lettera alla Stampa 2/8/2010, 2 agosto 2010
LETTERE
Solo la scorsa settimana ho assistito all’investimento di un capriolo in pieno centro paese. Usciva da un piccolo boschetto posto proprio innanzi al cancello di ingresso di una casa. Il limite di velocità delle auto in quel tratto è di 50 km orari. Chi lo ha investito mi aveva appena superato, di sicuro andava molto più veloce, di sicuro non guardava se lungo il bordo strada potevano esserci degli animali… o dei bambini.
Correva, correva come un pazzo. L’impatto è stato tremendo. La povera bestia è stata scaraventata in aria, eviscerata… i suoi occhi spalancati, larghi, neri a guardare la morte. All’auto pochi danni. Ma chi, chi è il vero pericolo? Questo capriolo? O forse quel pazzo che correva con la sua auto senza pensare a nulla, senza guardare nulla? Poteva essere un bambino, come un bambino poteva essere quella povera tartarughina di terra che ho trovato nuovamente nel centro abitato di Cavour che attraversava la strada. Mi sono fermata per non investirla, ho atteso che passasse, volevo scendere per aiutarla a superare indenne quella striscia di asfalto. Dietro di me altre auto, ferme e pazienti. Ma il camion più dietro no, lui doveva correre. Ha sorpassato tutti, perché lui non aveva visto niente là dietro… ha sorpassato tutti e ha investito schiacciandola la tartarughina, ha sorpassato insultandomi, suonando, ma io mi ero fermata su una strada con il divieto di sorpasso, con il limite dei 50, mi ero fermata per far attraversare un cucciolo che poteva essere un cucciolo d’uomo, che comunque quel camionista non avrebbe visto, che comunque avrebbe investito, perché doveva correre… come un pazzo.
Simona Casadei