MARTA OTTAVIANI, La Stampa 1/8/2010, pagina 15, 1 agosto 2010
Ritorna l’hotel dei re e delle spie - Istanbul si prepara a celebrare la resurrezione di un mito
Ritorna l’hotel dei re e delle spie - Istanbul si prepara a celebrare la resurrezione di un mito. Il primo settembre riaprirà il Pera Palace Hotel, dopo un restauro durato oltre due anni e costato la modica cifra di 23 milioni di euro. Ma se si pensa a chi ci ha soggiornato e ai segreti che custodisce, l’esborso è più che giustificato. L’albergo fu costruito nel 1876 per ospitare i viaggiatori che arrivavano a Costantinopoli con l’Orient Express, che partiva da Parigi e terminava alla stazione di Sirkeci. Ed era l’alloggio più lussuoso del tempo. Si trova nel cuore di quella che fra il XIX e il XX secolo era nota come la Cité de Péra, il quartiere più cosmopolita di Costantinopoli, ambasciate e caffè frequentati dai più illustri intellettuali del tempo. Oggi il quartiere si chiama Beyoglu, le rappresentanze diplomatiche sono rimaste e ai caffè in parte si è sostituita la movida notturna. Per completare il mosaico dell’Istanbul del Terzo Millennio mancava solo lui, il Pera Palace, un punto di riferimento non solo per i turisti, ma soprattutto per gli abitanti della città. Il quotidiano Hurriyet racconta che negli ultimi mesi sono stati in tanti a sfidare la sorte ed entrare nel cantiere, un po’ per dare una sbirciata, ma anche per assicurarsi sulla tempistica dei lavori, segno che la mitica hall dell’albergo, con il suo stile a metà il neoclassico e l’art noveau, mancava a molti. Qui negli anni Venti del secolo scorso Ernest Hemingway passava le giornata a scrivere articoli sulla guerra fra Turchia e Grecia, in compagnia di bevande sempre e rigorosamente alcoliche e qualche decennio più tardi gli specchi decorati riflettevano l’immagine di Jacqueline Kennedy Onassis. Certo, ironizza chi abita nella zona, non saranno in molti a potersi permettere un cocktail o anche solo un caffè in questo posto che evoca frequentazioni al confine fra celebrità e mito. L’hotel si prepara ad applicare tariffe più elevate di quelle precedenti al restauro, non inferiori ai 260 a notte per la camera standard. Dovrebbe cominciare a fare due seri calcoli chi intende prenotare una delle 16 suites, che godono di una superba vista sul Corno d’Oro e prendono il nome di ospiti illustri, dall’Imperatore Francesco Giuseppe d’Asburgo a re Edoardo VIII d’Inghilterra. Se non si vuole ricevere un secco diniego, si sconsiglia di chiedere la stanza 101. Qui nel 1917 soggiornò per ben due notti il fondatore della Turchia moderna Mustafa Kemal Ataturk e da quel momento la camera è off-limits, a meno che qualcuno non vi voglia entrare a commemorare il grande statista. Al primo piano sono comunque presenti valide alternative. La 103 era la camera della «divina» Greta Garbo, la 104 quella della misteriosa Mata Hari. Proprio le spie, dopo i regnanti, i capi di Stato e gli scrittori, erano i clienti più affezionati del Pera Palace. Fra le sue mura, infatti, soggiornarono a più riprese l’agente sovietico Kim Philby e il «collega» albanese Elyesa Bazna, meglio noto come «Cicero», collaboratore dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. Ma la palma della camera più ambita, Ataturk non se l’abbia a male, andrà sicuramente alla 411. Qui Agatha Christie soggiornò in varie fasi dal 1926 al 1932 e proprio fra le sue mura scrisse «Assassinio sull’Orient Express». Alla stanza è legato anche un aneddoto ai limiti dell’inquietante. Durante una seduta spiritica negli anni 70 il fantasma della Christie rivelò che la chiave per avere accesso al suo diario segreto era nascosta proprio nella stanza 411 del Pera Palace. Di chiavi per la precisione ne furono trovate tre, in occasioni diverse, ma non riuscirono a svelare il segreto della scrittrice. L’unico a guadagnarci fu proprio l’hotel. Restò a bocca asciutta un noto quotidiano americano, che pagò ben 75 mila dollari per l’esclusiva della notizia, rivelatasi poi una bufala. Certo, a quei tempi era tutto più romantico. Oggi, piegata anche lei alla tecnologia, la grande narratrice di romanzi gialli si sarebbe dovuta accontentare di nascondere una chiavetta usb da inserire nel portatile.