Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 02 Lunedì calendario

FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "CUSTRA

Antonia"

«Ho ucciso suo padre, la voglio incontrare». Il Giornale 17 maggio 2007. Si presenta con una parola sola: «Eccomi». Mario Ferrandi porta con una certa disinvoltura i suoi 51 anni. Il peso degli Anni di piombo è tutto dentro ed affiora un poཿ alla volta, nelle pause e nella scelta del vocabolario, senza mai essere dichiarato esplicitamente. «Come vede non mi sottraggo: Antonia Custra ha detto che vuole la faccia dell’assassino di suo padre, la mia, da odiare, e io sono qua. Ho letto e riletto l’intervista concessa sabato al Giornale dalla Custra: è uno schiaffo violentissimo, durissimo, che io non voglio attenuare». Il tavolo di una pizzeria della periferia milanese, il Giornale con le immagini di quel tragico 14 maggio 1977, la battaglia fra gli autonomi e la polizia conclusa con la morte del vicebrigadiere Antonio Custra, il papà di Antonia che nascerà orfana un mese e mezzo più tardi. La pagina più famosa dell’album del terrorismo italiano. [...]Mario Ferrandi è uscito dal carcere nel 1991: «Non amo la retorica, ho cercato di riparare, lavorando per cinque anni con don Mazzi per liberare il Parco Lambro dagli spacciatori. Ora lavoro come informatico, precario, e sono qua. Pronto a rispondere, per quel che posso, alle domande di Antonia Custra e di chi, da una parte e dallཿaltra, ha perso il padre. E vuole sapere perché una generazione ha imbracciato il fucile».
Fonte Il Giornale 17/05/2007, Stefano Zurlo

Adriano Sofri: Uno che uccide uccide anche se stesso, e quando sia davvero ritornato a sé è la persona più degna di un dolore solidale. Può succedere davvero che l’assassino e la vittima si incontrino: ne dubito e ne diffido, ma l’altra sera ho sentito Antonia Custra dire all’assassino di suo padre di stare tranquillo, che lei è piena di amore. Succedeva in televisione, e tuttavia faceva rabbrividire.
Fonte Adriano Sofri, Il Foglio 25/5/2007

[All’incontro Vittime e Carnefici] Sembrava che potesse venire, ieri sera, anche Antonia Custra, la figlia dell’agente ucciso da Ferrandi. Ma non ce la fa. «Quel giorno è morto mio padre ed è morta mia madre», ha detto. Lei vive appoggiandosi a un analista e ai farmaci. Lo Stato italiano lཿha risarcita offrendole un posto di lavoro da spazzina al Comune di Napoli.
Fonte Michele Brambilla, La Stampa 11/9/2009

Antonia Custra, la figlia dell’agente ucciso in via De Amicis dagli autonomi nel ’77, la foto più celebre degli anni di piombo, che dice a Calabresi «ma chi è che ha ucciso mio padre?», perché lei non ha avuto il coraggio di chiedere; e nessuno gliel’ha spiegato.
Fonte Jacopo Iacoboni, La stampa 11/12/2009