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 2010  luglio 31 Sabato calendario

UN BIMBO DI 10 ANNI NUOVA STAR DEL VIOLINO


I Milenkovic – papà Zoran, di origine serbe, ma in Italia dal 1991 «per sfuggire al cataclisma che si stava abbattendo sulla mia ex Jugoslavia: non volevo essere testimone di una vergogna collettiva e mi sono aggrappato alla musica, la mia zattera di salvataggio in quel periodo buio per la storia dell’umanità» racconta, e mamma Maria Carla – non vogliono sentir parlare di «bambino prodigio», né tantomeno di «infanzia rubata».

Il loro Teofil, dieci anni compiuti a gennaio, è «un bambino normale, come tanti suoi coetanei, che fa una cosa che gli piace, suonare il violino». Eppure, per molti, Teofil Milenkovic – che domani sera a Salò suonerà Bizet e Corelli con l’orchestra Versus per l’Estate musicale del Garda – è un fenomeno: già trecento concerti all’attivo in Italia e all’estero, numerosi concorsi internazionali vinti, decine di ospitate tv da quando, a soli 4 anni, ha imbracciato il violino (un Despini del 1835) per seguire le orme di mamma e papà, ma anche del fratello trentatreenne Stefan, affermato concertista negli Stati Uniti dove insegna musica all’Università dell’Illinois. Lui, Teofil, conferma. «Il violino? Tutto è iniziato come un gioco: papà voleva vedere come me la cavavo e ha provato a darmi qualche lezione. Mi divertivo e ho continuato». Ma poi ti spiazza.

«Più studiavo e più mi rendevo conto che per studiare occorreva sacrificio». Parola strana, «sacrificio», se sentita pronunciare da un ragazzino che va ancora alle scuole elementari e che quantifica questo sacrificio «in due ore di studio al giorno, anche se adesso, in estate, mi esercito solo un’oretta perché sono in vacanza e passo le giornate a giocare a calcio con i miei fratelli». Perché quella dei Milenkovic è una squadra di musicisti (su You tube i filmati con le loro esibizioni): «Timossena ha otto anni e anche lei suona il violino, ma Atanassie, che di anni ne ha sei, per fare meno fatica ha preferito sedersi e suonare il violoncello. E a ottobre arriveranno due gemelli, speriamo anche loro musicisti» sorride Teofil che poi si fa serio per spiegarti che «quello per la musica è un sacrificio che vale la pena fare perché le note di Bach, il mio preferito, ti riempiono la vita, ti fanno provare sentimenti sempre nuovi e ti fanno viaggiare con la fantasia». Teofil, che ascolta di tutto, «mi piace il rock, ma anche il metal», suona, per ora Mozart, Vivaldi, Beethoven: «per Cajkovskij preferisco aspettare qualche anno» dice sognando «di essere diretto un giorno da Riccardo Muti». Per ora non pensa al Conservatorio, «piuttosto a una laurea che mi offra una sicurezza per il futuro: certo, quello che mi piacerebbe fare è il violinista, ma devo mettere in conto anche un’alternativa» spiega facendoti capire che per lui «andare in tv o suonare in giro per il mondo non vuol dire montarsi la testa perché spente le telecamere e riflettori torno sui banchi di scuola a studiare con i miei compagni». Quei compagni che, racconta Teofil, «qualche volta mi prendono un po’ in giro, ma che non mi danno fastidio più di tanto» perché, come spiega la mamma Maria Carla, «siamo la famiglia più felice del mondo grazie alla musica che spero faccia sempre parte della vita dei miei figli qualsiasi professione decidano di intraprendere perché Mozart e Beethoven ti rendono una persona migliore».