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 2010  agosto 01 Domenica calendario

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Il primo banco di prova sarà domani in conferenza dei capigruppo a Montecitorio quando si deciderà se portare subito al voto da martedì la mozione di sfiducia al sottosegretario alla giustizia, Giacomo Caliendo, o se rinviare l’ingombrante pratica a settembre. L’eventuale votazione contro Caliendo, che Berlusconi difende a spada tratta ma che Fini e i suoi sono pronti a bocciare, sancirebbe da subito il destino della legislatura, hanno confermato ieri i vertici del pdl. Ma caso Caliendo a parte, da domani o da settembre, in Parlamento per la maggioranza si annuncia comunque un Vietnam continuo, lastricato di ragioni di scontro e di leggi da azzoppare su cui deputati e senatori di rito finiano confluiti nel neonato gruppo del fli (futuro e libertà per l’Italia) giurano di essere pronti a non fare alcuno sconto. E hanno nel mirino almeno una decina di leggi nei cassetti, e non solo, delle commissioni di Camera e Senato. «Berlusconi e il pdl non sono disponibili a farsi cuocere a fuoco lento facendosi condizionare di volta in volta su ogni provvedimento», ha tagliato corto ieri il capogruppo pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, che ha ben presente la situazione. Anche perché ad alimentare una "cottura lenta" saranno leggi (da fare) pesanti per tutta la maggioranza berlusconiana e leghista.
Tre macigni da sgretolare per i finiani riguardano anzitutto proprio il tema della giustizia da rivoltare come un guanto così caro al cavaliere: intercettazioni, processo breve e lodo Alfano costituzionalizzato per salvare dai processi il premier. Poi c’è l’annunciata sfida a tutto campo al Carroccio contro la stessa ragion d’essere di Bossi e soci:i decreti attuativi del federalismo fiscale. E ancora è confermata la linea del dissenso assoluto (in questo caso trasversale anche dentro il pdl) sui temi eticamente sensibili da non abbandonare a una «deriva confessionale »: il biotestamento. Per non dire della volontà di continuare a difendere la frontiera delle posizioni liberal che Fini ha imbracciato dopo la vecchia legge sull’immigrazione che con quello di Bossi porta anche il suo nome: il diritto di cittadinanza (e di voto) agli immigrati. Non meno attraente sarà ancora la guerriglia che il fli è pronto a combattere su un altro terreno che scotta e che poi è stata la mina che ha fatto deflagrare il pdl: le norme anti corruzione, dunque la questione morale come bandiera da continuare a tenere alta non solo perché elettoralmente vincente.
«Voteremo caso per caso», hanno fatto sapere subito le truppe finiane. Ma quel "caso per caso", appunto, ha nomi e cognomi, leggi ben individuate da contrastare, da cambiare e nel caso da affossare, certo anche con la sponda dell’opposizione, che del resto non aspetta altro. La strategia del fli, insomma, è molto ben definita.
Con posizioni articolate che, provvedimento su provvedimento in votazione, si tradurranno inevitabilmente in emendamenti ai testi del pdl. Magari imponendo alla maggioranza l’odissea della corsa alla fiducia come capitò a Prodi per serrare i ranghi, se mai sarà possibile a seconda dei numeri veri dei finiani. Dalla giustizia al biotestamento, dal diritto di cittadinanza all’anticorruzione al federalismo fiscale, del resto, non mancano i distinguo anche nettissimi ( si veda la tabella ). Per non dire delle leggi in arrivo, come la legge di stabilità (la finanziaria 2011 vera e propria) attesa a settembre: in quel caso alcune partite rimaste apparentemente aperte, come il nodo delle regioni se non addirittura le politiche fiscali e di rilancio dell’economia, se mai sarà possibile rilanciarle con quel contenitore, potrebbero essere imbracciate dagli ex pdl oggi dissidenti.
Un vietnam continuo, insomma. Che avrebbe anche l’effetto di far crollare la produzione legislativa, già in questi mesi scesa al lumicino. Le leggi fatte hanno toccato quota 177, l’84% volute da palazzo Chigi, tra cui 56 decreti legge (il 31,6%). Negli ultimi due mesi di leggi ne sono passate meno di una decina. Dopo l’estate il crollo in ogni caso sarebbe verticale.