Luciano Fruttero, Massimo Gramellini, La Stampa 1/8/2010, pagina 72, 1 agosto 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
21 agosto 1911
Il ladro patriota
Di lunedì il Louvre è chiuso al pubblico, non a un copista di professione che entra al museo per riprodurre il quadro più famoso del mondo, la Gioconda di Leonardo da Vinci. Ma sulla parete è rimasta solo la cornice: il dipinto è scomparso. Il sottosegretario francese alle Belle Arti, che si trova in vacanza, viene avvertito con un telegramma e scoppia a ridere: prima di partire aveva infatti chiesto di non essere disturbato «a meno che non rubino la Gioconda». Non è uno scherzo, invece. È un atto di vandalismo? una vendetta? un furto per estorcere un ricatto? o addirittura un’offesa politica, una beffa perpetrata dagli odiati tedeschi?
Il guardiano dormiva e non ha visto né sentito niente. Si passano al setaccio tutti i collaboratori del museo, a qualunque titolo. Anche il pittore catalano Pablo Picasso viene fermato e poi subito rilasciato; è notoriamente amico del poeta Apollinaire che viene arrestato e trattenuto a lungo. In uno scritto d’avanguardia ha infatti proposto lo svuotamento del Louvre, con tutte le sue antiche croste, per far posto alla nuova pittura.
Il prefetto di polizia in persona, forse un progenitore dell’ispettore Clouseau, organizza e dirige la perquisizione delle abitazioni di chiunque abbia avuto rapporti di lavoro con il museo. Tra questi c’è anche un imbianchino e decoratore italiano, Vincenzo Peruggia e l’alto funzionario firma il verbale di avvenuta perquisizione sul suo tavolo di cucina: proprio lì sotto, arrotolata, c’è la Gioconda.
Passeranno due anni di ricerche accanite e vane, di sospetti, di attese e speranze. Il Peruggia torna a Firenze col rotolo in valigia e infine si mette in contatto con un antiquario fiorentino, scrivendogli una lettera firmata «Vincent Leonard», in cui afferma di essere il ladro della Gioconda e gli dà appuntamento all’hotel «Tripoli e Italia». L’antiquario avverte immediatamente la polizia che si precipita e arresta il Peruggia. Il quadro viene recuperato e riconsegnato alle autorità francesi. Il ladro si giustifica sostenendo di aver rubato il celebre ritratto per motivi patriottici. È infatti convinto che l’opera faccia parte dei molti tesori saccheggiati da Napoleone in quasi tutte le città d’Italia. Ma non è così: la Gioconda è stata più che adeguatamente pagata (4000 scudi d’oro) dal re Francesco I a Leonardo per abbellire i famosi castelli della Loira.
Il tribunale di Firenze è piuttosto indulgente con il patriottico furfante e lo condanna alla lieve pena di un anno e quindici giorni, ritenuta comunque eccessiva da un pubblico favorevole al bel gesto.