Maurizio Piccirilli, Il Tempo 2/8/2010, 2 agosto 2010
A BOLOGNA BOMBA PALESTINESE
Dopo trent’anni un’altra verità viene a galla. Ore 10,25 del 2 agosto 1980, una violenta esplosione semina morte e distruzione alla stazione di Bologna. E fu subito strage fascista. Ma nuovi documenti aprono spiragli diversi dalle conclusioni giudiziarie. Indubbi i depistaggi dei servizi segreti dell’epoca. Restano perplessità sulla condanna all’ergastolo in quanto autori della strage di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti dei Nar, da sempre proclamatisi innocenti. Un’informativa dei carabinieri alla procura di Venezia e al giudice Mastelloni che indagava sul traffico di armi, contiene uno scritto autografo del brigatista Giovanni Senzani che rivela i rapporti tra Olp e Brigate Rosse. Il documento è stato ritrovato da tre ricercatori, Gabriele Paradisi, Gian Paolo Pelizzaro e François de Quengo de Tonquédec, i quali lo inseriranno nel saggio che stanno stampando con Giraldi Editore, in questi giorni dal titolo: «Dossier strage di Bologna - La pista segreta». Il documento è particolarmente significativo perché fa riferimento ad alcune azioni militari delle fazioni palestinesi in Europa, con il coinvolgimento dell’Unione sovietica. Soprattutto Senzani cita Abu Ijad, nome di battaglia di Khalaf Salah all’epoca capo dei servizi segreti dell’organizzazione di Arafat. L’appunto di Senzani, che si riferisce a una riunione a Parigi, rivela tra l’altro i rapporti tra i vari membri della direzione strategica delle Brigate Rosse - Mario Moretti, Alvaro Lojacono, Laura Braghetti - e i palestinesi. Traffici d’armi e accordi per azioni che i terroristi italiani avrebbero dovuto compiere contro obiettivi israeliani.
Il manoscritto di Giovanni Senzani (la perizia calligrafica ne ha confermato l’attendibilità) fa riferimento a una serie di informazioni apprese proprio da Abu Ijad. Personaggio questo ben introdotto nell’organizzazione palestinese, capo dell’intelligence, membro di Settembre Nero, responsabile della strage alle Olimpiadi di Monaco e di una serie infinita di azioni militari. Un appunto che Senzani teneva in tasca al momento dell’arresto a Roma nel covo-santabarbara di via Pesci al Tiburtino. Appunti redatti durante un vertice a Parigi. Vi si parla di tutto: di Angola, Paese che ospiterà la latitanza di molti brigatisti, di alleanze con gli altri movimenti rivoluzionari: dai corsi, all’Ira, agli armeni. Il documento redatto da Giovanni Senzani riporta anche una breve analisi di politica internazionale frutto delle considerazioni che il palestinese Abu Ijad fa durante la riunione parigina. Il capo dei servizi dell’Olp, stando al resoconto di Senzani, fa riferimento ad accordi strategici per attentati in Italia. Il palestinese, scrive Senzani, sostiene che l’Urss vuole contrastare la politica europea, in particolare di Francia e Germania, in Medioriente. Per questo la Russia, che negli appunti viene indicata con «R», sostiene Damasco. «R. appoggia la Siria, che oggi è molto debole, perché se R. perde la Siria non ha più controllo politico della zona. R. attacca direttamente e indirettamente tutti quelli che possono indebolire la Siria».
Quindi, il passaggio che apre il nuovo scenario sulla strage di Bologna, ma in realtà il fatto era noto sin dal 1982 anno della cattura di Senzani. «Gli ultimi attentati in Europa - scrive il brigatista - ( Sinagoga- BO e Trieste) possono essere letti in questa chiave internazionale». E Senzani rivela a margine: «A. (sigla per Abu Ijad ndr) pensa così. Così ogni altro movimento in Europa di forze rivoluzionarie e servizi segreti può essere letto in questo modo. Andando avanti si vedranno altre manifestazioni ciò... altri attentati e dietro c’è sempre R. ( e i suoi collegati)». Senzani viene arrestato il 9 gennaio 1982, l’appunto, trovato in suo possesso, è con certezza precedente a tale data. Così la sigla «Bo» è riferibile alla strage alla stazione del capoluogo emiliano. Gli altri due attentati, sinagoga e Trieste possono riferirsi a quello al tempio ebraico di Parigi del 3 ottobre 1980 perché l’attentato alla sinagoga di Roma è successivo all’arresto di Senzani. Trieste può essere indicativo dell’attentato all’oleodotto compiuto dai palestinesi nel 1972. Circostanze che nessuno a mai verificato fino in fondo. Troppo comoda la matrice fascista con l’apporto dei servizi segreti deviati e l’ombra complottista della P2. Tutte le altre ipotesi archiviate. Eppure c’erano tutti gli elementi per indagare verso altre direzioni. Scomode, perché l’Italia di quegli anni era filo-palestinese e le bombe erano tutte fasciste. Un periodo sul quale, come ha recentemente sostenuto Rino Formica, ex ministro dei Trasporti bisogna tentare di «far luce sul contesto politico internazionale che tenne l’Italia in regime di sovranità limitata. L’Italia fu terra di guerra fredda accettata e di guerra calda subìta». Un’altra verità è possibile.