Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 31 Sabato calendario

GIALLO CLAPS, IL DNA NON È DI RESTIVO


Non sarà l’esame del dna a incastrare Danilo Restivo, accusato di aver ucciso diciassette anni fa nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza la giovanissima Elisa Claps. Non sarà il dna perché le tracce di liquido seminale che è stato possibile recuperare nell’angusto spazio dove nel marzo scorso fu ritrovato il corpo della ragazza, e dalle quali è stata poi estratta la mappa genetica, non riconducono all’uomo che attualmente si trova in carcere in Inghilterra con l’accusa di aver ucciso anche lì una donna.
Gli esami sono stati appena completati, e trasmessi al giudice delle indagini preliminari del tribunale di Salerno che aveva disposto gli accertamenti in ambito di incidente probatorio, da una equipe di genetisti dell’Università Cattolica di Roma coordinati dal professor Vincenzo Pascali. Un lavoro lungo e complesso, partito dall’esame di decine e decine di reperti, che sono stati recuperati non soltanto nel sottotetto della chiesa, ma lungo tutto il percorso che Danilo ed Elisa fecero quella domenica mattina del settembre 1993, quando si incontrarono davanti alla basilica, entrarono da un ingresso laterale e salirono fino al sottotetto, che, secondo gli investigatori, la ragazza fu costretta a raggiungere probabilmente sotto la minaccia di un coltello.
Tra l’enorme quantità di materiale recuperato, l’equipe della Cattolica è riuscita a isolare tre tracce di liquido seminale su un materasso e uno straccio ritrovati nel sottotetto, e ai primi esami due sono risultate appartenenti alla stessa persona. Dopo averne estratto il profilo genetico, gli esperti lo hanno confrontato, con esito negativo, con quello di Danilo Restivo, ricavato da una tazzina da caffè e da un bicchiere recuperati dalla polizia inglese nella sua abitazione dopo che lui si era rifiutato di sottoporsi all’esame del dna.

Gli ultimi esiti scientifici confermano che all’interno della chiesa della Santissima Trinità avvenivano dunque incontri sessuali e probabilmente non di rado. Uno scenario già emerso dalle indagini e che aveva spinto i familiari di Elisa a definire «una squallida alcova» quel posto dove è stata uccisa la ragazza e che per tanti anni ne ha nascosto il corpo.

Ora si tratta di capire quanto l’accertamento dei genetisti romani possa incidere sull’impianto accusatorio che la Procura di Salerno (cui sono demandate le indagini) ha sottoposto al gup nella richiesta di arresto per Restivo ottenendone l’approvazione. I legali dell’indagato per adesso tacciono, mentre pochissima importanza alla notizia attribuisce l’avvocato Giulia Scarpetta, legale della famiglia Claps. «Non c’erano dubbi che quel dna non fosse il suo - dice. E francamente credo che tracce genetiche di Restivo in quel sottotetto non se ne troveranno. Ma non è questo l’importante, né noi ci aspettiamo ulteriori conferme: riteniamo che gli elementi contro di lui siano già stati raccolti, che già ci siano tutte le prove che lo inchiodano alla responsabilità di aver ucciso Elisa. Non ci aspettiamo altro».
Ma altro potrebbe ancora venir fuori, perché gli accertamenti medico-legali non finiscono con l’isolamento dei due Dna. La magistratura di Salerno è in attesa di altri dati su reperti raccolti nelle immediate vicinanze del cadavere di Elisa. Materiale che, ritengono gli investigatori, potrebbe avere maggiore attinenza con ciò che accadde quella mattina nel sottotetto della chiesa. Intanto nemmeno la Procura commenta il risultato degli esami portati a termine dal professor Pascali e dai suoi collaboratori. Ma la sensazione è che gli investigatori non si ritengano che la faccenda rappresenti un colpo all’inchiesta e quindi nemmeno che sia un punto a favore di Restivo. Altri sono gli elementi su cui punta l’accusa: innanzitutto la certezza che Elisa entrò viva nella chiesa della Santissima Trinità insieme con Danilo Restivo e che non ne uscì mai più; e poi il ritrovamento, accanto al cadavere, di ciuffi di capelli tagliati di netto: abitudine questa che - lo confermano numerosi testimoni - l’uomo accusato del delitto aveva sin da ragazzo.