo, in qualche luogo, recidendo il cavo elettri­co che ci alimenta l’anima. Ma è vacanza questa? È vita questa? Mentre i dinamici pierre delle spiagge di grido illustrano alla gentile clientela il nuovo servi­zio di copertura Wifi, spiegando come sia oggigiorno impensabi­le stare tre ore in spiaggia isolati dal mondo, aleggia sul nostro agosto informatico una bella do­manda: ma se la vacanza è que­sta, come abbiamo fatto fino a vent’anni fa?