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 2010  agosto 01 Domenica calendario

LA DESTRA E LA LEGALITÀ

Ese il governo cade? L´ipotesi alimenta istruttivi Kriegsspiele, finte battaglie da tavolo. Sua Maestà rassicurava i devoti: sono favola giacobina i malaffari ministeriali, «vergognosa montatura», quindi svaniranno; quattro innocui lestofanti non inquinano la classe politica «del fare»; l´aveva detto, affosserà le intercettazioni perché l´Italia lo chiede (una tra le varie Italie, malvivente). Ai conversanti d´argomenti delicati mancano canali sicuri, lacuna gravissima e Silvius Caesar provvede. Se dei ficcanaso in toga vogliono indagare, imitino Auguste Dupin (Poe, The Murders in the Rue Morgue) o Sherlock Holmes, maghi d´arte induttiva: era troppo comodo spiare discorsi riservati; siamo o no una democrazia moderna, fondata sulla privacy?
«Hic manebimus optime», vantava il Governatore tomista della Banca d´Italia, seduto in aria, mentre gli ascolti svelavano scalate bancarie trasversali. Ma i reperti dicono «regime malato». I maledetti nastri parlano; chiunque abbia la testa sul collo ormai sa perché nel fondo della crisi economica occupasse le Camere con una revisione vandalica delle norme sulle intercettazioni: quel gangsteristico ddl doveva nascondere il brulichio sotterraneo. Gesta e figure evocano in chiave dialettale gl´inferni dipinti da Hieronymus Bosch. Contro i persecutori in toga almanacca una commissione parlamentare sull´uso politico della giustizia, che inquisisca gl´inquirenti. L´altro male organico era che il Pdl non fosse più monolite, essendovi emersa una seconda anima, ancora esile ma cova idee pericolose: che la legalità vada presa sul serio, un partito serio sia luogo d´opinioni e non schieramento d´asini chiamati a dire sì, i colletti bianchi malfattori vi figurino male, e simili eresie; l´atteso taglio chirurgico sopravviene giovedì sera 29 luglio.
Secchi anatemi separano il Cofondatore dall´Ecclesia. Oracoli dell´opinione moderata (M. Franco, Corriere della Sera, 30 luglio) lo strigliano: da quattro mesi sbagliava partita, spavaldo, rabbioso, ingenuo; forse non capiva cosa sarebbe successo (detto d´un uomo politico, è giudizio squalificante); ed esce indebolito dalla scomunica, sotto prevedibili attacchi parlamentari e macchine del fango (dobbiamo considerarlo materia spendibile in politica?).
Qualche ipotesi prognostica. Dipendesse dal Dominus, scioglierebbe le Camere. Lo sappiamo insuperabile in fiera elettorale: monopolista delle televisioni nonché editore dominante, sfrutta l´analfabetismo che disseminava, tenendo i sudditi a bagno nella menzogna; spaccia fescennini, promette miracoli, diffonde paure, innesca odio proclamandosi apostolo d´amore. Il consuntivo dei suoi tre gabinetti fa rizzare i capelli ma nei mondi virtuali i fatti contano poco: disinnescato l´organo mentale collettivo, corre qualunque favola; il bianco diventa nero e l´inverso; spesso smentisce quel che ha appena detto, con raffiche d´ingiurie minatorie contro i falsi informatori. Nel tête-à- tête elettorale parte favorito: sarebbe la quarta vittoria e due volte l´aveva sfiorata; agl´Italiani piace. Domineddio li perdoni. Ma lo scioglimento delle Camere spetta al Capo dello Stato, quale ultimo rimedio. Casi simili destano impulsi d´autodifesa nella palude parlamentare: rincresce chiudere bottega quando mancano tre anni lautamente retribuiti; la fedeltà cede al tornaconto (etica e virtù intellettuali non erano criteri selettivi). Le crisi al buio incubano incognite. Quella d´un lungo governo d´affari gli mette freddo: sarebbe il bis del 1994-96; e stavolta non è detto che lo salvi qualche pasticheur. Sembra dunque poco verosimile la crisi intesa all´ordalia plebiscitaria. Probabile invece, anzi consideriamolo in atto, un secondo matrimonio con l´ex democristiano, a lungo alleato, indi dissidente su questioni tattiche. Vuol tenere il timone nell´intera legislatura, spiccando il volo al Quirinale, signore d´una Repubblica slombata.
Sebbene perda colpi, resta forte: mette mano dappertutto; a parte i famigli e chi spera d´entrarvi, comanda una larga platea assuefatta, pronta a scommettere che 2+2 diano 5 o magari 7; né conta poco l´avere avversari tiepidi. Il leader Pd porta una decorosa sconfitta sul viso e nella flemma verbale: viene dall´ormai vuota Chiesa rossa, pupillo del Bicamerista; bonario, affabile, incline all´ovvio, indulgente, riscuoteva lodi dal Gran Cappellano Pdl don Luigi Verzè, quando l´Italia ufficiale versava lacrime sul re taumaturgo, ferito dal mattoide davanti al Duomo; finalmente percepisce i pericoli dell´antipolitica berlusconiana ma sta ancora nel vago soppesando sic et non.
Lettori con memorie flaubertiane rivedono Bouvard e Pécuchet, meno intellettuali. Il precedente italiano d´ottantotto anni fa è Luigi Facta, ultimo presidente del Consiglio ante marcia su Roma, soprannominato «Nutro fiducia»: lo ripeteva al pubblico; gli eversori (vedi Benito Mussolini o l´attuale omologo) non trovano quasi mai chi li fermi; nel 1922 l´antagonista serio sarebbe Giolitti con trent´anni in meno; ormai vecchio, fraintende le novità dirompenti e nel fascismo vede una convulsione postbellica ancora guaribile. Nutre fiducia anche il dignitario in seconda, monsignore nipote (lo zio è cardinale Pdl, cerimoniere diplomatico): il toupet non gli manca, infatti aspirava alla leadership, e cooptato dalla nomenclatura, corre col numero 2; danno spettacolo i due officianti nei rispettivi campi. Parlatore assiduo dal sorriso fisso, modula memorabilia. Spigoliamone tre: è vicolo cieco l´antiberlusconismo; infilandovi lì, starete vent´anni lontani dal potere; niente vieta un piccolo bill d´immunità al pirata premier. Idee luminose. Così, strateghi Pd garantiscono vita comoda all´Affarista supremo: «non è un regime», asseverava ex cathedra l´inventore della Bicamerale; e ritenendosi politicanti sopraffini, sogghignano se qualche ossesso afferma che la partita da giocare sia una sola, «contra Berlusconem».
Se ne rendeva conto l´avversario interno. Senza questo paradosso saremmo al Miserere. Tali essendo i dati del Kriegsspiele, sarebbe interessante sviluppare le sequele ipotetiche; ecco la più virtuosa: una coalizione dei non rassegnati al dominio plutocratico batte il pirata, liquida il conflitto d´interessi, istituisce limiti costituzionali in materia, aprendo la via alla fisiologica dialettica destra-sinistra. Costa poco sognare.