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 2010  agosto 01 Domenica calendario

L’ultima crociata in Iran: contro le Marlboro - «Vieni dov’è il gusto, vieni nel Marlboro country»

L’ultima crociata in Iran: contro le Marlboro - «Vieni dov’è il gusto, vieni nel Marlboro country». Ricor­date la vecchia pubblicità ac­compagnata da suadenti ga­loppate tra il Grand Canyon e i parchi di Yellowstone? Scor­datevela. Il Marlboro Country non abita più là, s’è trasferito tra le moschee, i deserti di sale e le montagne innevate della Repubblica islamica. Mentre negli Usa e in Occidente la mi­tica sigaretta con il pacchetto bianco e rosso è ormai roba per pochi, irriducibili intossi­cati in Iran è il simbolo del vi­zio nazionale, capace di far smaniare, tossire ed espettora­re 12 milioni di fumatori croni­ci, alimentando un mercato del contrabbando da 1 miliar­do di pacchetti all’anno. Ma tutto quel fumo dal sapor ame­ricano non va giù al presiden­te Mahmoud Ahmadinejad e ai duri e puri di Teheran. E allo­ra vai con la guerra. Vai con le denunce contro la Philip Mor­ris accusata di esser guidata da una cricca di ebrei pronti a contaminare il popolo irania­no distribuendo sigarette trat­tate con sangue di maiale e ra­diazioni nucleari. I segnali di un’imminente crociata contro il più famoso pacchetto del Grande Satana erano già nell’aria. Il proble­ma era cosa inventarsi per di­chiarare guerra ad un traffico di stecche e cartoni ormai tan­to massiccio e diffuso. Stron­carlo con la forza non si pote­va. Togliere le sigarette preferi­te ad un popolazione già esa­sperata da brogli elettorali, op­primenti campagne repressi­ve e controlli politico-sociali ogni giorno più assillanti sem­brava assai poco saggio. An­c­he perché significava rischia­re una rivolta. Il pretesto per la nuova guerra nel nome della religione e della salute alla fi­ne è però saltato fuori. Ad in­ventarselo con la benedizione del presidente Mahmoud Ah­madinejad e di tutto il regime è Mohammed Reza Madani, segretario della Società per la Guerra al tabacco. «Le più grandi multinazionali del ta­bacco, le grandi aziende che controllano il grosso della pro­duzione contrabbandata nel nostro Paese, ricorrono a vari trucchi per mantenere il mer­cato e aumentare le vendite il­legali sui nostri mercati - spie­ga Madani aggiungendo poi un particolare capace di far saltare le coronarie al più mo­derato dei fumatori iraniani - . Quelle sigarette – avverte il funzionario- sono contamina­te con emoglobina di maiale e sono state trattate con compo­nenti nucleari». Di prove ed analisi ovvia­mente manco l’ombra. Ma po­co importa. Quel che conta è il doppio allarme. Da un parte la contaminazione fisica messa a segno esponendo il tabacco alle radiazioni nucleari. Dal­l’altra l’oltraggio, l’affronto re­ligioso realizzato versando l’emoglobina del più impuro e vietato degli animali su tutte le sigarette destinate agli ira­niani. Ma a quale scopo? Per motivare queste allarmanti ri­velazioni ecco l’immancabile «piano sionista», la trama mes­sa in atto da una misteriosa e cinica dirigenza ebraica della Philip Morris disposta a tutto pur di appoggiare Israele, in­debolire la Repubblica islami­ca e farsi beffe dei suoi fedeli. Il problema più grosso resta però riuscire a farsi credere. Gli iraniani, ormai abituati al­la propaganda di regime, con­tinueranno probabilmente a ordinare le loro sigarette prefe­rite agli stessi fornitori che li ri­forniscono di liquori, dvd, de­coder, antenne satellitari e tes­sere per canali internazionali. Anche perché tutto quel ben di Dio non arriva neppure troppo clandestinamente, ma transita, stando a quanto si di­ce, attraverso i porti segreti dei pasdaran garantendo ai «Guardiani della Rivoluzio­ne » il lucroso controllo di tutti i commerci illegali. Stando al­le stime il valore delle importa­zioni - per così dire «parallele» - è di poco inferiore ai circa 70 miliardi di dollari delle impor­tazioni legali. Governando un regno del vizio che va dalle Marlboro all’alcol fino ai dvd pornografici, i pasdaran man­tengono così uno stretto con­trollo su uno dei polmoni più vitali dell’economia del Pae­se. In barba a tutte le sanzioni americane e a tutte le pruderie di facciata del regime.