Francesco Piccolo, l’Unità 2/8/2010, 2 agosto 2010
CORSIVI
Tutto ciò che la sinistra italiana non è stata capace di fare in sedici anni, governando pure un bel po’ di tempo, adesso ha trovato una soluzione: la lotta politica è stata affidata, con una firma collettiva di delega, a Gianfranco Fini, nuovo eroe nazionale e ultimo affidatario dell’antiberlusconismo. L’opposizione ha riversato su «Futuro e Libertà» intenzioni, programmi decennali, riforme elettorali, lotte per la legalità, difesa della Costituzione, argine alle leggi sulla giustizia e sulla libertà di stampa; persino sul conflitto d’interessi è stato dato mandato a Gianfranco Fini e ai suoi uomini di occuparsene e risolverlo. I politici di sinistra, da questa settimana, possono avere ufficialmente un atteggiamento passivo. Adesso osservano i fatti degli altri, se ne compiacciono, difendono a spada tratta il loro delegato, gli elencano il programma lunghissimo di cose da fare, invocano governi alternativi. La domanda che si pone ora, però, è la seguente: Fini può prendersi carico di tutta una parte del paese che ha contrastato in vari modi per tutta la vita? Si dice che Berlusconi lo abbia trattato come un suo dipendente, che appena ha mostrato dissenso è stato licenziato. Ma Fini, prima della folgorazione, è stato o non è stato, un dipendente silenzioso e allineato di Berlusconi? E per quali motivi? Partecipare al potere a ogni costo, per esempio.
Ora si è svegliato, pare. Ma nonostante questo, avrei un po’ di timore a consegnare nelle sue mani le sorti dell’intero popolo di sinistra.