Giuseppe Culicchia, La Stampa 2/8/2010, pagina 29, 2 agosto 2010
Sul lago incantato di Ludwig e Sissi - Quando nel 1899 Thomas Mann prese casa in faccia all’Englischer Garten, il parco di Monaco donato al popolo dall’elettore Karl Theodor poco più di un secolo prima e realizzato nella capitale bavarese mentre nella vicina Francia scoppiava la rivoluzione, Schwabing, il quieto paesino in riva all’Isar dove i ricchi monacensi avevano iniziato a costruire le loro incantevoli ville fuori città, non era più una semplice località di campagna ma si apprestava a diventare l’epicentro di una bohème destinata a durare fino allo scoppio della Prima guerra mondiale nell’agosto del 1914
Sul lago incantato di Ludwig e Sissi - Quando nel 1899 Thomas Mann prese casa in faccia all’Englischer Garten, il parco di Monaco donato al popolo dall’elettore Karl Theodor poco più di un secolo prima e realizzato nella capitale bavarese mentre nella vicina Francia scoppiava la rivoluzione, Schwabing, il quieto paesino in riva all’Isar dove i ricchi monacensi avevano iniziato a costruire le loro incantevoli ville fuori città, non era più una semplice località di campagna ma si apprestava a diventare l’epicentro di una bohème destinata a durare fino allo scoppio della Prima guerra mondiale nell’agosto del 1914. Tra la Friedrichstraße, con le sue splendide magioni dalle facciate liberty e Jugendstil che malgrado le distruzioni patite dalla città a causa dei bombardamenti terroristici degli angloamericani è possibile ammirare almeno in parte ancora oggi, e la Turkenstraße, con le sue birrerie e i suoi caffè dove agli albori del Novecento quasi si sfiorarono Hitler e Lenin, la Schwabing che si apriva alla Belle Epoque prese d’un tratto a pullulare di pittori, attori, musicisti. E Thomas Mann, che intanto aveva scritto i Buddenbrook, tra il 1919 e il 1922 scelse di trascorrere i mesi estivi a Feldafing, minuscola località sulle sponde del lago di Starnberg, dove con la moglie Katia Pringsheim, sposata nel 1905 e poi madre di sei figli, decise di affittare un villino. Pochi decenni prima, la piccola Feldafing era già balzata agli onori delle cronache non solo bavaresi. Qui, sulla Rosen Insel ora abitata da pavoni, il re Ludwig aveva fatto edificare un casino di caccia per poter incontrare al riparo da occhi indiscreti la sua adorata Sissi. La principessa possedeva un castello a Possenhofen, un paio di chilometri più a Nord, e a Feldafing amava soggiornare in un delizioso albergo dalla facciata dipinta secondo lo stile Luftmalerei con scene di caccia e immagini sacre, dal quale raggiungeva l’Isola delle Rose percorrendo un sentiero nel parco progettato dal famoso architetto Peter Joseph Lenné, artefice di altre bellezze non solo nella Monaco dei Wittlesbach - che nel tratto tra Feldafing e Tutzing conservano tutt’ora una grande proprietà - ma anche nella Berlino degli Hohenzollern. Oggi sia il sentiero sia l’albergo - nel quale la regista Leni Riefenstahl festeggiò nel 2002 il suo centesimo compleanno quando tra un viaggio in Africa e una mostra fotografica concepita della vicina Pöcking malgrado l’età lavorava ancora - portano il suo nome, Kaiserin Elisabeth. E nel ristorante dell’hotel esiste anche il «menù Kaiserin Elisabeth» con le portate ordinate dalla bella Sissi il giorno della misteriosa morte del re poi interpretato sul grande schermo da Helmut Berger nel celebre film di Luchino Visconti, avvenuta per annegamento proprio in queste acque. Sia come sia: se si vogliono seguire le orme dei coniugi Mann o dei due sfortunati sovrani, la placida Feldafing resta un luogo perfetto per passeggiare al cospetto di un paesaggio per il quale non è possibile non ricorrere ad aggettivi da guida turistica, perché - complici i boschi profumati che la circondano e le acque profonde del lago e le Alpi innevate a mo’ di fondale - si tratta davvero di un luogo incantevole, e uno dei tanti itinerari possibili è senza dubbio quello che dall’Hotel Kaiserin Elisabeth porta al castello di Possenhofen, diventato nel frattempo una sorta di lussuosissimo condominio protetto da alte siepi dal quale entrano ed escono scintillanti Porsche e Rolls Royce, leste a dileguarsi lungo la strada che in parallelo alle piste ciclabili percorre tutto il perimetro dello Starnberger See, in un contesto di fattorie e pascoli dove a ogni curva ci si imbatte in trattori e mucche e fanatici del Nordic Walking. Imboccato il sentiero intitolato alla principessa immortalata in un’altra nota pellicola da Romy Schneider, ci si inoltra così tra pini va da sé altissimi e querce a dir poco maestose nell’enorme parco. Dato che questo è attraversato da uno dei green più belli di Germania, è bene non sottovalutare i cartelli che consigliano di fare attenzione alle traiettorie di eventuali palline da golf in transito. Perché è facile farsi distrarre dal passaggio di uno degli innumerevoli scoiattoli, oltre che dalla delirante bellezza dei tanti scorci creati dall’architetto Lenné con il suo ineguagliato talento nel posizionamento degli alberi. Anche Richard Wagner, chiamato a Feldafing da Ludwig, amava passeggiare lungo questi sentieri fino all’Isola delle Rose, per poi raggiungere il suo generoso committente a bordo di un’imbarcazione simile a quelle in servizio oggi, così lenta rispetto ai coloratissimi wind surf visibili in lontananza e dunque perfetta per apprezzare con la dovuta emozione lo splendore della natura circostante. Comunque: costeggiare lo Starnberger da qui fino a Possenhofen significa imbattersi in una serie di piccole spiagge dissimulate da canneti e salici piangenti, in una quantità di moli privati e non, e in un paio di gradevoli Biergarten, oltre che in un porticciolo affollato di barche a vela all’ancora e nella casa di un pescatore. Quando sul lago solcato da candidi cigni palesemente consapevoli della loro eleganza calano le ombre della sera, pare di stare in un dipinto di Caspar David Friedrich. Inutile aggiungere che, trattandosi di un lembo di Germania, anzi di Baviera, passeggiando tra le querce non si scorge non dico una cartaccia gettata a terra ma neppure un filtro di sigaretta, fine settimana compresa. Monaco dista appena 40 minuti di S-bahn. E, incredibile ma vero, ai tempi dell’euro e degli studi di settore la vita costa meno nella ricca Baviera che nella povera Italia.